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sabato 20 ottobre 2007

Jonathan Rhys Meyers al Roma Film Festival.

Non avevamo sue notizie da quando aveva passato un breve periodo in clinica tra Aprile e Maggio, ma ecco rispuntare Jonathan Rhys Meyers.

L’attore, che quest’estate ha compiuto 30 anni, è uno degli ospiti internazionali del Festival del Cinema di Roma. In occasione dell’evento Jonathan ha sfoggiato un look più maturo con baffetti e pizzetto. Che ne pensate?

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Amici di Maria De Filippi, presentati i primi 11 allievi.

(Televisionando) Amici di Maria De Filippi, il talent-show di Canale 5, è ricominciato oggi pomeriggio con la prima puntata pomeridiana del sabato che ha permesso ai 90 finalisti di conoscere l’esito definitivo dei provini. Di loro, selezionati tra i 1500 presentatisi ai casting, ne rimarranno 18, ma solo 11 sono stati presentati ufficialmente al pubblico e hanno preso il proprio posto tra i banchi della scuola. Il tempo tiranno non ha permesso di esaurire la lista degli ammessi, così gli altri sette si scopriranno solo lunedi alle 16.15 nella striscia quotidiana. Potrete scoprire i volti dei primi 11 nella nostra fotogallery.

Si sa, comunque, che nelle prime fasi del programma i banchi sono precari: tra i selezionati, alcuni si dimostrano fin da subito piuttosto deboli, lasciando così spazio agli esclusi più bravi che potranno usurparne la titolarità in veste di sfidanti.

Tra i primi 11 allievi si contano sei uomini e cinque donne, di cui cinque ballerini e cinque cantanti e un solo selezionato, al momento, per la categoria attori, ovvero il ventiduenne Sebastiano Formica, considerato dai professori particolarmente versatile in tutte le materie. Del resto, come hanno sottolineato i docenti di recitazione (Fioretta Mari, Patrick Rossi Gastaldi e Paolo Asso) è stato particolarmente duro trovare degli aspiranti attori validi per la trasmissione. Così come Alessandra Celentano, docente di danza classica, non ha individuato finora un ballerino classico degno di entrare nella scuola.
Veniamo, però, agli allievi: per il ballo sono stati scelti Francesco Mariottino, occhi blu e capelli biondi, dal fisico elegante, ma considerato ancora un po’ legnoso nelle discipline non contemporanee; Valentina Tarsitano, calabrese di 18 anni, dal collo del piede imperfetto (ricordate Agata della scorsa edizione?); Gianluca Conversano, diciottenne timidissimo canditato ad essere uno dei primi sfidati (e forse battuti); Susy Fuccillo, biondissima ma bassina, e Valentina Mele, altra giovanissima aspirante danzatrice.
Nella sezione canto troviamo Simonetta Spiri, una sarda potente e grintosa; Pasqualino Maione, che ricorda nelle fattezze Ricky Martin; Maria Luigia La Rocca, che viene immediatamente battezzata da Maria con un eloquente “ma ci fai o ci sei?” al quale risponde “Ci sono!” (incoraggiante inizio); Giuseppe Salsetta, idraulico fino a ieri e ora in lacrime al pensiero di una carriera nel mondo dello spettacolo; Marco Carta, altro sardo di 22 anni dalla voce particolare, “sabbiata” nella definizione dei professori. Per gli altri dovremo aspettare ancora qualche giorno.
Intanto la trasmissione ricomincia da dove avevamo lasciato, con gli allievi dello scorso anno, capitanati dal vincitore Federico Angelucci ad esibirsi nella sigla e Agata che continua a polemizzare con Alessandra Celentano, sempre molto critica sulle capacità e il talento dell’allieva e strenua contestratrice del suo collo del piede. Per fortuna ci sono nuovi allievi da “torturare”. La saga di Agata è, finalmente, prossima alla fine.

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Francis Ford Coppola alla Festa del Cinema di Roma 2007!

Un uomo un MITO, la STORIA DEL CINEMA oggi alla Festa del Cinema di Roma... Francis Ford Coppola!

Dopo 9 anni di assenza, a Roma per presentare il suo nuovo attesissimo film, Youth Without Youth, Francis ha INCANTATO in Conferenza Stampa, sdragliandosi a MO' DI TRICHECO per firmare centinaia di autografi!
Mi sono AMMAZZATO per fare queste foto in ESCLUSIVA solo per Spetteguless e Notiziegay!
L'hanno dovuto CARICARE a forza per lasciar perdere tutto, accerchiato da fotografi e curiosi...
Il film ha lasciato un po tutti BASITI... Una prima che ha lasciato i giornalisti presenti in sala semplicemente di stucco.Qualche tiepido applauso, poco convinto, e un silenzio assordante.
Tutti a riflettere, a soppesare l’opera di Coppola, così alienante, filosofica, straniante, nelle immagini, nella recitazione, nel montaggio, nello script.

Si ha la sensazione di aver visto un film di Lynch, ed invece stiamo parlando del “padrino” Francis!.
Abbiamo un professore settantenne, depresso e deluso dalla propria vita, incapace di dimenticare un amore non corrisposto e di concludere un opera biblica sulle origini del linguaggio, del tempo, della coscienza.Fino a quando un evento metereologico lo colpisce, ringiovanendolo miracolosamente, donandogli “poteri” straordinari, oltre alla concreta possibilità di finire la sua opera letteraria.
Tra sequenze oniriche, giochi di doppi, di specchi, di riprese stroboscopiche e montate sottosopra, Coppola ci regala un film tecnicamente ineccepibile, ma concettualmente di difficile interpretazione, metafisico, filosofico, quasi mistico.
Diverse le situazione inspiegabili, annunciate e mai spiegate del tutto, tra viaggi in Oriente, sogni che riportano a Shiva, passaggi temporali dalla fine dell’800 fino agli anni 60, palesi omaggi al ritratto di Dorian Gray, per due personaggi, quelli interpretati dall’ottimo Tim Roth e Alexandra Maria Lara, che letti in maniera cinica ed ironica sembrano esser usciti da Heroes.

Ancora devo metabolizzarlo del tutto...

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Aspettando la sinistra sui diritti civili.

La vecchia sinistra le ha sempre relegate a «questioni secondarie». Un rischio ancora attuale: nel resto d'Europa perfino i moderati hanno messo in campo risposte più convincenti della sinistra radicale.

(Gianni Rossi Barilli - Il Manifesto) È confortante sapere che del programma per una sinistra futura fanno parte i diritti civili e la laicità dello stato. E che nell'appello per la manifestazione del 20 ottobre si parli di «fine delle discriminazioni contro gay, lesbiche e trans, leggi sulle unioni civili e» (nientemeno) «misure che intacchino il potere del patriarcato». È anche importante che numerose associazioni glbt o loro militanti abbiano raccolto l'invito a partecipare al corteo di domani, convinti del fatto che un'idea di cittadinanza degna di questo nome tiene insieme tutti i punti nodali sui quali, in teoria, la manifestazione è stata convocata. Non c'è in effetti contraddizione (anzi) nel battersi per la dignità del lavoro, i diritti di gay, lesbiche e trans e quelli dei migranti, la salvaguardia dell'ambiente, le ragioni della pace e della legalità democratica. È tuttavia difficile scacciare la sgradevole impressione che anche in questa occasione il collante primario della mobilitazione siano fatalmente diventate alcune questioni (vedi il lavoro, in primis) a scapito di altre (vedi i diritti civili). E che in questa impostazione, malgrado le buonissime intenzioni dei promotori dell'appello, ci sia molto di quella vecchia sinistra che già molti anni fa ci insegnava l'esistenza di una contraddizione principale, quella appunto tra lavoro e capitale, e di altre secondarie di cui ci si sarebbe potuti occupare soltanto in un secondo momento. Che non è mai arrivato e non pare neppure oggi imminente, benché in gran parte del resto d'Europa la sinistra riformista o persino il centro o persino ampi settori della destra liberale e liberista abbiano saputo fornire da tempo risposte assai più convincenti di quelle finora messe in campo in Italia dalla sinistra definita con notevole iperbole giornalistica «radicale».

È un discorso che riguarda tutti i cosiddetti «temi etici», cioè quelli su cui la conferenza episcopale non intende mollare la presa, anche se mi limiterò qui ad analizzare la questione dei diritti glbt. Che su questo punto l'insoddisfazione di chi non attribuisce al termine sinistra un senso puramente spaziale possa essere immensa è testimoniato dal nulla di concreto prodotto in un anno e mezzo di governo Prodi. Ancora ieri il presidente del consiglio, ricevendo il comitato promotore dell'appello per il 20 ottobre, ha ricordato che il suo è un governo «di mediazione». Ma mediazione significa per l'appunto concedere qualcosa agli uni e qualcosa agli altri. Ed era in questo spirito di dialogante realismo con i gendarmi parlamentari della morale cattolica che il movimento glbt aveva a suo tempo elaborato la proposta dei Patti civili di solidarietà (Pacs), mediando tra le esigenze di riconoscimento di pari dignità delle coppie omosessuali e la necessità di portare a casa un risultato concreto ancorché imperfetto. Questa proposta era stata fatta propria da tutta la sinistra per poi essere sacrificata alla vigilia delle elezioni del 2006 in nome di ulteriori necessità di mediare. Poi, vinte in qualche modo le elezioni, si è faticosamente arrivati ai Dico, che pur essendo del tutto inadeguati nel merito sono ben presto diventati «dicevo» per via dell'intransigente opposizione dei cattolici della maggioranza. Si è ricominciato così tutto daccapo, approdando in parlamento ai Cus che attendono pazientemente di essere discussi e (forse) votati. Di mediazione in mediazione al ribasso, l'ha finora avuta vinta la grinta dei teodem e di Mastella sulle tiepide resistenze della sinistra e dei laici.

Aspettando il Godot della legge sulle unioni civili si poteva se non altro intervenire su qualche altro settore per dare almeno un segnale di buona volontà. E le proposte non mancavano. Si poteva modificare la direttiva europea contro le discriminazioni sul lavoro recepita in modo a dir poco imbarazzante dal precedente governo Berlusconi. O cambiare le norme per la modifica del sesso anagrafico delle persone transessuali senza far discendere necessariamente la burocrazia dalla chirurgia. O prevedere misure serie e articolate contro i crimini a sfondo omofobico, che solo in misura molto parziale sono ancora in discussione in parlamento. Finora invece niente, a dispetto di una minima idea di civiltà e del milione di persone scese in piazza a Roma per il pride nel giugno scorso. In compenso le esigenze di mediazione hanno portato anche la sinistra radicale a confermare l'esenzione dall'Ici per le attività «non esclusivamente commerciali» gestite dalla chiesa cattolica. Una bazzecola da 400 milioni di euro.

Se questa è l'aria che tira sui diritti minimi, figuriamoci in quale futuro possa annidarsi un eventuale attacco al patriarcato, la cui forza sembra anzi acquistare terreno, anziché decrescere, anche a sinistra.

Speriamo certo che le cose migliorino dal 21 ottobre, ma non contiamoci troppo

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Esclusivo/ Quando l’allievo di "Amici" è già maestro.

(River blog) Amici è una scuola di ragazzi e ragazze che cercano di farsi notare, con risultati alterni, nel mondo dello spettacolo. Artisti (più o meno validi) esordienti, molti dei quali con nessuna esperienza nel settore in cui vogliono sfondare. Questa edizione di Amici, però, presenta un caso emblematico.

Quello di Francesco Mariottini (nelle due foto), ballerino 23enne di Jesi. Facendo qualche ricerca, River ha scoperto che il ragazzo è tutt’altro che sconosciuto. Quest’anno, infatti, ha preso parte ad una tournee in giro per i grandi teatri italiani, con lo spettacolo Romeo e Giulietta.
Non è un caso che sia anche stato intervistato come “promessa della danza italiana”, dal Tgcom, lo scorso mese di aprile. Già nel 2004 ha avuto un contratto per due stagioni con lo Stuttgart Ballet, prima di entrare nella compagnia dell’Aterballetto.
Non solo: come mi segnala un lettore, recentemente è stato protagonista della pubblicità del vino Maschio (no comment…).
Che senso ha far entrare nella scuola un ballerino già professionista?

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Harry Potter, la Rowling rivela: "Albus Silente è omosessuale".

L'autrice a New York lo svela a un incontro con i fan, che applaudono alla notizia.
Il preside di Hogwarts è un personaggio saggio ed eccentrico. E gli appassionati già sospettavano.

(La Repubblica) Dopo le infinite speculazioni e il giallo sul finale dell'ultimo volume delle avventure di Harry Potter, per i fan della saga arriva un'altra rivelazione: Albus Silente è gay. A rivelare le preferenze sessuali del preside della scuola di Hogwarts è la stessa autrice della serie, J.K.Rowling, in un incontro con i fan alla Carnegie Hall di New York.

Ciò che molti appassionati avevano già ampiamente sospettato, come dimostrano tante illazioni apparse in Rete su siti e chat, ha ora una conferma ufficiale. Dopo aver letto alcune pagine tratte dall'ultimo libro, il settimo, Harry Potter and the Deathly Hallows (in italiano Harry Potter e i Doni della Morte uscirà dall'editore Salani il 5 gennaio 2008), la Rowling ha risposto ad alcune domande del pubblico.

A un giovane fan che aveva chiesto quando Dumbledore - Silente nella versione originale - troverà "il vero amore della sua vita", l'autrice ha risposto senza esitazione: "Dumbledore è gay", lasciando senza fiato gli spettatori che poi hanno applaudito.

Personaggio saggio, eccentrico e ironico, il preside di Hogwarts da giovane si era invaghito del suo rivale, il fascinoso Gellert Grindelwald, che molti anni più tardi sconfiggerà in una lunga battaglia fra maghi buoni e cattivi. Questa storia d'amore fu la "sua grande tragedia" ha detto ancora la Rowling, spiegando che "quando ci si innamora si può diventare ciechi".

Grindelwald divenne nemico di Silente, scegliendo il lato negativo della magia: presentato come un mago oscuro vissuto prima di Lord Voldemort, compare per la prima volta in Harry Potter e la pietra filosofale, il libro che dà il via alla serie.

L'incontro a New York ha concluso l'"Open Book Tour" della Rowling negli Stati Uniti, dove è tornata dopo sette anni di assenza per presentare l'ultimo volume della sua saga, che, ha spiegato l'autrice, sostiene "la tolleranza" e invita al "rispetto delle diversità". "Se avessi saputo che la reazione sarebbe stata così positiva - ha detto subito dopo la rivelazione - non avrei aspettato tanto a far uscire allo scoperto il personaggio".

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A Bergamo si discute dell'istituzione di un Registro delle unioni civili.

(Il Brescia) Giovedì 25 Ottobre il Consiglio comunale di Bergamo discuterà l'istituzione di un Registro delle unioni civili. Si apre così anche nella vicina cittadina il difficile dibattito per l'affermazione dei nuovi diritti e per la tutela delle nuove formazioni sociali, ben presenti nella realtà del nord Italia.

A Brescia nel 2002 si discusse un analogo provvedimento, su proposta del Consigliere dello SDI Roberto Gabana. Fu bocciato. Nella cittadina orobica però le cose partono da ben altri presupposti. Un agguerrito raggruppamento di soggetti sociali e partiti, il coordinamento Bergamo laica, si è fatto promotore di una serie di iniziative per sensibilizzare l'opinione pubblica e raccogliere le firme per portare la delibera in Consiglio. Segno che la tutela alle coppie di fatto non è più appannaggio della sola comunità omosessuale. Il desiderio di garantire sotto il profilo legale le coppie conviventi si estende ormai a gran parte della società. D'altra parte in Francia il 93% delle 77.362 coppie che hanno sottoscritto un PACS nel corso del 2006 è eterosessuale. Il registro è un primo e piccolo passo, capace però di avvicinarci all'obbiettivo di una legge nazionale, sempre più necessaria ed urgente.

Al di là del risultato in Consiglio, per nulla scontato, l'indiscusso merito di Bergamo laica è di aver portato maggior laicità e democrazia in un Paese che ne ha un disperato bisogno. Ad oggi sono già 56 i Comuni italiani che si sono dotati di un registro per le coppie conviventi. La speranza è che anche Bergamo entri a far parte di questo circolo virtuoso (nella foto, Roberto Bruni Sindaco di Bergamo).

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Stefania Rocca: un figlio in Italia cellule staminali a San Marino.

Il caso. L'attrice si è rivolta alla Mangiagalli, una delle poche cliniche che consentono di spedire all'estero, riservandolo a se stessi, il proprio cordone.

(Zita Dazzi - La Repubblica) L'attrice Stefania Rocca ha scelto Milano, per far nascere Ariele, un bel maschietto di 3 chilogrammi e mezzo, il suo primo figlio, avuto col compagno, l'imprenditore Carlo Capasa. Non è stata una scelta a caso quella dell'attrice, che si è rivolta alla Mangiagalli. Nota come uno dei templi dell'ostetricia in Italia, quella di via della Commenda è anche una delle poche cliniche italiane che consente di spedire il sangue del cordone ombelicale all'estero. Solo all'estero infatti è possibile conservazione delle staminali per curare le eventuali malattie genetiche del proprio bambino. Cosa che in Italia non è consentita.

Esiste infatti una legge, la 219 del 2005, che prevede sì, la conservazione dei cordoni ombelicali e anche l'istituzione di apposite "banche". Ma L'uso potrà essere solo a fini "solidaristici". Nei 16 laboratori pubblici istituiti in diverse città italiane sono custoditi poco meno di 15.000 campioni prelevati dai cordoni ombelicali.

Quella della donazione è una possibilità che conosce solo una su quattro delle 600.000 donne che diventano mamme ogni anno, conosce. Nessuna può depositare il cordone per curare le malattie dei propri familiari, a meno che non ci sia "alto rischio di altri figli affetti da malattie genetiche". L'uso di quelle cellule non è consentito nemmeno per il bambino che nasce, a meno non necessiti nell'immediato delle staminali per gravissime patologie. In Italia, insomma, l'unica forma di conservazione autorizzata è quella "eterologa": le preziose cellule staminali del cordone, una volta donate dalla partoriente, rimangono infatti a disposizione della collettività. E chiunque può usufruirne, purché sia accertata la compatibilità.


Così Stefania Rocca, come altre 4.000 donne all'anno, si è rivolta a una banca privata straniera. "Ho scelto la Mangiagalli perché lì ero sicura - spiega l'attrice - della possibilità di recuperare in sicurezza il sangue del cordone di mio figlio, adesso conservato nei laboratori Bioscience di San Marino, per poterlo usare in futuro se dovesse averne bisogno". Oltre ai limiti della legge italiana, anche il costo dell'operazione non è irrisorio: 2000 euro per il kit che consente il prelievo, la conservazione e la spedizione del campione e 50 euro all'anno per i successivi 20 anni di custodia.

Non tutte le cliniche italiane collaborano quando una donna esprime questo desiderio. È necessario infatti che il ginecologo, al momento del parto, esegua il prelievo prima di eliminare placenta e cordone. E che successivamente, consegni alla donna il campione, perché venga spedito all'estero. È di agosto l'interrogazione parlamentare dell'onorevole Donatella Poretti (Rosa nel pugno) che ha denunciato come in un altro prestigioso ospedale milanese, il Buzzi, 4.000 parti all'anno, "il centralino risponda che il primario in accordo con la direzione sanitaria non consente il prelievo a fino autologhi ma solo allogenici". Secondo la Poretti, dunque, il Buzzi, sede di una delle "banche del cordone" istituiti dal servizio sanitario pubblico, "non applica la legge".

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« Io, troppo timoroso con i progressisti»

(Andrea Tornielli - Il Giornale) Papa Ratzinger fa autocritica e confessa, in un’intervista, di essere stato «quasi troppo timoroso» nei confronti di certe azzardate tesi teologiche in voga nella Chiesa tedesca subito dopo il Concilio. Sono parole per certi versi sorprendenti quelle che Benedetto XVI ha pronunciato l’11 novembre scorso durante un’intervista concessa a padre Johannes Nebel. La trascrizione del colloquio fra il Pontefice e Nebel viene pubblicata nel libro Il mondo della fede cattolica, opera dello scomparso cardinale Leo Scheffczyk, teologo tedesco e amico di Ratzinger, tradotta ora per la prima volta in Italia da «Città Nuova».

Ratzinger racconta del primo incontro con Scheffczyk (nato nel 1920, divenuto cardinale nel 2001 e scomparso nel 2005) all’epoca degli studi al seminario di Frisinga descrivendone la grande lucidità e chiarezza. Dopo essere stati entrambi professori, i due teologi si ritrovano nella commissione dottrinale della Conferenza episcopale tedesca. Sono gli anni turbolenti del post-concilio. «A quel tempo la situazione era estremamente confusa ed irrequieta - afferma il Papa - e la stessa posizione dottrinale della Chiesa non era più sempre chiara». Ratzinger ricorda come venissero fatte circolare delle tesi, «diventate improvvisamente possibili» nonostante «non coincidessero, in realtà con il dogma». Scheffczyk, in quelle circostanze, era sempre il primo a prendere posizioni chiare e inequivocabili. «Io stesso ero - aggiunge Benedetto XVI - in quel contesto, quasi troppo timoroso rispetto a quanto avrei dovuto osare per andare in modo così diretto “al punto”».

Dalle parole dette e ovviamente pubblicate con il suo esplicito consenso, dunque, emerge un Ratzinger un po’ «timoroso» nell’affrontare e contrastare certe idee teologiche troppo avanzate, mentre il suo collega - che riceverà la porpora già ultraottantenne da Giovanni Paolo II - appariva invece il vero «rompighiaccio» di queste discussioni. Ancora una volta, dunque, viene sfatato il mito di Ratzinger panzerkardinal e lui stesso confida, rileggendo quegli anni, che avrebbe voluto «osare» di più.

Era già ben noto, del resto, che Ratzinger durante il Concilio Vaticano II non faceva parte della minoranza conservatrice. Con i lavori dell’assise ancora aperti, il giovane e brillante teologo comincia a rendersi conto che esistono spinte troppo aperturiste. Nella sua autobiografia (La mia vita, San Paolo editore), Benedetto XVI aveva scritto: «Ogni volta che tornavo a Roma, trovavo nella Chiesa e tra i teologi uno stato d’animo sempre più agitato. Sempre più cresceva l’impressione che nella Chiesa non ci fosse nulla di stabile, che tutto può essere oggetto di revisione. Sempre più il Concilio pareva assomigliare a un grosso parlamento ecclesiale che poteva cambiare tutto e rivoluzionare ogni cosa a modo proprio. Evidentissima era la crescita del risentimento nei confronti di Roma e della Curia, che apparivano come il vero nemico di ogni novità e progresso».

Negli anni del post-concilio e del Sessantotto, quando sulla Chiesa si abbatterà una vera e propria bufera e tutto fu messo in discussione, il futuro Papa, pur difendendo la libertà di ricerca, non seguì in alcun modo alcuni dei suoi antichi compagni di viaggio. Il professor Ratzinger vive l’esperienza del ’68 a Tubinga, quando proprio le facoltà di teologia diventano il centro ideologico di propagazione del messianesimo marxista. In un’intervista con il New York Times, nel 1985, il futuro Papa in proposito aveva detto: «Imparai che è impossibile discutere con il terrore... e che una discussione diventa collaborazione con il terrore... Penso che in quegli anni imparai dove la discussione deve essere interrotta affinché non si trasformi in menzogna e dove deve iniziare la resistenza, allo scopo di salvaguardare la libertà».

Vissuta quella esperienza, già nel 1969, Raztinger lascia la turbolenta Tubinga per la più tranquilla Ratisbona, dove si trasferisce con la sorella Maria e dove già vive il fratello Georg, maestro del coro della cattedrale. Qui, quando ormai considera quella dell’insegnamento e dello studio la sua unica prospettiva, nel marzo 1977 è costretto a cambiar strada. Paolo VI lo sceglie, appena cinquantenne, come arcivescovo di Monaco di Baviera e lo crea cardinale qualche settimana dopo. Da qui lo chiamerà Giovanni Paolo II quale nuovo Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, nel novembre 1981. Chiamato a custodire e promuovere la fede cattolica. E non si può certo dire che come custode dell’ortodossia il cardinale Ratzinger, oggi Papa Benedetto, sia stato «troppo timoroso».

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L’autore del saggio fu un profeta nell’analisi delle «storture» seguite al Vaticano II


(Redazione) Il libro di Scheffczyk, oltre all’intervista con Benedetto XVI contiene un sintetico ma completo saggio introduttivo di padre Johannes Nebel - sacerdote appartenente alla «Famiglia spirituale l’Opera» («Das Werk»), una nuova comunità di vita consacrata fondata da Madre Giulia Verhaeghe nel 1938 e molto stimata da Ratzinger. In queste pagine si ricapitola il profilo biografico e l’opera dell’autore, che rappresenta un esempio dell’ermeneutica del Concilio cara al Papa. A proposito della bufera post-conciliare, Nebel scrive: «Pur mantenendo un atteggiamento positivo nei confronti della svolta del Concilio, Scheffczyk non ha mai mancato di chiamare per nome anche i problemi ad essa relativi. Centrale è in questo senso la convinzione secondo cui la storicità non può essere assolutizzata al prezzo del radicamento sovra-storico della Chiesa, la quale, nel suo rivolgersi all’uomo, non può permettersi di ridurre la fede a un insieme di mere affermazioni esistenziali. Particolarmente radicato è, inoltre, il convincimento del fatto che la Chiesa deve intendere il dialogo con il mondo fondamentalmente come dialogo di salvezza. Alcuni anni dopo, tuttavia, diventa chiaro come queste osservazioni critiche a proposito di problemi possibili si trasformino in una diagnosi di fatti».

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Per la precisione: L’importanza dell’autore:

Scritto da Alteredo

…quando si procede ad una citazione

La Corte di giustizia delle Comunità europee deciderà in questi giorni una questione di grande importanza per il regime giuridico di famiglia e le convivenze omosessuali, con possibili conseguenze anche per l’Italia.
La Corte di giustizia è infatti l’organo giurisdizionale dell’Unione europea che assicura che il diritto comunitario venga interpretato e applicato nello stesso modo in tutti gli Stati membri dell’Unione…
La Corte di giustizia – nella causa Tadao Maruko contro il Versorgungsanstalt der deutschen Bühnen della Repubblica federale di Germania – è stata chiamata dalla Corte Suprema amministrativa (Bayerisches Verwaltungsgericht) di Monaco a decidere se contrasti con il diritto comunitario il mancato riconoscimento di una pensione di reversibilità al superstite di una coppia di omosessuali che avevano stipulato un contratto di convivenza registrata, sul modello che si vorrebbe introdurre in Italia con i DICO e ora con i CUS, i Contratti di Unione Solidale.
In maniera alquanto singolare l’avvocato generale della Corte, spagnolo, nelle sue conclusioni sul caso, citando finanche Woody Allen, si è espresso in senso favorevole all’equiparazione del regime delle convivenze omosessuali registrate a quello della famiglia fondata sul matrimonio, invocando l’applicazione di un “divieto di discriminazioni fondate sull’orientamento sessuale”.


(tratto da un articolo pubblicato su ZENIT.org, agenzia di stampa cattolica, di sabato 20 ottobre 2007)

E’ vero, ha sbagliato l’avvocato spagnolo a citare Woody Allen, che è peccatore tre volte: in quanto ebreo, in quanto ateo e in quanto sessuomane

Se avesse citato Sant’Agostino, "Ama, e fa’ ciò che vuoi", avrebbe ottenuto lo stesso risultato: ribadire il principio della libertà di scelta delle forme d’amore. Ma lo avrebbe fatto in modo non blasfemo, e ora vorrei vedere come i signori di Zenit avrebbero potuto lamentarsi… e contraddire uno dei padri della Chiesa!

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Britney Spears sesso droga e Rock and Roll.

(Il giornale di Copenaghen) Il giudice di Los Angeles ha revocato a Britney Spears il diritto di visitare i figli fino a quando non si adeguerà agli ordini del tribunale.
La custodia di Sena Preston e Jayden James è affidata al padre, il ballerino Kevin Federline.
Dopo essersi fatta beccare dai fotografi per l'ennesima volta senza mutande, ora il giudice di Los Angeles Scott Gordon le ha sospeso temporaneamente gli incontri con i figli per non aver risposto alla convocazione per il test antidroga.
Britney Spears non sembra prendersela più di tanto infatti é stata vista in un centro estetico per trattamenti di collagene alle labbra.
Sfoggiando labbra piuttosto gonfie, la cantante è uscita in macchina dal centro estetico, ma cercando di sottrarsi agli obiettivi dei paparazzi è passata sul piede di uno di loro.

Britney Spears aveva la speranza di poter tenere con sé i piccoli almeno una volta alla settimana ma non essersi sottoposta al test antidroga le è costato la sospensione e il resto non giova alla sua immagine. È da mesi che ne combina di tutti i colori facendosi beccare con 20enni sconosciuti ad amoreggiare seminuda in piscina, oppure senza mutande e senza pudore.
La prossima udienza è prevista per il 26 ottobre

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Di questo passo il testamento biologico farà la fine dei Dico.

(Orlando Franceschelli - Il Riformista) I diritti dei cittadini. La Cassazione che li tutela appellandosi al «pluralismo dei valori» garantito dalla Costituzione. La gerarchia cattolica che bolla prontamente il tutto come inaccettabile relativismo. È lo scenario dinanzi a cui la sofferta vicenda di Eluana Englaro ha messo la nostra coscienza di uomini e di cittadini. Uno scenario che rievoca la vicenda di Piergiorgio Welby. Ma è segnato ormai da una sentenza che riconsegna a ogni malato la libertà di decidere sulle cure a cui vuole sottoporsi: sulla propria vita e sulla propria morte. Una svolta. Salutata come «un sussulto di umanità e di libertà» dal padre di Eluana. E che finalmente fa emergere con drammatica evidenza come un certo protagonismo politico della chiesa non esiti a entrare in rotta di collisione neppure con la Costituzione. Un lusso che solo il più convinto integralismo può permettersi.
Eluana, come i medici hanno diagnosticato in base a convenzioni internazionali, si trova dal 1992 in coma vegetativo permanente. E prima aveva manifestato il suo desiderio di non voler essere tenuta in vita artificialmente. Come ai magistrati hanno testimoniato suo padre e altri conoscenti. Ebbene, ha stabilito la Corte, una volta che simili «elementi chiari, univoci e concordanti» siano stati individuati, il giudice può autorizzare la disattivazione dell'idratazione e dell'alimentazione artificiali cui Eluana è sottoposta ormai da quindici anni.
Non vi è dubbio infatti che questi «costituiscono un trattamento sanitario». E visto che - come recita l'articolo 32 della Costituzione - «nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario», la conclusione da trarre è, da un lato, che «la salute dell'individuo non può essere oggetto di imposizione autoritativo-coattiva». E dall'altro che questo «diritto all'autodeterminazione del paziente» non può essere limitato neppure quando viene sacrificato «il bene della vita». Perciò la stessa volontà del medico deve essere sempre subordinata a quella del paziente. Del resto: non ci si è regolati così anche nella gestione delle ultime fasi della malattia di Giovanni Paolo II? Chi può dire quanto a lungo papa Wojtyla avrebbe potuto essere tenuto in vita se fosse stato sottoposto a trattamenti artificiali dai medici?
Il punto dirimente di tutta la questione è dunque questo: il diritto di scegliere che «la malattia segua il suo corso naturale», e di rifiutare le terapie anche quando un simile rifiuto conduce alla morte. È il diritto rivendicato anche da Welby e di cui certo non è obbligato ad avvalersi chi sente come propri i valori religiosi e «non negoziabili» cui la gerarchia vincola i fedeli. Ma è anche - hanno ricordato a tutti i magistrati - un diritto già scritto nella libertà e nel pluralismo garantiti dalla Carta. Contro cui però, a quanto pare, la curia romana non esita a esigere che alle persone venga comunque negata la «potestà indeterminata sulla propria esistenza». Una contrapposizione ideologica - come altro chiamarla? - e mai così aperta agli stessi principi costituzionali su cui si fonda la nostra convivenza civile.
Una simile escalation lascia presagire anche per il testamento biologico la stessa sorte toccata ai Dico. Ostacolando di nuovo anche l'impegno dei cattolici attivi nella società e nel parlamento. Deriva inevitabile quando si è convinti di essere gli unici portatori di valori. E che gli altri coltivano soltanto «voglie» relativistiche e antiumane. Tanto che, senza rifarsi a una fede religiosa, sarebbe impossibile «immettere nella società quei valori etici che soli possono garantire una convivenza degna dell'uomo» (Benedetto XVI).
L'opposto appunto del pluralismo garantito dalla Carta. L'opposto della laicità feconda che questa gerarchia sembra come ostinarsi a smarrire. Ma la cui ricchezza umana e insostituibile funzione civile ci vengono ricordate anche dai diritti costituzionali di Eluana. Onorati da cittadini, magistrati - e credenti - non dimentichi che le rigidità neointegraliste sono ciò di cui le nostre società hanno meno bisogno. E che i «sussulti di umanità e di libertà» sono la risorsa più preziosa su cui tutti dovremmo saper costruire.

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Noi, nazisti della porta accanto. Ecco i nuovi estremisti di destra.

Aggressioni, risse e raduni segreti. Centinaia di denunce sono arrivate negli ultimi sei mesi. Tra Varese e Milano il nuovo laboratorio degli aspiranti resuscitatori del Terzo Reich.

(La Repubblica) La bambina ha sei anni e il braccio teso nel saluto nazista. I capelli biondi che le accarezzano le spalle, la frangetta, un vestito bianco, il sorriso inconsapevole come se stesse giocando alle belle statuine. In un'altra immagine è in piedi accanto al padre. Riproduce il gesto che le ha insegnato papà, camerata varesotto e nostalgico regimista. Poi ci sono i politici. Gente che ricopre incarichi istituzionali, che siede nei consigli comunali di importanti comuni lombardi. Nelle file di Alleanza Nazionale o del Movimento nazionalsocialista dei lavoratori (la riproduzione del partito nazista di Adolf Hitler, attivo dal 2002, tre seggi tra Nosate e Belgirate alle ultime elezioni amministrative).

Le foto di cui Repubblica è entrata in possesso li ritraggono a volto scoperto, sprezzanti di fronte all'obiettivo, in pose ardite. La più truce è a metà tra una parata delle SS e un'istantanea di terroristi Nar. I quattro nazisti, giubbotto e occhiali scuri, uno di fianco all'altro, le mascelle serrate, salutano romanamente. Con una mano. Con l'altra impugnano pistole semiautomatiche. Sono puntate verso il fotografo. Uno la brandisce inclinandola in orizzontale; un altro la tiene appoggiata al petto. Sono nazisti d'Italia. Soldati delle nuova ultradestra del nostro Paese, una galassia che, tra partiti ufficiali, movimenti e sigle minori, conta qualcosa come 15 mila tra iscritti e simpatizzanti. Ben 97 episodi criminali del 2006 sono riconducibili a gruppi neofascisti, quasi il doppio di quelli registrati nel 2005. Un centinaio tra indagati, denunciati e arrestati solo negli ultimi sei mesi di quest'anno, in un'escalation di aggressioni e attentati soprattutto contro immigrati e avversati politici.
I nazi che vi stiamo raccontando abitano nelle provincie di Varese e Milano. E' il nuovo laboratorio degli aspiranti resuscitatori del Terzo Reich. La Procura varesina li ha indagati per istigazione all'odio razziale. Una cinquantina di persone. Non solo e non tanto ragazzotti dai bicipiti gonfi e tatuati.

Piuttosto professionisti, 40-50 anni, commercianti, antiquari, gioiellieri, politici noti, ben inseriti nel ricco tessuto sociale brianzolo. Tutti con una passione comune: il culto del Fuhrer e del Ventennio nazifascista. Li vedete immortalati in momenti di vita quotidiana: il giorno del matrimonio e assieme ai figli, in gita in montagna. Impegnati in parate militari nei boschi del varesotto, davanti a svastiche e falò. O al pub, tutti insieme, uniti dal "Sieg Heil!" e dal "Me ne frego!". Di fronte all'immagine di Hitler a grandezza naturale. Avvolti in bandiere con croci celtiche e uncinate e con il simbolo della Repubblica sociale italiana. Sono prodotti di un vento nero e denso che spira sull'Italia democratica del terzo millennio. Un vento che s'introduce nelle pieghe dell'antipolitica, punge le memorie e si insinua, infestandoli, in molti luoghi, e lì deposita una crosta sempre più spessa. Nelle curve degli stadi e nei consigli comunali. Nei pub di provincia e nelle sezioni dei partiti istituzionali (Fiamma tricolore, Forza Nuova, Fronte Nazionale). Nelle borgate e nei pensatoi della droite ezrapoundiana, lepeniana e franchista. Nei campi hobbit dove si formano i moderni balilla e in quelli rom presi di mira a colpi di molotov.

La galassia nera è in fermento, sempre più nostalgica, sempre più violenta, sempre più sdoganata. In un hotel di Brescia sabato scorso è nato il Partito fascista repubblicano, fondatore tal Salvatore Macca, già combattente della Rsi e presidente emerito della Corte d'appello bresciana. A Sassari hanno varato il collettivo Azione fascista nazionalsocialista. A Latina è venuta al mondo Rifondazione fascista. E questo per dire solo i battesimi. Poi c'è tutto il resto: i raduni, i campi d'azione, i pestaggi rivendicati, i pellegrinaggi nei campi di concentramento per farsi ritrarre con l'accendino sotto le immagini delle sinagoghe bruciate (come i nazi-irredentisti altoatesini raccontati da L'Espresso in gita nel lager di Dachau). I negozi che vendono le felpe con il soldato SS che spara da sdraiato e i convegni come quello promosso il 29 settembre a Roma. Titolo: "Il passaggio del testimone - Dalla Rsi ai militanti del terzo millennio".

Ai nazisti piacciono le birrerie. 24 febbraio 1920: nella birreria Hofbrauhaus di Monaco si proclama il manifesto del Partito nazionalsocialista tedesco dei lavoratori. Un anno dopo la guida del partito viene affidata a Adolf Hitler. 23 aprile 2007: al pub Biergarden di Buguggiate, Varese, si celebra la nascita del Fuhrer. Sono un centinaio a sbronzarsi di birra per festeggiare il compleanno del Capo. Intonano cori contro ebrei e comunisti, decantano la superiorità della razza ariana sui tavoli di legno del locale di Francesco Checco Lattuada, capogruppo di An a Busto Arsizio. "Sì, quella sera c'ero, ma solo perché il locale era mio" (ora è chiuso), si difende con qualche imbarazzo Lattuada. C'erano anche due suoi colleghi di partito, alla festicciola, Roberto Baggio e Alessandro Stazi, consiglieri aennini rispettivamente a Legnano e Rieti. Quest'ultimo accompagnato da un folto gruppo di camerati saliti dal Lazio. Sono stati tutti denunciati a piede libero, ma restano politicamente in carica.

Sembrava di stare a Braunau (paese natale di Hitler) quella sera a Buguggiate. Ma il nazismo che andava in scena, spiato dalle cimici della Digos di Varese, era tutto italiano. Odorava di periferia, tracimava di odio contro gli immigrati. La bile che smuove il naziskin 25enne che incontriamo in un bar di Busto Arsizio. Sta piantato sugli anfibi con postura mussoliniana. "Di cosa parliamo...?", taglia corto. Cranio lucido, jeans aderenti, maglietta Blood and Honour (organizzazione internazionale per la difesa della razza ariana, simbolo una svastica nera in campo rosso). Solo la esse moscia lo umanizza un po', Andrea, il nome è inventato. Il resto è trucidismo puro. "Gli immigrati? Sono come gli ebrei, schifosi. Sterminarli tutti! Porco...", e giù una bestemmia, il motore dell'odio a pieni giri.

Varese un po' più su. Gavirate. Agriturismo vista lago. Davanti a una tavola apparecchiata con salumi e formaggi, il padrone di casa Rainaldo Graziani, romano, figlio "orgoglioso" di Clemente, fondatore di Ordine Nuovo, leader degli ultradestricattolici di Compagnia Militante, prova a volare alto. "La nostra è una destra pensata, come dire: colta, che va sui contenuti". Quali siano questi contenuti un'idea se la sono fatta Maurizio Grigo e Luca Petrucci, procuratore capo e sostituto procuratore di Varese, titolari dell'inchiesta che ha stroncato, almeno per ora, il Movimento nazionalsocialista dei lavoratori. In cambio, tante lettere di minaccia. Graziani, pure indagato, se ne frega, atteggiamento che in fondo ha una sua coerenza storica. Dice: "Qui abbiamo ospitato due edizioni dell'Università d'estate, un forum di tutte le destre radicali europee. Non mi importa se mi danno del nazista. A me interessano altre cose: i valori naturali, la Fede, la patria, l'onore del nostro popolo".
Altre parole, altri orizzonti. "Questo è l'avamposto dal quale partire alla conquista dell'Italia" confida a un amico il "generale" Pierluigi Pagliughi. 45 anni, commerciante da tempo convertito al nazismo, Pagliughi è il leader del Movimento lavoratori, di cui è consigliere comunale a Nosate. Secondo gli investigatori è lui l'ideologo della nuova culla nazista brianzola. Il programma politico? Un impasto di proposte di facile presa ("Tagliare i costi della burocrazia") e slogan di ammirazione per Hitler ("Avrebbe dato una Volkswagen gratis a tutti i tedeschi!"). Ma chi si muove alle spalle di Pagliughi? Solo giovani teste rasate o anche padri di famiglia con la camicia bruna nel cassetto? "Quello dei neonazisti è un ambiente molto eterogeneo", dice Fabio Mondora, dirigente della Digos di Varese. "Hanno un'organizzazione ben strutturata e collegata con gruppi estremisti stranieri" - aggiunge il sostituito procuratore Luca Petrucci.

Dalla Brianza al Veneto. Anzi, al Veneto Fronte Skinhead. Vi ricordate il movimento nero più duro d'Italia, fondato nel 1986 e capace di intercettare e amalgamare giovani squadristi curvaioli e reduci repubblichini? Se lo davate per morto e sepolto, vi siete sbagliati. Il Fronte c'è, e lotta. Giordano Caracino, 27 anni, di lavoro fa il corriere. Guida il furgone dieci ore al giorno, poi, al motto di "Mai domi!", riunisce i suoi, 200 sparsi in tutto il Veneto, nei locali dell'hinterland vicentino. "Oggi il coraggio vero è affrontare la vita come gli arditi del Piave - dice - Arrivare a fine mese con i salari bassi e i mutui alti. Siamo noi i rappresentanti della working class".
In passato il Fronte ha collaborato "in piazza" con il partito egemone della destra radicale italiana: Forza Nuova. Diecimila iscritti, il partito di Roberto Fiore ha messo il cappello sul "movimentismo" nero anti immigrati: "Ormai non ci picchiamo più coi "compagni", è più facile che ci siano risse con le compagnie interetniche - dice Paolo Caratossidis, nel direttivo nazionale forzanovista - Dove ci sono problemi di immigrazione, noi ci siamo". Se volano calci e pugni, fa niente. "Calci e pugni" d'altronde è anche il nome di una linea d'abbigliamento da stadio. La indossano i picchiatori neri delle curve romane e i militanti milanesi di "Cuore Nero". Alessandro "Todo" Todisco, 34 anni, operaio, ultrà interista, è il leader: "Ci hanno incendiato la sede prima che la inaugurassimo. Pensavano che avremmo sparato. Invece abbiamo fatto una festa. Vuole sapere cosa penso del nazismo? Sono stati nostri alleati, per questo dobbiamo rispettarli". Milano, Varese, Italia. I nazisti al tricolore.

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La "Regina" omaggiata di un Tapiro da Striscia la notizia.

(Queerblog) Striscia la notizia ha consegnato il tapiro d’oro alla regina dell’Isola di questa edizione, Cristiano Malgioglio. Con l’occasione lui si è lasciato andare a dichiarazioni sul suo caro amico Francesco Coco:

"Volevo vincere l’Isola ma il mio amico Coco mi ha tradito, però è tornato. A Coco ho anche dato la possibilità di dormire accanto a me, mi dava molti calci, scalciava ma è un calciatore. Ho avuto la gamba paralizzata per una settimana."

Non risparmia cattiverie sulla Trevisan e complimenti a Alessandro Cecchi Paone. Chissà che dirà a Coco appena lo vedrà?
Bisogna comunque ammettere che l’Isola non è più la stessa senza regina.


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Moratti commissario delegato per l'Expo.

Il sindaco: «Sarà un quartiere modello, attento all'ecologia».

L'ordinanza firmata da Prodi. Domenica arrivano i commissari della Bie che valuteranno la candidatura. E in città fervono i preparativi.

(Il Corriere della Sera)
Letizia Moratti è commissario delegato per la predisposizione degli interventi necessari alla migliore presentazione della candidatura di Milano per l'Expo 2015.
Il premier Romano Prodi ha firmato l'ordinanza. Dunque il sindaco coordinerà ed attuerà le iniziative volte a sostenere la candidatura, nonché ad assicurare il regolare svolgimento degli eventi ad essa connessi, mediante interventi volti al miglioramento dell'immagine e della mobilità della città, nonché all'acquisizione della disponibilità di beni, forniture e servizi strumentali. La Presidenza del Consiglio ha inteso ribadire il forte sostegno del governo alla candidatura del capoluogo lombardo per l'Expo 2015.
COMMISSARI - E mentre si attende l'arrivo domenica dei commissari della Bie che valuteranno la candidatura di Milano, i preparativi continuano e la città si rifà il look. La manifestazione è una grande opportunità che «consentirà di incrementare la qualità della vita, di riqualificare il territorio anche in chiave ambientale» e «gran parte di quello che sarà realizzato, circa il 90%, resterà alla città in eredità». Lo ha ribadito la Moratti durante una conferenza stampa in cui ha sottolineato il criterio di base che guiderà tutti i progetti per l'Expo: il rispetto per l'ambiente e l'ecologia. «Vogliamo utilizzare lo strumento di Expo - ha spiegato - per lasciare alla città un quartiere che abbia una grande attenzione all'ambiente e all'ecologia. Quindi stiamo lavorando con associazioni come Legambiente, Amici della terra, e altre, proprio perché vogliamo che il quartiere Expo rimanga poi alla città come un quartiere con caratteristiche ambientali ed ecologiche di estrema qualità, con il verde fruibile per tutti, con un percorso d'acqua che collega il quartiere con la città stessa».
ESEMPLARE - Venti chilometri di canali tra il sito e la città. Il quartiere, così come è stato pensato, potrebbe essere di esempio «per una riqualificazione complessiva della città». All'interno del sito individuato, a Rho Pero, «gli unici veicoli che si potranno usare saranno quelli elettrici o a idrogeno» ha spiegato l'assessore alla Mobilità Edoardo Croci. Inoltre, come ha ricordato il sindaco, attraverso Expo arriveranno da Roma investimenti significativi per le infrastrutture, che saranno usati per esempio per potenziare il sistema metropolitano. «Tra le ricadute di cui potranno godere i milanesi - ha concluso Croci - ci sono le metropolitane. Da oggi fino al 2015 la rete metropolitana milanese raddoppierà con tre nuove linee, 150 fermate della metropolitana».

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L'anagrafe non riconosce il cambio di sesso. Transgender fa condannare lo Stato.

La sentenza dell'Alta Corte di giustizia ha dato ragione a un medico, diventato donna 15 anni fa, stabilendo che l'Irlanda deve adeguarsi alla legislazione europea e a quanto stabilito dal Tribunale per i diritti dell'uomo di Strasburgo.

(online@quotidiano.net) Il dottor Foy è diventato donna 15 anni fa, a tutti gli effetti ma non per l'anagrafe irlandese che rifiuta da 10 di registrare il cambio di sesso e di nome. Ma lo Stato adesso dovrà adeguarsi: il transgender ha vinto la causa, è una sentenza dell'Alta Corte di giustizia a stabilire che l'Irlanda deve adeguarsi alla legislazione europea e a quanto stabilito dal Tribunale per i diritti dell'uomo di Strasburgo.

"E' una cosa magnifica, dopo tanto tempo", ha commentato la dottoressa Lydia Foy. Ha 60 anni, fa la dentista e ha due figlie: è stata sposata (sposato, all'epoca) per venti anni con una donna; formalmente lo è ancora, il procedimento per il divorzio è stato congelato in attesa del verdetto pronunciato oggi.

Verdetto che ha dato torto anche alla famiglia, contraria al riconoscimento della nuova identità del transgender per le possibili ripercussioni sull'eredità. Il giudice Liam McKechnie, nelle 70 pagine di motivazioni - il Dipartimento di Giustizia per il momento non commenta, spiegando di doverle leggere a fondo - riconosce "lo stress, l'umiliazione, l'imbarazzo e la perdità di dignità" derivanti a Lydia Foy dal non poter avere documenti che certifichino il suo nuovo stato. Ma soprattutto mette all'angolo l'esecutivo: ha ragione la dottoressa, in base alle leggi dell'Ue.

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Harry Potter e l'amico gay.

L'autrice di Harry Potter, Joanne Kathleen Rowling, a New York, nel corso di un incontro con i suoi fans ha rivelato che il personaggio di Albus Dumbledore è gay. Nel pubblico l'annuncio ha procurato un certo shock ma anche un grande applauso.

L'autrice più importante dei tempi moderni ha parlato dei suoi sette libri che formano appunto la vicenda del maghetto Harry Potter soffermandosi in modo particolare sull'argomento della tolleranza.

Dumbledore è un personaggio significativamente importante nella storia e combatte contro Grindelwald una battaglia tra il bene e il male contro quei maghi "difettosi"che ci sono nella storia.

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Voglia di papà per Matthew.

(Annamaria Capozzi, GossipNews) Quando si avvicinano gli 'anta anche gli scapoli più impenitenti capitolano. Matthew McConaughey desidera al più presto metter su famiglia, con tanto di figli, con la fidanzata 24enne Camilla Alves.

L'attore compirà 38 anni il prossimo 4 novembre e per il suo compleanno vorrebbe regalarsi una cicogna in arrivo. "Matthew è innamoratissimo di Camilla - ha confidato una fonte vicina al divo al National Enquirer - E' una donna senza secondi fini. Non sta con lui per farsi pubblicità o ottenere una parte in un film. Sono molto uniti e proprio per questo Matthew amerebbe fare progetti a lungo termine, come avere un bimbo. Il suo orologio biologico corre. A 38 anni un uomo desidera diventare padre".

A convincere McConaughey, sempre secondo l'anonimo, sarebbe stata la mamma Kay, insegnante elementare: "Adora Camilla e le piacerebbe diventare nonna". Il biondo dagli occhi di ghiaccio, ex di Penelope Cruz, ha iniziato la storia con la modella brasiliana dopo averla frequentata per ben sei mesi. A settembre, durante il viaggio in Italia della coppia, all'anulare della ragazza è comparso un anello, segno che il fidanzamento tra i due era diventato ufficiale. Adesso la voglia di paternità, magari con tanto di fiori d'arancio. Chi sperava di vederlo ancora single, dovrà rassegnarsi. McConaughey ha messo la testa a posto.

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Teatro: Storie di lesbiche con "Boston Marriage", commedia brillante tutta da ridere e capace di infondere buonumore.

(Mirco Cucina - Libero.it) Che i maligni le chiamino pure zitelle, che i benpensanti bisbiglino perifrasi per dire lesbiche, il drammaturgo David Mamet preferisce il vocabolario di fine Ottocento e per lui, una lunga relazione di convivenza tra donne, non è altro che un Boston Marriage.

La scena, come spesso accade, è quella di un salotto del XIX secolo; quello che capita più raramente è che ad animarla sia una coppia di amanti e la loro domestica. Una coppia che per qualche politico nostrano sarebbe un Dico, una coppia che per qualche psicologo da talk show sarebbe solo disfunzionale: sì, perché se la prima crede di aver risolto tutti i suoi problemi economici trovandosi un amante ricco e generoso, alla seconda, meno pratica e più passionale, capita invece di innamorarsi di una giovane ragazza mozzafiato. Come dire, anche le migliori famiglie hanno le loro magagne. Certo è che non tutti chiedono di portare nella casa comune la propria nuova fiamma cercando la complicità e il sostegno della partner tradita.

Una tragedia - dirà qualcuno - …e invece no, perché da queste premesse prende il via una commedia brillante tutta da ridere, fatta di gelosie, trame e trabocchetti irresistibili e divertenti.

L’impianto è quanto di più classico ci si possa aspettare, semplice e coeso, e se sulle prime si può restare perplessi da una recitazione forse un po’ troppo declamata, alla lunga le battute del testo non potranno che strappare un sorriso e allentare la tensione critica di chi è lì per analizzare, capire, giudicare. L’essenzialità, che la regia sceglie per la scena, non può che essere un pregio quando la drammaturgia è solida e, se l’interpretazione perde per strada qualche sfumatura o una piega nascosta del testo, poco male se il proposito primo è divertire senza pretese.

Un modo piacevole per spendere la serata e riscoprire un teatro di intrattenimento moderno e non paludato, leggero ma non banale. Uno spettacolo capace di infondere buonumore come un buon vino con la certezza che il giorno dopo sarà tutto dimenticato.
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TEATRO Libero
Via savona 10
Milano
da lunedì 15 ottobre a lunedì 22 ottobre

BOSTON MARRIAGE
di David Mamet
Giovanna Rossi - Anna
Monica Faggiani - Claire
Margherita Giacobbi - cameriera

BIGLIETTI:
INTERO: 18 Euro - RIDOTTO GIOVANI: 13 Euro - RIDOTTO ANZIANI 9 Euro

ORARIO SPETTACOLI:
Lunedì – sabato: ore 21.00; Domenica: ore 16.00; Martedì: riposo

ORARIO BIGLIETTERIA (TEL. 02/8323126)
lunedì – sabato 15.00 – 19,00; domenica 14.00 – 18.30
biglietteria serale nei giorni di spettacolo 19.00 – 21.30

PRENOTAZIONI:

È possibile inoltre prenotare:
via e-mail a
biglietteria@teatrolibero.it
via SMS al numero 335/5322747
ONLINE collegandosi al sito
www.teatrolibero.it

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Tailandia: Pedofilo ricercato catturato grazie ad un travestito.

E' stato grazie all'aiuto di un travestito di 25 anni che la polizia di Bangkok è riuscita a fermare il pedofilo canadese più ricercato al mondo.

Fermato ieri a 200 chilometri da Bangkok, al presunto pedofilo canadese 32enne Christopher Neil, detto 'Vico', per la cattura del quale l'Interpol aveva chiesto la collaborazione degli internauti di tutto il mondo, e' stato convalidato l'arresto per 12 giorni da un tribunale thailandese al termine dell'udienza. Se questo periodo non sara' sufficiente per interrogarlo, ha precisato Apicart Suriboonya dell'Interpol, "la polizia chiedera' una proroga" dei termini di carcerazione preventiva.

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Mirella Izzo e i suoi libri "trans".

(Roberto Russo - Omoios) Ho espresso qui le mie perplessità su Lulu.com. E ripeto, comunque, che nel gran calderone si trovano delle cose interessanti. Come lo store di Mirella Izzo.

Mirella è un vulcano di idee e di iniziative. Qui e qui una intervista che ci ha rilasciato tempo fa.

Nel suo store troviamo i seguenti libri:

Se volete fare una lettura "impegnata" vi consiglio Translesbismo istruzioni per l'uso. Per un "primo" approccio al discorso "trans" mi sento di consigliarvi Dialogo tra un papa e un "non so"…

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Polonia: la Moana di Varsavia si candida con il Partito delle donne.

(Blogosfere) La Moana (politicamente parlando) della Polonia è Manuela Gretkowska (nella foto in basso), 42 anni, scrittrice "hard", controversa opinionista che ha fondato Il Partito delle donne (sopra) contro lo strapotere dei gemelli terribili: Lech e Jaroslaw Kaczynski, rispettivamente Presidente e primo ministro.

A differenza del Partito dell'Amore di Moana Pozzi, Manuela ha scelto una via più intellettuale e meno folcloristica: per contrastare la destra conservatrice (coalizione di maggioranza formata della Lega delle Famiglie polacche, Autodifesa e Diritto e Giustizia) pubblica il suo manifesto mettendo in vetrina le "sue" donne, belle, libere e nude, ben diverse dalla rappresentazione delle mogli e madri della campagna di destra.

Sostenibile spiega che il Partito delle donne ha lanciato una campagna elettorale all'insegna del leit motiv "Tutto per il futuro e nulla da nascondere", esemplificato da manifesti in cui sette candidate si mostrano senza veli.

Una proposta elettorale che solleva anche il problema della povertà al femminile, perchè come ci segnala Comunitàdigitali "le donne rappresentano uno sproporzionato 70 per cento dell’intera popolazione povera nel mondo".

Per leggere il post integrale cliccate su Blogosfere Politica e Società.

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Prodi scusandosi con l'Arcigay: Il mio governo muore per corruzione.

Addirittura si è scusato con il rappresentate dell’Arcigay dell’epilogo che ha avuto la vicenda dei Dico.
Berlusconi: non faccio shopping, do collocazione politica agli scontenti.

(Augusto Minzolini - La Stampa) Un leader politico, un premier può dire in tanti modi che la sua esperienza di governo è finita, che si torna a casa, ma Romano Prodi sorprende anche quando indossa i panni della Cassandra e prevede la propria fine. Per gettare la spugna il Professore non ha riunito un consiglio dei ministri, nè il vertice del nuovo Partito democratico ma lo ha detto alle 8 del mattino di giovedì scorso a Palazzo Chigi a due semiconoscenti i direttori di Liberazione, Piero Sansonetti, e del Manifesto, Gabriele Polo, e a tre sconosciuti il presidente dell’Arcigay, Aurelio Mancuso, una nota femminista romana e una rappresentante della Fiom. In poche parole il comitato organizzatore della manifestazione della sinistra radicale sul Welfare.

Quella di Prodi più che una resa è stato un «j’accuse». «Questo governo - si è sfogato con i suoi interlocutori - cade per corruzione. Ci sono sette senatori che sono passati, in un modo o nell’altro, con Berlusconi. Qualcuno di loro me lo è venuto anche a dire. Mi ha spiegato: “Romano tengo famiglia”. E io che gli potevo dire se l’argomentazione è questa... E’ un’operazione che a Berlusconi deve essere costata una bella somma...Comunque alla fine il Cavaliere ce l’ha fatta. Se sarà tra quindici giorni, a fine di ottobre, oppure agli inizi di novembre o, ancora, a metà del mese prossimo poco importa, ciò che conta è che l’esperienza di questo governo è finita. Ormai non è un’ipotesi ma una cosa certa».

Non solo. Il Professore è sicuro anche di un’altra cosa: «Non ci sarà - ha spiegato a quello strano consesso - un altro governo ma le elezioni. Magari subito dopo Natale, a gennaio. Basta farsi due conti: se uno passa dall’altra parte perché gli è stato promesso un collegio non ha interesse ad appoggiare un altro governo istituzionale o tecnico che sia. Altrimenti la promessa che gli è stata fatta potrebbe venire meno».

Ma non è solo «la corruzione», secondo il Professore, la causa della sua fine. Le ragioni vanno ricercate anche in una certa indolenza del centro-sinistra. E in questa riflessione a «voce alta» il Professore ha addirittura rivalutato il nemico di ieri, D’Alema, rispetto al pupillo di un tempo, Veltroni. Lo ha fatto usando l’arte della maieutica, chiedendo cioè un paragone tra Walter e Massimo al grande estimatore del ministero degli Esteri, Sansonetti: «Mi dicono tutti - è stata la sua domanda al direttore di Liberazione - che Veltroni è più cinico di D’Alema? Lo pensi anche tu?». E non contento il Professore ha chiosato il «si» scontato del fan di «baffino» con il tradizionale «mi sa tanto anche a me».

Ancora non ha lasciato palazzo Chigi e già il Professore ha cominciato a togliersi qualche sassolino dalla scarpa. Addirittura si è scusato con il rappresentate dell’Arcigay dell’epilogo che ha avuto la vicenda dei Dico. «Io quel provvedimento - ha spiegato - lo avrei approvato anche nella prima versione. Solo che non ho mai avuto i numeri in Parlamento sulle cose che contano». Ed ancora contro quegli «ingrati degli industriali: «Il cuneo fiscale è stato un regalo eccessivo alle imprese. Se potessi tornare indietro non lo rifarei». Il Professore è già arrivato a fare l’elenco delle cose che non si dovevano fare, che si potevano fare meglio, di ciò che poteva essere e che non è stato. Parla già della sua seconda volta a Palazzo Chigi come di un’esperienza nata storta e finita peggio. E anche ai suoi interlocutori ha fatto presente che la manifestazione di oggi non aiuta di certo questa travagliata esperienza di governo. «Anche voi con questa iniziativa - si è lamentato - contribuite ad aggravare il quadro. Domani i media torneranno ad assalire questa maggioranza, diranno che la vostra manifestazione di fatto è contro il governo. Cosa volete che vi dica!?...».

Appunto, ma tra le tante cose che poteva dirgli sicuramente quella che meno si aspettavano i cinque semisconosciuti era questo «sfogo» sincero, quasi personale. Tanto che c’è da chiedersi perché il Professore l’abbia fatto. Prodi è tutto meno che uno sprovveduto. E’ un uomo che ha alle spalle trent’anni di esperienza nelle stanze del Potere. Quello vero. Per cui se ha parlato con dei perfetti sconosciuti si può scommettere che voleva che queste sue riflessioni private diventassero pubbliche. Ha detto quello che pensa coperto dal manto della «non ufficialità» che lo deresponsabilizza rispetto alla pesantezza delle accuse che lancia. Tra le quali una sopra a tutte: quella che il suo governo sarà vittima di un’operazione di corruzione. Del resto è l’ultima arma che ha, magari scontata, di scuola, ma pur sempre efficace: additare quelli che lo tradiranno come dei Giuda che si vendono per trenta denari. E’ un’operazione ad alto rischio che dimostra la «disperazione» ma anche l’ostinazione del personaggio che non si dà per vinto.

Un’operazione di scuola, appunto, che il suo avversario, Silvio Berlusconi, sentiva nell’aria. Anche lui ieri, in un’occasione normale e privata, andando per negozi nel centro di Roma, se ne è uscito con delle affermazioni che sembrano una risposta alle accuse di Prodi. Le vecchie volpi che si fronteggiano da dieci anni ormai si conoscono a memoria. «Non faccio - ha dichiarato il Cavaliere - nessun shopping di senatori. Non c’è nessuna compravendita. Io quello che posso fare è offrire un collocazione politica e dare garanzie certe agli esclusi del Pd. Collocazione significa anche dare un posto a chi non ce l’ha come ho fatto con il segretario della nuova Dc, Rotondi».

Siamo al botta e risposta. Prima dell’epilogo. Prodi sta tentando un’ultima difesa. Berlusconi tenta di dare il colpo finale. Del resto che siamo a questo punto lo si è capito ieri confrontando quello che è avvenuto a Lisbona e a Roma. L’Italia è stata esclusa da un incontro tra i premier di Francia, Germania e Inghilterra sulla crisi della finanza mondiale. «Non so che sia - si è limitato a dire il Professore - non ne so niente». Il commento laconico del capo di un governo che le capitali europee forse già considerano morto. Berlusconi, invece, ha inviato a Roma una lettera ai senatori e ai deputati di Forza Italia per annunciargli che «la crisi del governo nato dai brogli è inevitabile e che si voterà in primavera».

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David, marito premuroso mette a dieta Elthon John.

(online@quotidiano.net) Da bravo marito premuroso, David Furnish ha imposto al consorte Elton John una dieta piuttosto rigida per aiutarlo a perdere i chili di troppo che l'interprete di 'Sacrifice' sembra aver messo su ultimamente.

"Non posso di certo cambiarlo - ha detto David in un'intervista - ma voglio che sia il più possibile in forma sia mentalmente che fisicamente". Per riuscire nel suo intento, Furnish ha anche fatto sapere che d'ora in poi nei luoghi frequentati da Elton non dovranno più esserci tentazioni di tipo alimentare: "Basta con le ciotole piene di cioccolatini e i nachos in camerino. E d'ora in poi sostituiremo anche la Coca Cola con l'acqua".

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Festino hard per Robinho e Ronaldinho.

Dopo la vittoria con il Brasile contro l'Ecuador i due hanno partecipato ad un party andato avanti fino alle 11 del mattino e così sono tornati in Spagna con notevole ritardo.
Barcellona e Real non li convocano.

(La Repubblica) Notte di festa hard, ritardi nel rientro in Spagna e niente convocazione. Destino comune per le stelle brasiliane di Real Madrid e Barcellona, rispettivamente Robinho e Ronaldinho. I due giocatori della Selecao, reduci dal 5-0 rifilato all'Ecuador al Maracanà nel match di qualificazione ai Mondiali del 2010, non sono stati convocati dai rispettivi allenatori per il prossimo turno di Liga, che vede il Real Madrid impegnato sul campo dell'Espanol e il Barca su quello del Villarreal. Il tecnico del Real Madrid Bernd Schuster ha lasciato a casa anche l'attaccante Julio Baptista, anch'egli reduce dalla trasferta in Brasile. I tre hanno saltato l'allenamento odierno a causa del ritardo del volo di rientro, e questo è il motivo ufficiale alla base della loro esclusione.

Ma sulla posizione di Robinho e Ronaldinho pesano anche le voci che rimbalzano dal Brasile di un party cui i due avrebbero partecipato fino alle prime ore dell'alba. Non solo: secondo il quotidiano 'O 'Globo' autore dello 'scoop', ad organizzare la notte brava sarebbe stato proprio Robinho. Si parla di un festino con alcol e donne in un noto club alla periferia ricca di Rio de Janeiro, il Catwalk. Sempre secondo la ricostruzione di 'O 'Globo', a un certo punto della serata Robinho si sarebbe anche reso protagonista di una singolare richiesta alla 'security' del locale: 40 preservativi.

Il giocatore del Real Madrid avrebbe abbandonato la discoteca alle 5 del mattino, mentre Ronaldinho si sarebbe intrattenuto fino alle 11 del giorno seguente per poi dileguarsi con la complicità del suo entourage e nascondendosi nel bagagliaio dell'auto.

Robinho ha già smentito la versione dei fatti riportata dal quotidiano del suo paese: "non ho organizzato io il party, è stato un mio amico. Io sto per sposarmi e la mia futura moglie è incinta di cinque mesi". L'unica cosa certa è che i due giocatori non sono stati convocati, almeno per ora. Il tecnico del Barcellona, Rijkaard, per il momento ha chiamato 18 giocatori, riservandosi di valutare nelle prossime ore le condizioni di Ronaldinho ed eventualmente aggiungere il suo nome all'elenco.

"Prima di tutto mi piacerebbe parlare con lui e valutare la sua condizione dopo un viaggio del genere", ha detto l'allenatore olandese. "Se sta bene, forse andremo con 19 giocatori". Schuster, invece, è apparso più categorico limitandosi ad escludere Robinho e Baptista (il cui nome non appare fra i 'cattivi' della notte di Rio) dalla lista dei convocati e a commentare così le voci sul festino: "Senza dubbio è una storia che non mi piace. Sappiamo che queste cose non devono accadere. Parleremo con lui, ascolteremo la sua versione, ma è qualcosa di molto distante dai principi del nostro club". Poi, parlando della condizione fisica di Robinho: "non era a posto qui ed è andato in Brasile a giocare. Il fatto che abbia recuperato nella Selecao è una cosa positiva...".

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L'illusionista Copperfield indagato dall'Fbi.

A las vegas gli sono stati sequesttrati computer, macchina fotografica e denaro. Il celebre «mago» americano è sotto inchiesta per «cattiva condotta sessuale».

(Il Corriere della Sera) Il grande illusionista americano David Copperfield, famoso, tra l'altro per aver fatto «scomparire» la Statua della Libertà e un pezzo della Grande Muraglia cinese è indagato dall’Fbi. Mercoledì scorso, gli agenti federali hanno perquisito il magazzino del famoso illusionista a Las Vegas, sequestrando l’hard disk di un computer, una macchina fotografica digitale e 2 milioni di dollari in contanti.

ACCUSE - La notizia, diffusa da una televisione locale, è stata confermata dall’avvocato di Copperfield e dall’Fbi, che non hanno però fornito ulteriori dettagli. Secondo le indiscrezioni raccolte dal Las Vegas Review-Journal, Copperfield sarebbe accusato di «cattiva condotta sessuale». Il reato sarebbe stato commesso all'estero, per questo a indagare e l'Fbi, in particolare l'ufficio di Seattle. L’avvocato di Copperfield, David Chesnoff, ha dichiarato che «Le persone famose sono spesso accusate di questi reati, ma crediamo che l’indagine si risolverà in maniera positiva».
Attualmente Copperfiel si dovrebbe trovare nel sud-est asiatico per una tournè che lo dovrebbe tenere lontano dagli Usa fino a metà novembre.

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Boccaccio? Lo trovi sul telefonino. 400 indagati per i software-spia.

Un giro enorme di cellulari modificati che registrano sms e chiamate.
Oltre ai reati, centinaia di episodi paradossali ma anche di crisi familiari.
Il programma scoperto indagando su Danilo Coppola.
Ci sono persino quattro coniugi
che abitano nello stesso palazzo, avevano relazioni incorociate e si spiavano a vicenda.

(La Repubblica) Cellulari modificati, regalati e usati come occhi e orecchie per controllare in qualche caso l'onestà di dipendenti, le frequentazioni dei figli, ma soprattutto la fedeltà di centinaia di mogli, mariti e fidanzati.
E' quanto emerge dall'inchiesta "Spy Phones" della Guardia di Finanza di Vicenza, in cui sono coinvolte oltre 400 persone. Il sistema si chiama 'Polifemo', ed è capace, se inserito in un telefono cellulare detto 'schiavo', di monitorarne, registrandole su un analogo apparecchio 'pilota', sms e chiamate oltre a funzionare come cimice ambientale.
Sarebbe stata l'inchiesta sul crack dell'imprenditore romano Danilo Coppola a portare alla luce questo strumento.
Le Fiamme Gialle hanno denunciato per associazione a delinquere cinque persone ritenute 'menti dell'impresa, mentre sono state denunciate per vari reati tra cui intercettazioni abusive e accesso abusivo a sistemi informatici altre 420 persone; segnalati una ventina di rivenditori di telefoni che potrebbero essere stati in grado di applicare i sistemi spia.

Ma oltre agli aspetti penali, la massa di documenti dell'indagine mette a nudo "vizietti" di mezza Italia, elaborando una casistica nella quale avrebbero attinto volentieri Boccaccio e Flaubert, ma anche rivelando episodi di crisi familiari e tragedie sfiorate. In quest'ultimo caso, sono stati proprio gli uomini delle Fiamme Gialle di Palermo a evitare che una giovane moglie passasse alle vie di fatto contro il marito dopo aver scoperto che l'uomo le aveva regalato un cellulare "taroccato" grazie al quale spiava parole e movimenti.

L'episodio più incredibile tra quelli descritti dalla Gdf è tuttavia targato Napoli. In un condominio i coniugi di due coppie avevano intrecciato tra loro delle relazioni a insaputa dei rispettivi partners. Tutti e quattro erano però dotati di telefoni spia che hanno evidenziato la tresca. I quattro protagonisti si trovano ora nel duplice ruolo di parti offese e di indagati.

A Genova, poi, una signora si è accorta che qualcosa non andava nel suo portatile perchè ha visto improvvisamente raddoppiarsi i costi, risultato inevitabile considerato che ogni sms ricevuto o inviato veniva "rimbalzato" con uguali spese, sul telefono di chi la stava controllando.

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