banda http://blografando.splinder.com

venerdì 16 novembre 2007

Sicurezza, il caso Milano.

Si moltiplicano i comitati di autodifesa.

(Corriere della Sera) Paura è il sentimento più forte, poi viene il senso di abbandono, il vuoto della politica e il disagio sociale. C'è sempre uno spacciatore sotto casa nei quartieri di Milano. E si può vivere come nei film di Almodovar, tra i drogaparty in condominio e i transessuali della porta accanto. Ma più spesso ci si barrica nell'appartamento, come fanno certi anziani. Dove sono la sera i vigili, la polizia, i carabinieri? Perché le pattuglie attraversano piazza Duomo e ignorano le inquietudini di tante periferie? Nel gelo di certe solitudini l'insicurezza cresce come l'età dei residenti: mezzo milione di milanesi ha più di sessant'anni. Sono un esercito di pensionati, su un milione e trecentomila abitanti, che ignorano i tracciati di globalizzazione portati dalla classe creativa: loro chiedono regole, controlli, legalità.
Fiction e realtà
Davanti al camper itinerante del Corriere
una città che si sente trascurata dal Palazzo confessa di sentirsi inascoltata: politica e istituzioni non sono solo lontane, sembrano virtuali, come le fiction con il maresciallo Rocca. Insieme ai picchi d'eccellenza, alle qualità e ai suoi primati, c'è una Milano che vuole anticipare un nuovo corso: più tutela per i cittadini. Per il farmacista del Corvetto che vede i rapinatori salire indisturbati al piano di sopra dopo il colpo; per le mamme di Quarto Oggiaro che vogliono ritagliarsi una vita normale con i figli e accettano volentieri l'integrazione con gli stranieri; per chi abita in centro e ogni notte diventa ostaggio del traffico selvaggio e del rito dell'aperitivo.
Non è razzista la Milano frantumata in mille isole di resistenza civile: è preoccupata. E si domanda: perché è tanto difficile avvicinare chi amministraino? Perché aumentano i campi rom, perché continuano le occupazioni abusive delle case Aler, perché ci sono tanti clandestini? Nessuno parla dei lavavetri, della bolla settembrina sulla tolleranza zero ai semafori. È il minimo dei problemi. Si parla dei guai nelle case popolari del Molise Calvairate, dove il disagio psichico condiziona la vita di alcuni isolati; e delle stanze affittate a maghrebini, dieci, quindici, stivati nei bilocali attorno a via Padova. E dello spaccio epidemico di droga, cocaina soprattutto, che va dai quartieri delle discoteche extralusso ai capannoni dismessi: a Milano il boom continua.
Ma il racconto dalla strada spazza via certi luoghi comuni: il cuore di Milano non è più il centro, è la periferia. Duomo, via Dante, Cordusio, sono luoghi di transito. Immagine, simbolo: certo.
Ma non ci abita più nessuno. I residenti sono scesi da 15 a 7 mila. La Bovisa invece è uscita dalle nebbie: è già nel futuro con Triennale, Politecnico, la ricerca farmaceutica del Mario Negri. Così come la Bicocca, diventata polo universitario e residenziale. Ma nelle trasformazioni tumultuose degli ultimi anni, delegate ad architetti, immobiliari eal laissez faire del privato, la risposta istituzionale è carente: il Comune è in affanno nel riordino urbano, la regia non funziona, i cittadini lamentano un degrado strisciante, lavori interrotti, improvvisazione. Anche nel quartiere Isola, dove Milano concentra la bohème e le botteghe artigiane, la rinascita è percepita da molti come un abbandono: si alzano le torri di Cesar Pelli, ma intere strade sono anche qui un emporio della droga, pericolose e inaccessibili. Un po' Blade Runner e un po' Medioevo. Dateci almeno qualche vigile di quartiere, dicono i cittadini.
La sfiducia
C'è sempre uno scontento di pancia, un senso di fiducia tradito nelle persone che raccontano una storia. Molti si sono uniti in comitato, per farsi sentire o per disperazione. A Citta Studi, trapanata come una gruviera dagli scavi dei parcheggi, il comitatismo è contagioso: ce n'è uno per ogni piazza. Difendono alberi, protestano per l'incuria dei giardini, sorvegliano gli abusi edilizi, si battono per ristrutturare una scuola. Delegittimano la grande illusione dei consigli di zona, i parlamentini delegati dal Comune al territorio: sono inutili, un fallimento, è il verdetto del camper. Così non servono più. È solo affanno il loro tentativo di acchiappare una città frantumata, molecolare. Meglio gli oratori, avamposti di un welfare che funziona, e fa anche da presidio sociale. Ma non bastano. Nei quartieri della città che cambia comitati e volontari cercano di mettere insieme il lato A, quello di chi si sente sopraffatto, con il lato B, quello di chi è ottimista. A Ponte Lambro c'è un barista che tiene la pistola sotto il bancone: non si sa mai. Ma attorno a lui, in quello che aveva fama di essere un quartiere perduto, c'è l'attivismo delle nuove coppie con bambini. Quelle invocano alternative alla noia dei figli, magari con impianti sportivi, perché anche così si allontanano i giovani dai raid senza casco sui motorini smarmittati. È un po' spietata la faccia senza trucco di Milano: sui Navigli, regno della notte e della movida, si protesta per il traffico e per i topi. Altro che Ratatouille. Ma non c'è disfattismo. La Milano che si racconta sul camper vuole farsi amare.

Sphere: Related Content

Nessun commento: