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venerdì 16 novembre 2007

Illy e l'amaro caffè zingaro.

(Tommaso Di Francesco - Il Manifesto) L'intervista che Riccardo Illy, presidente della regione Friuli Venezia Giulia ha rilasciato a Gigi Riva su L'Espresso di questa settimana è una delle pagine più inquietanti della nuova xenofobia. Ammantato di pragmatismo decisionista come si conviene ad un governatore di regione, propone questa idea amministrativa: non c'è bisogno d'essere razzisti con gli zingari, bisogna farli diventare come noi, eliminando subito tutti i loro «privilegi» (sic). «Vecchi accordi internazionali - spiega Illy - ratificati da vari paesi rispondevano ad un mondo che non c'è più. Quasi tutti gli stati dove i rom sono presenti sono entrati in Europa, c'è la libera circolazione delle persone. I rom non rischiano più il genocidio e l'isolamento. Di più: non rischiano nemmeno di essere discriminati» e quindi conclude «non c'è più ragione di mantenere norme speciali che riguardano, ad esempio, maggiori difficoltà per il loro allontanamento o i loro mezzi di trasporto che circolano con targhe non regolari».


Rom nei campi di sterminio nazisti
Eppure l'Onu e l'Unione europea non la pensano così. L'Alto commissariato per i diritti umani accusa il governo italiano di avere violato con l'accettazione di procedimenti d'espulsione di rom in alcune città, molte convenzioni internazionali, proprio quelle che Illy giudica superate dalla storia. E il commissario dell'Unione europea Josè Manuel Barroso chiama in causa sempre il governo italiano per non avere mai richiesto in sede comunitaria i fondi previsti per la condizione dei rom. Segni evidenti che gli organismi internazionali riconoscono che quella storia non è «superata» e anzi abbisogna di leggi e fondi particolari.

Se non sapessimo che l'industriale del caffè prospera in una terra di confine con i Balcani, verrebbe voglia di gridare: ma dove vive Riccardo Illy? Ma la sua non è ignoranza, è ideologia, cioè falsa coscienza. Se vogliamo «normalizzare» la presenza degli zingari e la loro partecipazione alla società europea, come pure sembra volere Illy, è mai possibile disconoscere che è tuttora minacciato quel popolo in fuga dalla terra bruciata prodotta dalla guerra nei Balcani? Quel conflitto appare tuttaltro che concluso quanto a garanzie delle minoranze e rispetto dei diritti umani in Slovenia, Croazia, Bosnia Erzegovina, Serbia e Kosovo, Montenegro, fino in Macedonia. Tutte crisi rimaste aperte come vulcani attivi dalle quali proviene ininterrotta una moltitudine di pulizie etniche. Possiamo dimenticare che lì gli zingari sono stati le prime vittime, loro che tra le etnie super-armate non hanno mai preso un'arma in mano, e che in massa sono dovuti fuggire dalla Bosnia Erzegovina e in 200.000 dal Kosovo abbandonando beni, lavoro e perfino i loro cimiteri. Perché quelle terre jugoslave erano un pezzo della loro «patria», lì erano stanziali e hanno subìto un vero e proprio pogrom con centinaia di vittime sotto gli occhi «vigili» della Kfor Nato. Vada a prendere un caffè nelle gelide pianure del Danubio dove sono arrivati in fuga e nel terrore da Pristina migliaia e migliaia di profughi rom che vivono, malsopportati da tutti, in baracche di lamiera e cartone.

Che cosa è accaduto poi ai rom che vivevano a est dopo le svolte democratiche dell'89? Illy vada a prendersi un caffè in Boemia Moravia dove solerti amministrazioni locali avevano permesso la costruzione di un muro per dividere dal resto della città i quartieri zingari. Oppure in Slovacchia dalle donne rom che hanno denunciato di essere state sottoposte a sterilizzazione a loro insaputa.

P.S. Veltroni ha accompagnato in questi giorni una scolaresca ad Auschwitz. Avrà ricordato che lì sono stati gasati e bruciati nei forni anche centinaia di migliaia di rom?

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