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venerdì 11 gennaio 2008

Pitti Uomo: previsioni di moda per l’autunno inverno.


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(Panorama) Le tendenze della moda sono un po’ come le previsioni del tempo: arrivano con un certo anticipo, fanno promesse, mettono tranquilli molti, in allarme alcuni, e poi può succedere che si esauriscano senza lasciare segno o creando catastrofi.
Il barometro per la stagione autunno inverno 2008-2009 della moda maschile è Pitti Immagine Uomo: a Firenze, dal 9 al 12 gennaio, si decide quello che gli uomini di tutto il mondo, o quasi, indosseranno tra dieci mesi. Meteo permettendo. Sembra facile, tanto bastano un impermeabile, un giubbotto, i soliti jeans e un paio di scarponcini per percorrere l’inverno. Invece no, Anche la moda, persino quella maschile, ha le sue perturbazioni. Che vanno seguite di stagione in stagione.
Per la prossima, i panni delle “meteorine” sono indossati da icone fresche fresche, miti un po’ ”stagionati”, divi sempre accesi. Tutti da imitare. Così, come un ciclone, arrivano turbinando l’inarrestabile George Clooney e il “vecchio” Marlon Brando, la new entry Andrea Casiraghi e il trasgressivo Pete Doherty, il ben educato Matteo di Montezemolo e il ritmato Kanye West. Nonostante il legame con la top model Carla Bruni, Sarkozy per una volta non viene menzionato: lui veste sempre e solo le giacche perfette dell’italiano Boglioli. A dispetto di tutte le tendenze.
Gli altri, invece, per essere up-to-date devono fare un minimo sforzo e seguire, anche se non alla lettera, i diktat di questa edizione di Pitti Immagine Uomo.
Riassumendo: il jeans vissuto, lavato e rilavato, rubato dal set di “Fronte del porto”, ma interpretato in grey urban, blu navy, black night. I giubbotti military, bomber resi sempre più leggeri da materiali tecnologi, che riparano senza “incapsulare”, anche grazie all’assenza di cuciture, sostituite da moderne termosaldature. Le sneakers in tutte le declinazioni, nei materiali laminati, nei pellami scamosciati e nei tessuti spigati. L’abito resiste: il due pezzi giacca+pantaloni della più classica sartorialità all’italiana può essere spezzato da una camicia bianca, anche senza cravatta per assumere un tono informale, ma “sempre a posto”. E poi, lo stile inconfondibile dei Fab Four: i quattro di Liverpool stanno vivendo una stagione dorata, il quarantennale della prima edizione dell’album White li ha rilanciati nell’orbita globale. Vestire come i Beatles significa scegliere silhouette allungate, tagli verticali, pantaloni quasi seconda pelle, camicie dal colletto appuntito, sottili cravatte in cura dimagrante. Lo spirito della swinging London e la sartorialità di Sawile Row possono compiere il miracolo: mettere d’accordo tutti. Sugli effetti positivi della moda.

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In trentamila per Pitti Uomo a Firenze.

(Cinzia Malvini - La7) Da domani le sfilate del pret a porter a Milano.
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Sarkozy messo a nudo nella biografia su Cecilia, autorizzata pubblicazione.

L'ex moglie del presidente francese aveva cercato di bloccare l'uscita del volume, ma il giudice le ha dato torto.

(Simona Buonomano - La7) Cecilia perde ancora, ma ne esce a testa alta. L'ex moglie del presidente francese Nicolas Sarkozy, dopo aver visto l'ex marito esibire in pubblico il suo amore per la più bella e più giovane Carla Bruni, ha evitato la vendetta e si è battuta per bloccare la pubblicazione di una biografia che conteneva giudizi al vetriolo sul capo dell'Eliseo. Il giudice oggi però le ha dato torto. Il libro, intitolato "Cecilia", uscirà comunque, e tutti leggeranno quelle indiscrezioni sul presidente francese, descritto come un padre disattento, un donnaiolo e un gran tirchio. Gli avvocati dell'ex first lady hanno annunciato che presenteranno ricorso. La motivazione è che il volume rappresenterebbe una violazione della privacy. Una vera signora, verrebbe da pensare di Cecilia, ma chissà che quel libro non riveli qualcosa di più. Ad esempio sembra che in quelle pagine si racconti quale fu la vera causa del divorzio della coppia presidenziale: non le malefatte di Nicolas, ma una "dichiarazione d'amore" di Cecilia per il pubblicitario Richard Attias, l'uomo col quale aveva avuto una relazione extra-coniugale nel 2005: "Richard Attias, avrebbe detto l'ex signora Sarkozy, è l'uomo che più ho desiderato in tutta la mia vita. Credo di non avere mai amato prima".
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Spagna, conservatori contri vescovi «Non toccheremo le unioni civili».

(Laura Eduati - Liberazione) Una mossa a sorpresa che non mancherà di amareggiare i vescovi spagnoli all'indomani della massiccia manifestazione organizzata a Madrid in favore della famiglia tradizionale (eterosessuale) e contro le misure del governo socialista sul divorzio-rapido, i matrimoni gay e l'aborto. Il leader del Partido Popular Maritino Rajoy, l'avversario di Zapatero alle elezioni generali del prossimo 9 marzo, ha dichiarato che in caso dì vittoria lascerà intatta la legge sulle nozze omosessuali né toccherà la normativa sulle interruzioni di gravidanza (inalterata dal 1985) e sul divorzio express. Il candidato conservatore, che già aveva perso contro Zapatero nel 2004, si ripresenta con un profilo decisamente "light" sulle questioni eticamente sensibili, tanto care al Vaticano. E preferisce attendere il responso dei giudici del Tribunale costituzionale al ricorso presentato dallo stesso Partido Popular contro le unioni tra persone dello stesso sesso: il partito che fu di Amar chiede che questo tipo di unioni non vengano chiamate "matrimonio", lasciando che l'etichetta sia utilizzata soltanto per le coppie eterosessuali. Se il tribunale darà torto Rajoy, non ci sarà motivo per i conservatori di abrogare una legge che dal 2005 ha sposato circa 8mila coppie gay.

Nessun cambio di marcia; semplicemente lo scontro elettorale non si basa sui diritti civili, entrati prepotentemente nell'agenda politica soltanto dopo la manifestazione dei cattolici a Madrid il 30 dicembre. Pur essendo cattolico praticante e a favore delle politiche per la famiglia - tanto da aver promesso un ministero della Famiglia e importanti concessioni economiche ai nuclei famigliali - Rajoy decise di non partecipare alla mobilitazione. Invano, per il momento, la piattaforma ultracattolicaiteìeoir, attivissima nel web, spedisce migliaia di e.mail al candidato del Pp chiedendo l'abrogazione del matrimonio omosessuale in cambio del voto. Nel sito del Partido Popular, colorato di un blu puffo e ricco di pulsanti fosforescenti come un cartone animato, le promesse della campagna elettorale sono ben altre: alzare le pensioni, abbassare le tasse e modificare la legge sull'immigrazione per impedire l'arrivo dei clandestini. Di aborto o di divorzio nemmeno l'ombra.

I conservatori hanno capito che a nulla vale combattere Zapatero sul terreno dei diritti civili, con il rischio di un clamoroso autogol. Molto più efficace, invece, colpire il premier socialista sul vero, grande fallimento dell'intera legislazione: la fine del dialogo con l'Età e la ripresa della violenza basca. Oppure sulla concessione delle ampie autonomie al governo regionale della Catalùnya, vero grattacapo per i nazionalisti che vogliono una Spagna unita sotto la monarchia, E dopo Zapatero, tocca allabattagliera vicepresidenta Maria Teresa Fernàndez de la Vega rimandare al mittente le accuse dei vescovi: questa società, ha dichiarato ieri al Congreso durante una audizione, «non ha bisogno di tutele morali, e nemmeno ne ha bisogno il suo governo». Non è tollerabile per De laVega che le gerarchle ecclesiastiche «manchino di rispetto al governo e al parlamento». Prima che scoppiasse la diatriba con il Vaticano, i socialisti avevano espunto dal programma elettorale l'ampliamento della legge sull'aborto e il diritto all'eutanasia. Una mossa per riconquistare parte dell'elettorato cattolico e i moderati, nonostante la legge spagnola sulle interruzioni di gravidanza sia tra le più arretrate d'Europa in quanto prevede una lunga procedura burocratica e gravi motivazioni. Le donne spagnole abortiscono principalmente nelle cliniche private poiché nelle strutture pubbliche l'obiezione di coscienza raggiunge percentuali bulgare. E sono state proprio le cllniche private a scioperare nei giorni scorsi, con la richiesta di adeguare la legislazione al resto dell'Unione Europea Nei mesi scorsi numerosi medici sono riniti tra le maglie della giustizia con il sospetto di aver permesso aborti facili.

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Ferrara: Io capisco, ma non mi adeguo.

(Giuliano Ferrara - Panorama) Un eroe di Nanni Moretti, impersonato da Silvio Orlando, dice a due amiche lesbiche intente a fare un figlio fecondato chissà come: “Non me lo spiegate, tanto non lo capisco”. Ecco, io non sono come lui. Ecco, io non sono cattivante e ruffiano come lui. Io capisco, ma non mi adeguo. Nei secoli l’amore omosessuale è stato amor profano, energia erotica, paideia e pederastia nel senso etimologico del termine, amore per i fanciulli e per la loro educazione (Platone, Socrate). Nei secoli è stato gioco e corruttela, come in Petronio Arbitro e negli epigrammi di Marziale, o creaturalità poetica della solitudine di fronte all’abisso del canto d’amore (”Placida notte e verecondo raggio della cadente luna, bello il tuo manto, o divo cielo, e bella sei tu rorida terra”, Giacomo Leopardi nel suo Ultimo canto di Saffo).
La soluzione moderna sembrava essere la rivolta individualistica, lo spirito libertino di un de Sade o di un Rimbaud, il nichilismo desiderante e il disprezzo per la banale propagazione della specie. Ora, modernissimi come siamo, tutto è cambiato. L’amor profano diventa un diritto contrattuale reclamato, e quasi sempre realizzato, un uso comune da omologare senza discriminazioni tra i diritti indiscutibili delle minoranze, un carisma da consacrare alla pari con i carismi matrimoniali (Zapatero).
Che cosa comporta questo cambiamento radicale, e di dove viene? La prima conseguenza è positiva. La mentalità prevalente in un certo periodo della storia ecclesiastica, e la sua ripercussione nella cultura secolare, avevano diffuso intorno alla variante sterile e indifferenziata dell’amor profano un’aura demoniaca capace di portare a pregiudizio e inumanità verso le persone che amano il proprio sesso. Nell’accettazione moderna e modernissima della diversità erotica, di questa variante millenaria della condizione umana, c’è un ritorno anche paganeggiante all’antico sentimento pedagogico e libertario, e un riflesso della complessa comprensione cristiana del peccato, distinto dal peccatore e dalla sua coscienza personale. È quel che si dice, tutto sommato, un progresso.
La seconda conseguenza, molto spiacevole per una mentalità laica e secolare, ma non ideologica, è l’abbassamento della norma umoristica. Tra un po’ metteranno nelle leggi che di queste cose non si può ridere, e forse nemmeno parlare, che discriminarle secondo il loro effettivo profilo di anomalie contronaturali è offensivo e perfino abietto. E con questo saremo tutti più poveri.
Saranno più poveri i maschi e le femmine integrali, familiari, fecondi, e saranno più poveri i libertini pesanti e leggeri d’antan. Le piccole vacanze o l’Anonimo lombardo o Fratelli d’Italia, per dire di tre racconti-saggio delicatamente spregiudicati di un grande Alberto Arbasino, saranno messi all’Indice della moralità corrente, tenuti in sospetto di sessismo, nonostante siano anche lì, come in Gore Vidal e in altri bei campioni del catalogo gay, le radici di una cultura che punta, senza più alcun senso della differenza comica, del parodismo intimamente connesso alle famigliole gay, alla completa equiparazione e omologazione sentimentale e civilistica.
Il guasto vero della normalizzazione sacralizzante dell’amor profano sta proprio qui, non nella consolante fine delle discriminazioni negative, ideologiche e pratiche. Sta nella fine contemporanea della discriminazione come capacità di discernimento, a difesa e a tutela dell’intelligenza e dell’ironia, che sono le armi più forti di ogni civilizzazione umana, compresa la pietà cosmica o il senso religioso dell’esistenza che dir si voglia. Giovanni Testori e Pier Paolo Pasolini sono anticaglie, eppure la loro irrequietudine era parlante, creativa, significativa. Restano i protocolli un po’ burocratici del cerimoniale dei gay in via di assimilazione. E l’assimilazione, lo si sa dalla tragica storia dell’Ebraismo in Europa, è uno degli aspetti, quello illuminista, della soluzione finale di una questione posta da una minoranza dispersa ed eletta. Stavolta per fortuna sarà una farsa, ma è un peccato lo stesso.

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Pasotti-Romanoff si dicono addio. Scoppia anche la coppia Muccino-Russo.

(TGCom) Il 2008 non ha regalato solo nuovi amori, e così Nicoletta Romanoff e Giorgio Pasotti si sono detti addio. Non solo loro: come riporta Novela Duemila non sono riusciti a brindare al nuovo anno nemmeno Gabriele Muccino e Angelica Russo. La prima coppia è scoppiata un mese fa. Una storia, quella tra Nicoletta e Giorgio, che durava da 2 anni. Più recente quella tra Muccino e la Russo, iniziata quest'estate, ma che sembrava funzionare. Sembrava...

Tra alti e bassi la Romanoff e Pasotti convivevano da due anni. Un amore, il loro, sbocciato sul set della fiction "Un anno a primavera". Una passione che ha portato la Romanoff a lasciare, così su due piedi, il marito, il produttore Federico Scardamaglia, con cui aveva avuto due figli, che ora hanno rispettivamente 7 e 8 anni.
Ma, nonostante il colpo di testa, Giorgio e Nicoletta erano riusciti a farsi accettare come coppia anche dalla famiglia di lei, discendente dagli Zar di Russia. Però tra i due sono stati molti gli alti e i bassi. L'ultimo "basso" a giugno, il più famoso quello scatenato da Vanessa Incontrada. Si vociferava che Giorgio avesse perso la testa per la spagnola sul set di un film. I due hanno sempre negato e la crisi fu superata. Stavolta invece, non c'è nessun altro tra i due. Pare che a mettere la parola fine a una storia che sembrava destinata al matrimonio, siano problemi caratteriali.
La conferma ariva direttamente da Pasotti, intercettato mentre parlava con alcuni amici in un ristorante. La notizia nemeno a dirlo, sta rimbalzando da un giornale all'altro.

Un'altra coppia che non ha superato indenne il 2007 è quelal formata dal regista Gabriele Muccino e la showgirl Angelica Russo. La passione tra loro era scoppiata a Tavolara, quest'estte durante il festival del cinema. da allora Gabriele e Angelica facevano coppia fissa. Entrambi sembravano molto innamorati. Ma qualcosa pare essersi incrinato, tanto che i due hanno passato l'ultimo dell'anno separati. Lei è stata adocchiata a Marrakech dove non sembrava per nulla afflitta dalle pene amorose.

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Bologna. Consultorio trans, 90 mila euro dalla Regione.

Da Bologna un grande segno di civiltà e nel contempo un esempio da imitare su tutto il territorio nazionale. Da viale Aldo Moro seconda tranche di finanziamento. Insorge la destra.

(Il Corriere di Bologna) Novantamila euro dalla Regione al consultorio per la salute
dei cittadini transessuali. La cifra, che rappresenta una sorta di rimborso per le spese sostenute nel 2007, non è il primo finanziamento che viale Aldo Moro concede al servizio per trans, è il secondo (già nel 2004 vennero dati 80 mila euro per il primo anno di un un piano triennale) e rappresenta dunque una conferma della volontà della Regione di farsi carico di questa fetta, anche se minoritaria, della popolazione.
«Di soddisfare una domanda sociale che si caratterizza per una marcata differenziazione e per l'emergere di nuove categorie di bisogni», come'è scritto nella delibera. Una scelta che non piace al centrodestra.
È dal '94 che l'Ausl di Bologna collabora con il Mit (Movimento identità transessuale) nella gestione del consultorio di via Polese 15. Una struttura in cui lavorano un'operatrice sociale addetta al primo colloquio, tre psicoterapeute e un'endocrinologa.
È in questa struttura che è possibbile effettuare il «Test di vita reale»: un percorso che può durare anche due anni, finalizzato a far sì che i pazienti scelgano consapevolmente di sottoporsi all'intervento del cambio di sesso. Il consultorio di via Polese è aperto dalle 10 alle 19 dal lunedì al venerdì e al sabato dalle 10 alle 13.

Sul piede di guerra il centrodestra, secondo cui la Regione «farebbe meglio a investire in altra sanità». Non solo la Lega Nord, ma tutto il Gruppo della Libertà di viale Aldo Moro. «Questa è la dimostrazione che i soldi, se si vuole, non mancano», afferma il consigliere Luigi Francesconi. Quei novantamila euro sono insomma soldi buttati per la destra: «La Sanità in Emilia-Romagna — prosegue Francesconi — ha un debito enorme e, come si è visto durante l'approvazione dell'ultimo bilancio, prosciuga gran parte delle risorse regionali. Risorse che, potrebbe pensare il cittadino comune, dovrebbero andare per curare gli ammalati, finanziare le strutture sanitarie e sostenere i casi sociali critici, ma che invece, si scopre, vengo buttati per foraggiare istituti inutili dal punto di vista pratico, ma che garantiscono appoggio politico e consenso elettorale alla giunta regionale».
Duro l'attacco del consigliere regionale: «Ci si lamenta in continuazione — dice ancora — degli enormi costi della sanità e delle scarse risorse disponibili e poi ci si accorge che si tratta di lacrime di coccodrillo, utili solo a coprire sprechi e clientele pagate con le tasse di tutti gli emiliano- romagnoli.
Collaborazione. Dal '94 l'Ausl aiuta il Mit nella gestione del centro di via Polese Ottantamila euro erano già stati stanziati nel 2004

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Francesco Renga, esce oggi in radio il nuovo singolo "Dimmi". Il tour da marzo.

"Dimmi” è il nuovo singolo di Francesco Renga e fa parte del suo nuovo album “Ferro e Cartone”, pubblicato da Universal Music Italia ad Ottobre 2007, che è entrato direttamente al n°1 di vendita!!!
Il singolo “Ferro e Cartone” attualmente è ancora uno dei brani più trasmessi da tutte le radio italiane nonostante quattro mesi di programmazione.
“Dimmi” arriva ad incrementare il successo della voce maschile più bella del panorama pop italiano!!!

Francesco Renga, dopo lo strepitoso successo ottenuto il 04 Dicembre alla prima tappa del suo “Ferro e Cartone Tour” al DATCH FORUM di Assago, si presta ad iniziare il tour vero e proprio nei Palazzetti dello Sport di tutta Italia.
Ecco le prime date disponibili sul sito della Friends&Partners:

PALASPORT
28.03.08 - Pescara (PE)
01.04.08 - Catania (CT)
03.04.08 - Barletta (BA)
05.04.08 - Napoli (NA)
08.04.08 - Firenze (FI)
11.04.08 - Bologna (BO)
12.04.08 - Padova (PD)
15.04.08 - Torino (TO)
18.04.08 - Roma (RM)
19.04.08 - Cesena (FO)

www.myspace.com/francescorenga
www.francescorenga.it
www.friendsandpartners.it
www.universalmusic.it

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L’esplosione demografica e la crisi dei rifiuti a Napoli.

© Photographer: Magiclight | Agency: Dreamstime.com

(Il blog del solista) Tutte le nostre autorità politiche hanno intonato la consueta geremiade sulla crisi dei rifiuti nella città e nella provincia di Napoli. E’ la solita sceneggiata napoletana che da molti anni ormai diffonde dal Golfo di Partenope al mondo intero, insieme al rimpallo delle responsabilità tra politici e burocrati locali e nazionali , le solenni promesse di quegli stessi politici e burocrati di voler “affrontare alla radici” il drammatico problema. Questa volta, però, il Presidente della Repubblica in persona ha dedicato alla questione uno dei suoi quotidiani, accorati e nobilissimi interventi, definendola addirittura “tragica”.

Per parte mia, sarei semmai incline a definirla tragicomica perché, come al solito, nella ridda di spiegazioni che vengono date alla questione ed alla sua indomabile cronicità, la spiegazione principe non viene mai non dico evidenziata, ma neppure menzionata. E qual è questa spiegazione ignorata o sottaciuta ? Ovviamente quella che da molti anni segnalo invano in questi miei interventi: e cioè la mostruosa e crescente sovrappopolazione che da oltre mezzo secolo affligge Napoli e il suo circondario. “Ma questo De Marchi – protesterà forse qualcuno dei miei ascoltatori – ha proprio una fissa per la questione demografica. Come si fa a parlare di bomba demografica anche per l’Italia dove tutti, a partire dai nostri più celebrati demografi, lamentano il crollo della natalità e invocano generose franchigie fiscali e sontuosi premi per le mamme e i babbi prolifici ?”

Ebbene sì, cari amici, questo mentecatto di De Marchi denuncia da molti anni la minaccia di una bomba demografica non solo in Italia ma in tutta Europa. Vediamo perché. Già trent’anni fa, in un Convegno che tenni con Aurelio Peccei nelle sale dell’Hotel Jolly di Roma, ricordavamo che nel mondo contemporaneo la sovrappopolazione si presenta in due forme: nella forma dell’eccessivo incremento, che affligge il Terzo Mondo e che condanna quelle popolazioni a raddoppiare ogni 20-30 anni ed a sprofondare nella miseria e nella fame; o nella forma dell’eccessiva densità, che affligge l’Italia e l’Europa intera facendo del Vecchio Continente e della sua ineguagliata densità demografica il vero formicaio del pianeta e che condanna le popolazioni europee, dati i loro tassi proibitivi di consumo e inquinamento pro-capite, a sprofondare nelle emissioni e nei rifiuti tossici. A causa di questi tassi proibitivi di consumo e inquinamento (40 o 50 volte più alti di quelli del Terzo Mondo), gli odierni 60 milioni d’Italiani, per esempio, inquinano e devastano l’ambiente come 2 miliardi e mezzo di africani stipati sulla nostra piccola penisola.

Insomma, come già denunciavo due anni fa in un articolo che questo odierno deve in larga misura ricalcare, la crisi dei rifiuti a Napoli è un esempio emblematico sia della centralità del fattore demografico nel disastro ecologico europeo, sia della sua sistematica negazione e rimozione. Certo, nella crisi napoletana operano anche altri cruciali fattori: e in primo luogo l’inettitudine e la corruzione di una dirigenza politica che si è presentata come artefice d’un nuovo Rinascimento della Campania mentre ripeteva fino alla nausea l’antico rituale del “panem et circenses” ed i vecchi sperperi del denaro rapinato ai contribuenti del settore privato, compresa la vergognosa assunzione di 12.000 operatori ecologici nullafacenti (20 volte di più che nelle altre provincie) e di un numero assurdo di spazzini (25 volte di più che a Milano) quasi tutti fannulloni. Di quest’esercito di finti spazzini, ben 2400 sono pagati da 7 anni senza aver mai lavorato un solo giorno: e, per pagarli, a 2400 lavoratori del privato la burocrazia parassitaria ha dimezzato la già misera busta paga, senza che i cari sindacati di regime, complici della classe politico-burocratica sfruttatrice, dicessero mai una sola parola di protesta. Ma torniamo al tema demografico.

La pressione della sovrappopolazione è evidente, nel napoletano, ormai da decenni. Basterà ricordare che la popolazione di Napoli (ove il Vomero, oggi un quartiere urbano centrale, era luogo di villeggiatura estiva ancora agli inizi del ‘900) è quintuplicata in cent’anni, come quella del Terzo Mondo, e che tutto l’anello della Circumvesuviana è dagli anni ’50 un’ininterrotta sequenza di muri e case, come le più affollate contrade giapponesi.

E il carattere stesso della crisi odierna, come di quelle che l’hanno preceduta, proclama le sue radici demografiche. Non si tratta infatti di una crisi di rifiuti industriali, ma di rifiuti umani, cioè di cataste d’immondizie prodotte da una popolazione assurdamente addensata tra i monti e il mare. E i semplici numeri raccolti da una mia brava collaboratrice, Giovanna Mollace, ce lo confermano ampiamente. La provincia di Napoli, sede delle periodiche crisi periodicamente deplorate dalla popolazione e dalle dirigenze, ha una densità demografica di oltre 2.600 abitanti per kmq., cioè quasi 20 volte più alta della media nazionale, che già piazza l’Italia ai primi posti nella densità europea, a sua volta insuperata da quella d’ogni altro continente. La città di Napoli con i suoi dintorni, infine, supera la densità di 8.500 abitanti per kmq., che ne fa una seria concorrente di Gerusalemme ove, non a caso, gli umani si scannano da duemila anni in nome della misericordia giudaica, cristiana e islamica. Del resto, il fatto stesso che i rifiuti dovranno essere piazzati in altre regioni meno sovrappopolate (a partire dalla meno affollata, cioè la Sardegna) è un’ulteriore dimostrazione della componente demografica del problema.

Ma a questa cruciale componente della crisi ecologica, economica e sociale napoletana, che sembra anticipare il destino di un’umanità avviata a soffocare nei suoi rifiuti perché incapace di regolare la sua stessa proliferazione, nessuna autorità politica o religiosa partenopea (e tanto meno i guru della cosiddetta difesa ambientale) ha mai neppure accennato. Al contrario, tutte quelle autorità sono oggi impegnatissime a spalancare le porte all’immigrazione di massa e ad incentivare la prolificità dei napoletani. Quale prova migliore delle radici psicologiche, anzi psicopatologiche, del disastro ?

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L’ammaina bandiera dell’Ulivo.

(...) anche convivendo e avendo diritti analoghi ai coniugi, non pensano da tempo immemorabile che i gay abbiano gli stessi diritti degli eterosessuali, non credono che la ricerca scientifica debba essere (...)

(Riccardo Barenghi - La Stampa) Oggi l’aborto, ieri la famiglia e i Dico, l’altro ieri la ricerca sulle cellule staminali, domani chissà. E solo per nominare le questioni eticamente sensibili (così si chiamano). Ma ce ne sono tante altre, a cominciare dalle varie emergenze sulla sicurezza, che dimostrano quanto, come e perché il centrosinistra italiano, l’Ulivo prima e il Partito democratico poi, sia pressoché privo di una sua autonomia e indipendenza culturale. E dunque politica.

Non c’è niente da fare, ogni volta che qualcosa si muove dalle parti del Vaticano, rilanciata alla grande magari da qualche esponente politico o intellettuale (Giuliano Ferrara in questi giorni), ogni volta che viene agitata una bandiera che tocca temi di questo genere, dall’altra parte si risponde in difesa (se va bene), tipo «la 194 non si tocca». O addirittura si apre il dialogo, pronti a capire e magari anche a condividere le ragioni dell’altro. È la paura che detta questa reazione, la paura di perdere consenso in larghe fasce dell’elettorato, così come accadde per la sicurezza negli Anni Novanta: quando il centrodestra fece l’ira di Dio e il centrosinistra si accorse improvvisamente, nonostante fosse al governo da tempo, che bisognava prendere provvedimenti d’emergenza. Così come è la paura di perdere qualche treno, di scontentare le gerarchie ecclesiastiche e magari anche qualche milione di cittadini cattolici (che tuttavia hanno sempre dimostrato di essere molto più laici dei loro dirigenti laici) che fa scrivere a Veltroni una lettera al Foglio per aprire immediatamente il confronto sull’aborto. Mentre il ministro Livia Turco, femminista e di sinistra da sempre, da sempre strenua sostenitrice della legge 194, e ministro pluridecorato, chiede pareri scientifici sulla vita del feto.

Ma Veltroni e Turco e con loro moltissimi esponenti del Partito democratico non sono dirigenti di lungo corso della sinistra italiana? Non sono stati sempre dalla parte delle donne e del loro diritto di scegliere se tenere un figlio non desiderato (o magari malformato), non hanno sempre sostenuto che ci si può amare non solo sposandosi ma anche convivendo e avendo diritti analoghi ai coniugi, non pensano da tempo immemorabile che i gay abbiano gli stessi diritti degli eterosessuali, non credono che la ricerca scientifica debba essere libera da vincoli religiosi, che se una persona non è più curabile abbia il diritto di morire in pace? E insieme con loro non la pensano così molti, moltissimi elettori del loro nuovo Partito?

E invece che fanno? Aprono il confronto, dialogano, fanno retromarcia su (quasi) tutto, seppelliscono in un cassetto la legge sulla coppie di fatto, parlano della famiglia come fosse il paradiso dei sentimenti, non hanno il coraggio di scontrarsi sull’eutanasia ma sono pronti a un «dialogo costruttivo» sull’aborto. Oggi loro due, ieri e domani gli altri, come fece D’Alema quando partecipò alla beatificazione di Escrivá de Balaguer, fondatore dell’Opus Dei, o Fassino quando confessò all’età di 55 anni di essere sempre stato credente.

Perché il punto non è quale questione sia sul tappeto o quale leader sia nel posto sbagliato (per chi lo ha votato) al momento giusto (per chi lo ha avversato). Il punto, diciamolo con una certa franchezza, è la subalternità ai valori altrui. Come se il centrosinistra italiano non avesse una sua storia, una sua cultura politica, suoi ideali, non avesse fatto lunghe battaglie, peraltro vinte, su questi temi. Sembra allora di trovarsi di fronte a personaggi catapultati nel nostro Paese da qualche mondo sconosciuto, gente che fa finta di non sapere di cosa si stia parlando. Esposti a qualsiasi brezza, pronti a mettere in gioco se stessi (e qui poco male) e tutto il loro patrimonio storico (e qui molto male) solo perché terrorizzati dall’antagonista che prende l’iniziativa, li provoca, scende in battaglia, mobilita pensatori, politici, vescovi, lettori e soprattutto elettori. Mentre loro si ritirano non in buon ordine, deboli e insicuri.

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La seconda vita di Rocco Siffredi: stilista. Per vestire gli uomini e le donne.

(Panorama) Rocco Siffredi è un uomo da scoprire: a dispetto di chi crede di aver già visto tutto, e forse anche di più, grazie alle sue performance erotiche nei film a luci rosse, il superdotato del sesso si rivela anche un superdotato della moda. Smessi (in via definitiva?) i panni di attore, regista e produttore porno oriented, ha indossato quelli di stilista e così, ritornato a essere Rocco Tano (il suo vero nome), si è esibito nella più spericolata delle sue imprese: vestire gli uomini e le donne. Confermando che la dura legge del contrappasso esiste anche per lui.

Scelti i suoi partner – l’ufficio stile e creativo di No Name Studio e il gruppo industriale Moda Italia - il Rocco nazionale ha lanciato a Pitti Immagine Uomo la sua linea. Che, da vero narciso quale è, porta il suo nome. “Ho sempre rifiutato molte proposte in cui avrei dovuto prestare la mia immagine perché volevo fare un progetto mio: un progetto in cui poter esprimere e trasmettere il mio concetto di lifestyle, quello che ha accompagnato oltre vent’anni della mia carriera”, confida, creando la giusta atmosfera.
In realtà, niente sembra così scandaloso e travolgente come è stata la sua carriera: il ragazzone deve aver messo la testa, e tutto il resto, a posto. La collezione per l’autunno-inverno 2008-2009, declinata per par condicio al maschile e al femminile, disegna un’immagine casual e sportiva, con accenni al mondo della moto, al punk-rock, al neo pop: tanto jeans vissuto, revival di stampe vintage, richiami fetish obbligatori. Qua e là, qualche piccante assaggio di ironia: come una irriverente Biancaneve stampata sulla T-shirt.
Ma la vera scossa è arrivata dalla grande festa di mercoledì sera: per battezzare la neonata “Rocco”, il misterioso lunch party “Rocco Rocks” a Castel di Poggio, vicino a Fiesole, a detta dei fortunati che vi hanno partecipato, pare abbia risvegliato i sensi: ospiti dotati di mascherina nera, un set fotografico per essere immortalati con Rocco e le sue modelle, le stanze medioevali trasformate in spazi voyeuristici. E, naturalmente, tutta la collezione schierata su corpi statuari. Rocco ha colpito ancora.

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Danza. Al Politeama di Catanzaro arrivano i ballerini dell’Opera de Paris.

(Giornale di Calabria) Dopo il successo del tanghero Miguel Angel Zotto, al Teatro Politeama di Catanzaro, sabato 12 gennaio, arrivano i ballerini del Balletto dell’Opera National de Paris. Sabato prossimo, infatti, è scritto in un comunicato, “saliranno sul palcoscenico catanzarese due tra i riconosciuti eredi di Rudolf Nureyev: Laurent Hilaire e Manuel Legris”. Nell’occasione si esibirà, “per la prima volta lontano da Parigi”, la più giovane delle etoile, Dorothee Gilbert, arrivata alla nomination lo scorso 19 novembre, a soli 23 anni, dopo “una strepitosa esecuzione de Lo Schiaccianoci nella celebre versione di Nureyev”. “I grandi protagonisti della serata catanzarese - prosegue la nota - restano Laurent Hilaire e Manuel Legris, ovvero l’eccellenza della danza al maschile. Questo in effetti incarnano i due fuoriclasse parigini, nella coscienza della propria arte davvero “pupilli” ed eredi di Rudolf Nureyev, che, nel suo ruolo di direttore artistico del Balletto dell’Opera de Paris li scelse giovanissimi (nominando entrambi etoile a soli 22 anni) come punte di diamante della grande Maison e li lanciò nell’empireo del balletto mondiale, tramandando in loro il senso del rigore e della consapevolezza di ciò che significa essere un ballerino classico del nostro tempo e facendo allo stesso tempo fiorire in ciascuno di loro una personalità inconfondibile, unica, da veri fuoriclasse”. “Il Politeama - ha sostenuto il direttore generale Marcello Furriolo - recupera finalmente il trend positivo delle due prime stagioni e si propone, come ha dimostrato il successo dello spettacolo di Zotto, come elemento di forte dinamicità del Capoluogo. Un ruolo che intendiamo, interpretando la linea dettata dal sindaco Olivo e dal Consiglio d’amministrazione, rafforzare sempre di più”.

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Moda. Mutu non va a Pitti Uomo.

Infuriata la Cotton Belt, collaborazione a rischio.
(Ansa) Potrebbe interrompersi dopo appena sei mesi la collaborazione fra l'azienda Mistral, proprietaria del marchio Cotton Belt, e Adrian Mutu. I responsabili del brand avevano annunciato per ieri la presenza della punta viola nel loro stand, alla Fortezza da Basso, per Pitti Immagine Uomo, alla presentazione della nuova collezione autunno-inverno 2008-09, ma Mutu non si e' presentato. 'La sua presenza era stata definita contrattualmente -afferma la Mistral- Ne discuteremo in altra sede'.

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Il Papa tira le orecchie a Veltroni: «A Roma degrado e insicurezza».

(Francesca Angeli - Il Giornale) Cresce il degrado, la miseria, il senso di insicurezza. Aumentano gli attacchi all’unità della famiglia proprio quando ci si trova di fronte ad una grande emergenza educativa.

I peccati della Roma capitale di Walter Veltroni sono molto più di sette. Almeno quelli elencati senza riserve e senza sconti da un Papa Ratzinger mai così esplicito e severo. Quella che avrebbe dovuto essere una udienza di routine per gli auguri di inizio anno si è trasformata in un supplizio per il sindaco Veltroni, il presidente della Regione, Piero Marrazzo, e quello della Provincia, Enrico Gasbarra. Probabilmente i tre non si aspettavano una reprimènda integrale e priva di sottintesi da parte di Benedetto XVI.
Il Santo Padre di fronte ai tre amministratori denuncia «il gravissimo degrado di alcune aree di Roma», riferendosi a «un evento tragico come l’uccisione a Tor di Quinto, di Giovanna Reggiani». Dramma che «ha posto bruscamente la nostra cittadinanza di fronte al problema non solo della sicurezza ma anche del gravissimo degrado di alcune aree di Roma». Per il Pontefice «è necessaria, al di là dell’emozione del momento, un’opera costante e concreta che abbia la duplice finalità di garantire la sicurezza dei cittadini e di assicurare a tutti, in particolare agli immigrati, almeno il minimo indispensabile per una vita onesta e dignitosa». Quindi doppio fallimento per Veltroni: non ha garantito la sicurezza ai cittadini e neppure l’integrazione agli immigrati.
Non solo a Roma, ma in tutto il Lazio, prosegue il Papa, la povertà si estende «a situazioni che sembravano esserne al riparo». Sono «i prezzi degli alloggi, le sacche persistenti di mancanza di lavoro, i salari e le pensioni spesso inadeguati» a rendere «difficili le condizioni di vita di tante persone».
Agli amministratori locali Papa Ratzinger chiede anche di affrontare il grande tema dell’emergenza educativa, ispirandosi «al criterio guida della centralità della persona umana». In un «contesto sociale impregnato di relativismo e anche di nichilismo» genitori ed insegnanti non «riescono a trovare sicuri punti di riferimento che li possano sostenere e guidare nella missione di educatori» e spesso sono tentati di «abdicare ai propri compiti educativi».
E se l’emergenza educativa è un tema che tocca tutte le società in generale l’ultima sferzata del Santo Padre invece è esplicitamente diretta a Veltroni ed al tentativo, poi fallito, di approvare un Registro delle Unioni Civili presso l’anagrafe di Roma. Le pubbliche amministrazioni non devono assecondare gli attacchi «insistenti e minacciosi» nei confronti della famiglia. È necessario invece che offrano il dovuto sostegno a «questa fondamentale realtà umana e sociale». Infine un grido d’allarme sulla drammatica situazione delle strutture sanitarie cattoliche del Lazio (Bambin Gesù e Policlinico Gemelli) che il Papa ha chiesto di non penalizzare finanziariamente.

A Veltroni non resta che incassare e promettere che Roma si è sempre impegnata e continuerà a farlo per garantire sicurezza ai cittadini ed attenzione «quotidiana agli ultimi, ai disagiati, alle fasce più deboli della nostra comunità». E al centrodestra che elogia l’intervento del Pontefice, Veltroni chiede di «non strumentalizzare le sue parole».
Forse il leader del Partito democratico preferirebbe che tutti reagissero come il presidente della Camera, Fausto Bertinotti. «Il Pontefice, se parla di Roma, lo fa da abitante: in questo senso egli va ascoltato come qualsiasi abitante di Roma», è il surreale commento di Bertinotti. Persino un campione di laicità come il socialista Enrico Boselli giudica «giusto che il Papa, in quanto vescovo di Roma, si occupi di ciò che accade nella città». Il leader di An, Gianfranco Fini, condivide il monito del Papa e chiede alla politica di «non giudicare le sue parole».

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Fashion Marketing Lounge: a Firenze i case history della moda italiana.

(Fashionblog) Un evento interessante per la moda italiana si terrà a Firenze a partire dalla prossima settimana: predisposto infatti un calendario di appuntamenti di fashion marketing, che avranno luogo presso la libreria Edison, nei mesi di gennaio e febbraio 2008, nel corso dei quali verranno presentate alcune delle più belle ed interessanti case-history della moda italiana.

L’iniziativa, denominata Fashion marketing lounge/2008 mira a presentare le case history della moda italiana raccontate direttamente dai protagonisti tra la gente, i libri e lo spazio caffè. I responsabili marketing e comunicazione delle aziende saranno a disposizione dei visitatori delle libreria per parlare di moda di marketing e di comunicazione.

Lo scopo del fashion marketing lounge è quello di sensibilizzare e promuovere la cultura del marketing e della comunicazione come fonte di un nuovo vantaggio competitivo per le aziende del sistema moda, attraverso esempi e casi di successo raccontati direttamente dai protagonisti.

Programma
Mercoledì 16 gennaio h 18.00 > case history REBECCA
Mercoledì 23 gennaio h 18.00 > case history FERRAGAMO
Mercoledì 6 febbraio h 18.00 > case history THE BRIDGE
Mercoledì 27 febbraio h 18.00 > case history GEO SPIRIT

Luogo di svolgimento
Libreria Edison
Piazza della Repubblica 27/R - 50123 Firenze

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Adriano Sofri ospite da Fazio: si scatena la polemica. Se ne sentiva il bisogno?

(Tvblog) Adriano Sofri, negli anni 70 leader di Lotta Continua, condannato a 22 anni come mandante dell’omicidio Calabresi, sarà ospite Sabato nella puntata di Che Tempo che Fa per presentare il suo libro “Chi è il mio prossimo“. Sofri, attualmente agli arresti domiciliari dopo la malattia che lo colpì nel 2005, è oggi è un collaboratore de La Repubblica e de Il Foglio dopo esserlo stato, fra gli altri, di Panorama per molti anni.

Fabio Fazio, che già intervistò Adriano Sofri quando era detenuto nel carcere di Pisa nel 2003, lo farà questa volta negli studi di Milano all’interno della sua trasmissione. Gabriella Carlucci, deputata di Forza Italia, ha però sollevato il caso presentando un’interrogazione ai Ministri della Giustizia, degli Interni e delle Comunicazioni:

come può un detenuto per un reato così grave, ancorché assegnato agli arresti domiciliari, partecipare a una trasmissione del servizio pubblico; chi autorizza la partecipazione al programma di Sofri, e se è davvero opportuno concedere questo permesso

La partecipazione di Sofri ad un innocuo programma televisivo, uno di quelli che (si potrà pur dire) spesso non è altro che un garbato contenitore di marchette, “stilose”, ma sempre marchette, è divenuta così un problema “politico”. Come se fosse ancora ipotizzabile una così stretta vicinanza ideologica fra Sofri e la sinistra, proprio per lui che è uno degli “intellettuali” (passatemi il termine) più indipendenti, o trasversali se preferiti, in Italia.

La Carlucci si nasconde dietro una legittima, ed impeccabile da un punto di vista strettamente formale, questione d’oppurtunità legata alla condanna che grava sulla testa dell’ex leader di Lotta Continua dal termine del processo nel 1997, ma il tentativo è francamente mal riuscito.
La sensazione è che della inevitabile polemica che seguirà l’interpellanza avremmo fatti tutti volentieri a meno.

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Eros, no a Sanremo e vendite record. e2 disco italiano più venduto nel 2007.

(TGCom) Nonostante l'invito di Pippo Baudo in qualità di superospite italiano al prossimo Festival di Sanremo, Eros Ramazzotti non ci sarà "per impegni promozionali assunti all'estero", ha comunicato l'ufficio stampa. Nel frattempo il cantautore festeggia la sua ultima fatica "e2", risultato "il disco italiano più venduto nel 2007" con oltre 1.500.000 copie vendute in Europa, di cui circa 600mila in Italia, che gli hanno fruttato il disco di diamante.

Il doppio cd di Eros ha debuttato al primo posto della classifica iTunes e digital download e ha ottenuto le prime posizioni nelle classifiche europee: n.1 Svizzera e Grecia, n.2 in Germania e Belgio, n.3 in Austria, Spagna e Lussemburgo, al n.4 in Ungheria, al n.5 in Olanda e Danimarca, al n.6 in Francia. L’album è tuttora in classifica in diversi paesi dell’ Est-europeo. Secondo le classifiche di Billboard è attualmente uno dei 10 album più venduti in Europa dove per alcune settimane ha anche raggiunto la seconda posizione.

Intanto Eros Ramazzotti non sarà tra i superospiti del Festival di Sanremo 2008. L'annuncio arriva dall'ufficio stampa dell'artista: "Contrariamente alle numerose segnalazioni apparse sui giornali nei giorni scorsi, l'artista quest'anno non parteciperà come superospite alla prossima edizione del festival di Sanremo per impegni promozionali assunti all'estero".

L'artista era stato già ospite della kermesse nel 2006 quando era stato nominato commendatore e aveva proposto il medley "Terra promessa", "Una storia importante" e "Adesso tu". Poi con Anastacia aveva eseguito "I belong to you".
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Vedi anche
Ennesima polemica sulla presunta omosessualità del cantante. "Ramazzotti non sei gay? Meglio per noi!". Aurelio Mancuso contro Eros Ramazzotti.

Mancuso "sgrida" Ramazzotti e Caldarola lo difende. Dichiararsi etero non è una colpa: Parità va bene, supremazia no.

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Il Papa mette in croce Veltroni: per il degrado di Roma e la 194.

Papa Benedetto XVI durante un'udienza generale | Ansa
(Panorama) Stavolta, la denuncia non viene dagli avversari politici (della maggioranza o dell’opposizione) ma molto più dall’alto. E potrebbe pesare ancora di più. Di sicuro sta già facendo discutere: a parlare del “gravissimo degrado di alcune aree di Roma” è Papa Benedetto XVI, nella tradizionale udienza per gli auguri di inizio anno.

Di tradizionale, però, c’è stato solo l’appuntamento. Perché, durissime e inusuali, le parole del Pontefice sono andate di traverso a tutto il gotha dell’amministrazione capitolina, presente all’udienza: il sindaco della capitale Walter Veltroni, la giunta comunale, il presidente della Provincia, Enrico Gasbarra, e il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo.
Quello di Ratzinger, che di Roma è anche vescovo, è stato insomma un monito serio e circostanziato: “Un evento tragico come l’uccisione, a Tor di Quinto, di Giovanna Reggiani, ha posto bruscamente la nostra cittadinanza di fronte al problema non solo della sicurezza, ma anche del gravissimo degrado di alcune aree di Roma; specialmente qui” ha spiegato Ratzinger “è necessaria, al di là dell’emozione del momento, un’opera costante e concreta, che abbia la duplice finalità di garantire la sicurezza dei cittadini e di assicurare a tutti, in particolare agli immigrati, almeno il minimo indispensabile per una vita onesta e dignitosa”.
In un continuo crescendo, il Papa ha poi messo in guardia gli amministratori sull’aumento di situazioni di disagio sociale: “I prezzi degli alloggi, le sacche persistenti di mancanza di lavoro, e anche i salari e le pensioni spesso inadeguati rendono davvero difficili le condizioni di vita di tante persone e famiglie”, ha aggiunto Benedetto XVI, che ha voluto spingersi anche nella denuncia di quella che ha chiamato “emergenza educativa”. “Sembra sempre più difficile proporre in maniera convincente alle nuove generazioni solide certezze e criteri su cui costruire la propria vita”, si è lamentato Ratzinger, criticando “un contesto sociale e culturale impregnato di relativismo e anche di nichilismo”.
Infine, l’affondo. Sui Dico, inevitabilmente. Benedetto XVI ha infatti chiesto con forza che “le pubbliche amministrazioni non assecondino” attacchi “insistenti e minacciosi” contro l’istituzione della famiglia. “Come ho scritto nel recente messaggio per la Giornata mondiale della Pace” ha aggiunto il Pontefice, “la famiglia naturale, quale intima comunione di vita e d’amore, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, costituisce il luogo primario dell’umanizzazione della persona e della società, la culla della vita e dell’amore” ha aggiunto Sua Santità. E qui a tutti è parso chiaro il riferimento del Pontefice alle discussioni sul registro per le unioni civili avvenute nella giunta comunale di Roma e alla più recente prese di posizione di Veltroni, da leder del Pd, sulla 194.
Colpito da tante critiche, proprio il sindaco Veltroni ha accolto le parole del Papa come “domande che per ogni persona di buona volontà sono inevitabilmente suonate come un’esortazione. Una dolorosa e pressante esortazione. Ad avere occhi per vedere, cuore per condividere, mente per pensare, per progettare e lavorare in concreto in favore degli invisibili”.

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Minacce a Bertrand Delanoe il sindaco gay di Parigi.

Il sindaco di Parigi e gay dichiarato Bertrand Delanoe, è oggetto di email intimidatorie inviate da un sito islamico radicale.


(Ap) Il sito e la persona che ha inviato le e-mail non sono ancora stati identificati dalle forze dell'ordine, le quali parlano in condizione di anonimato non essendo autorizzate a discutere pubblicamente dell'argomento. Esse affermano che il messaggio è partito da un sito web gestito da Salafiti, o fondamentalisti islamici. Il sindaco Bertrand Delanoe in una intervista alla radio RTL afferma di essere stato informato dei fatti dalle autorità sabato. Successivamente in una intervista TV sul canale iTele ha affermato 'Sono calmo. Ho tutte le informazioni di cui necessito ed ho completa fiducia nel lavoro delle forze di polizia in merito al terrorismo in particolar modo, e sulla protezione del sindaco di Parigi',
Forze nazionali e locali anti terrorismo stanno lavorando insieme sul caso.

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Siti pornografici e video hot sui telefonini : così trasgrediscono i sudditi di sua Maestà. Contrordine: tanto sesso, siamo inglesi.

Aumentano nel Regno Unito gli uomini ossessionati dalla libido. E che la sfogano anche per 8 ore al giorno...

(Il Corriere della Sera) Niente sesso siamo inglesi? Una volta, forse. Perché adesso i sudditi di Sua Maestà al sesso ci pensano parecchio. Tutti i giorni. Più volte al giorno. Di più: in tutto il Regno Unito sono in aumento gli uomini letteralmente «drogati di sesso», che manifestano la loro dipendenza soprattutto collezionando in maniera ossessiva immagini e filmati pornografici sui loro computer o telefonini.

OTTO ORE NEL PORNO - Un comportamento apparentemente innocuo, ma che in realtá mette a dura prova la relazione con la partner. A fotografare il fenomeno è un'indagine di Bbc News effettuata su 43 terapisti specializzati, l'80% dei quali assicura: si tratta di un fenomeno reale e in crescita, che spinge le persone a stare più di otto ore al giorno su siti vietati ai minori.

SFOGO A BASSO COSTO - La navigazione «a luci rosse» - spiegano gli esperti britannici - è oggi un sistema poco caro e sicuro per dare sfogo alle proprie manie di sesso: rispetto ai rapporti occasionali o al ricorso alla prostituzione, è un metodo che per così dire «tranquillizza» i sesso-dipendenti. Ma in realtá va a minare più a fondo i rapporti con la compagna, che si sente tradita e la maggior parte delle volte abbandona il partner per scarsa fiducia. Ancora diffusa è anche la «classici» dipendenza da sesso, che si manifesta con la necessitá di avere più rapporti, fino a 10-12 al giorno: una mania a cui la pornografia sembra sempre più accostarsi, amplificandola con risultati ancora più negativi.

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L’Europa guarda Napoli. E vede Bassolino che si comporta come un turista.

Il presidente della Campania, Antonio Bassolino durante una conferenza stampa | Ansa
(Panorama) “Non è un turista svedese che passa di lì per caso. Eppure si comporta come tale”. Ecco il giudizio (impietoso) sul governatore della Campania Antonio Bassolino nei giorni della crisi che ha investito tutta la regione.

A farlo è il giornale tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung che non usa mezzi termini per descrivere l’operato del governo campano e del suo presidente: “Il vero capolavoro di Bassolino e del suo predecessore sono gli sforzi per l’introduzione di un sistema di raccolta differenziata. Senza procedure concorsuali, e quindi con una semplice chiamata diretta sono stati assunti 2000 spazzini e comprate apparecchiature e camion per 65 milioni di euro. I camion sono scomparsi. Gli spazzini ammettono di non aver mai raccolto nemmeno un chilo di spazzatura. Le prime norme sull’emergenza, continua Tobias Piller, corrispondente dall’Italia dell’autorevole giornale tedesco, “sono del 1992. Nel 1993 Bassolino viene eletto sindaco. Un anno dopo viene dichiarato lo stato di necessità e nominato il primo dei nove commissari straordinari”. Da allora è tutto un trascinarsi di crisi in crisi. “E ancora politici come Bassolino propongono norme straordinarie in deroga ai principi del diritto per trattare direttamente con i candidati più desiderabili alla realizzazione degli impianti di smaltimento. E questo è il bello per chi tira i fili della politica: se bisogna trattare alla svelta, diventa molto più facile favorire amici di affari e protetti di partito senza badare troppo alla trasparenza”.
Ma il quotidiano tedesco è solo l’ultimo di periodici, giornali e televisioni ad aver ritratto a tinte forti la Campania e i suoi politici. Giappone, Arabia Saudita, Brasile, Inghilterra, Stati Uniti e molte altre nazioni ancora: all’appello non manca nessuno. E nessuno assolve i politici nazionali e locali (Bassolino in primis, ma anche il sindaco Rosa Russo Iervolino, il ministro Alfonso Pecoraro Scanio e il premier Romano Prodi) dallo status quo partenopeo.
Aveva cominciato Le Monde annunciando il 4 gennaio “duemila tonnellate di spazzatura nelle strade della città”, l’aveva seguito El Pais e l’Indipendent con la fotografia dei manichini di Bassolino e della Iervolino impiccati.
Fino a ieri, quando, in un’editoriale in prima pagina, il maggior quotidiano finlandese, Helsingin Sanomat descriveva il caos dei rifiuti di Napoli come “una vergogna per l’Italia” aggiungendo che “il colpevole maggiore è l’inerzia sia dell’amministrazione comunale che dei politici napoletani”.
A fargli eco sono anche i principali quotidiani israeliani, da Yediot Aharonot ad Haaretz.
Non meno dura l’emittente televisiva Cbs che ha accusato della crisi “amministratori corrotti e malavita organizzata”.Giorni prima, l’emittente araba Al Jazeera accostava il caso Napoli ad altre catastrofi naturali come inondazioni, terremoti ed eruzioni. E dal resoconto di tutte le altre testate, insieme alla cronaca impietosa delle inefficienze dei politici partenopei, sembra emergere la stessa fatalità e impotenza delle più gravi tragedie naturali.

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Musical. Ritorna "A chorus line" della Compagnia della Rancia.

(Tuzone) “A Chorus Line”, il re dei musical, torna in Italia in una nuova edizione prodotta dalla Compagnia della Rancia. Lo spettacolo debutta al Teatro Alfieri di Torino dal 17 al 20 gennaio per poi proseguire il tour a Milano, Roma e Assisi. Anche questa nuova edizione di “A Chorus Line” vedrà la regia associata di Baayork Lee e Saverio Marconi, curatori già delle precedenti edizioni. “A Chorus Line” è soprattutto un omaggio al teatro, all’etica del “si va in scena”, dei sacrifici occulti che gli attori sostengono e dei traumi che vivono, perché ogni volta che si apre il sipario ciascuno porta alla ribalta un pezzo della propria vita.

Poche scene, anzi nessuna, solo uno specchio sullo sfondo, ed un gioco “elettrico” che cambia continuamente voltaggio tra finzione e realtà. Lo spettacolo che ha vinto 9 Tony Awards ed il premio Pulitzer, ha rivoluzionato il musical, perché davvero, per la prima volta, adopera sullo stesso piano il testo, la musica, la coreografia ed il personale carisma degli attori, che diventano subito amici e nostri complici, portandoci per mano in una visita guidata tra illusioni e delusioni del teatro moltiplicati all’infinito dallo specchio.
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