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martedì 22 gennaio 2008

Milano. Per non perdere la poltrona. «Sgarbi resta, la politica culturale cambia».

L'assessore ha presentato il simbolo del suo nuovo partito.
«Sarà espressione dei principi e dei valori che condividiamo».
Le due mostre contestate si terranno alla fine di febbraio al Pac.

(Il Corriere della Sera) Vittorio Sgarbi resta sulla sua poltrona di assessore, ma la politica culturale della giunta sarà decisa insieme e in linea con i valori della espressi da Palazzo Marino. Così Letizia Moratti ha fatto il punto dopo il confronto con Sgarbi, «colpevole» di aver organizzato le mostre dei controversi Jan Saudek e Joel Peter Witkin. «L'assessore resta - ha dichiarato il sindaco -, il problema non era Sgarbi ma la politica culturale e lui si è impegnato a rivederne le linee che devono essere espressione dei principi e dei valori che condividiamo nella nostra politica». Una linea che «non è certo di censura, ma che non vuole vedere né avallate né valorizzate immagini che possono avere dei risvolti molto negativi da un punto di vista sociale sulla città, mi riferisco in particolare a immagini blasfeme e pedofile». «Si possono far vedere delle immagini anche forti - ha concluso il sindaco -, ma devono essere presentate come immagini negative, se non è possibile queste immagini non saranno esibite».


AUTONOMIA - Risposta di Sgarbi: «La mia autonomia di assessore alla Cultura è un principio che non è mai stato messo in discussione». Ormai sicuro di restare al suo posto, Sgarbi ha snocciolato i numeri della sua attività nel 2007: 39 mostre di cui 25 a pagamento, 550.832 biglietti staccati, con un incremento del 30% rispetto all'anno prima. Secondo lui il chiarimento con il sindaco ha riguardato soltanto il principio che Palazzo Reale è un contenitore per «mostre per tutti» e che le immagini di contenuto più forte siano corredata da didascalie di contestualizzazione. «Non ho mai avuto richieste di allineamento su altre posizioni - ha spiegato Sgarbi - e come assessore non ho mai rappresentato nessuna linea militante».

NUOVO PARTITO - «In un anno e mezzo nessuno poteva fare di più in termini di qualità e quantità». E a riprova del proprio impegno l'assessore ha annunciato per i prossimi anni un'esposizione su Leonardo da Vinci, una sui Longobardi in Lombardia, una dedicata agli anni Sessanta e una sul Sacro monte di Varallo. Quanto alle mostre contestate, quelle di Saudek e Witkin, si terranno alla fine di febbraio al Pac anziché a Palazzo della Ragione («Altro che Jan Saudek, il vero scandalo nazionale è l'Ara Pacis» ha commentato di sfuggita). Presentando il simbolo del suo nuovo partito, il Fronte della Libertà, Vittorio Sgarbi ha voluto avvisare tutti i partiti che sostengono la giunta che il suo non è un ruolo tecnico. «La mia presenza nell'amministrazione, per la quale non devo render conto alla Lega o a An, è motivata dal fatto che, durante la campagna elettorale, io ritirai la lista con la quale mi ero candidato, consentendo a uno degli altri due candidati di vincere. Io non sono un trovatello».

CANDIDATURA - Il simbolo del nuovo partito è un cerchio azzurro su cui campeggia, sotto una riga tricolore, il nome Fronte della Libertà in caratteri bianchi, con accanto il cerchio di stelle europeo in rosso. Sgarbi ha assicurato che la sua nuova formazione sarà un tassello costituente del nuovo partito del Popolo delle libertà. «Mi presenterò di sicuro alle politiche - ha assicurato -. Aspiro a un ruolo governativo come quello che avevo prima: mi sta a cuore la tutela del patrimonio artistico italiano, quella è la mia vera vocazione».

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1 commento:

vittoriocervi ha detto...

La questione è molto semplice. Da cittadino milanese non ne faccio una questione di contenuti: l'arte è sempre stata e deve continuare ad essere libera ed è inaccettabile sempre e comunque qualsiasi forma di censura. La questione è piuttosto di opportunità: è sensato che un Comune realizzi (o patrocini) mostre blasfeme, pornografiche o vagamente pedofile? Ciò che è doverosamente ammesso nel privato (galleria, fondazioni, spazi espositivi autogestiti) non sempre è possibile là dove dovrebbe rappresentare lo spirito di un'amministrazione. Se così non fosse sarebbe il caos totale. L'arte non è concettualmente nè di destra nè di sinistra. Ma veicola valori e sentimenti che, necessariamente, la collocano da una parte o dall'altra. Ecco, un comune di Centrodestra, anzi IL COMUNE di Centrodestra, cattolico, filoamericano e quant'altro, non dovrebbe dimenticare mai le idee di chi rappresenta. Ma credo che il punto vero della questione sia un'altro: l'uso personale e spregiudicato che Vittorio Sgarbi fa del Comune di Milano. In un momento per lui drammatico, dopo esser stato cacciato praticamente da tutto, sgradito sia a Destra che a Sinistra, giustamente interdetto alla stragrande maggioranza delle Tv e dei giornali, ormai escluso da qualunque mostra importante (che non sia nella "sua" Milano), che altro gli rimane da fare? Ha una poltroncina da assessore e la usa, come sempre in passato ma ora con una necessità più impellente, per farsi pubblicità e per far parlare di sè. Non ricordo, prima del suo approdo milanese, mostre dal contenuto così sterilmente provocatorio... Eppure Sgarbi si occupa di arte da quarant'anni. Tutto quello che Sgarbi ha fatto a Milano (molto ma di scarsissima qualità) lo ha fatto pro domo sua, per creare scandalo sempre e ad ogni costo, col solo intento di andare in tv, di far parlare di sè e di coltivare il culto (malato) della propria (malata) personalità. Addirittura, caso unico nell'Italia degli eterni conflitti d'interesse), è egli stesso curatore e prestatore delle mostre che come assessore realizza. Con di volta in volta dei poveri prestanome che, quando non indignati per l'abuso personale che Sgarbi fa del suo potere come accaduto recentemente, raccolgono i miseri risultati di mostre belle solo sulla carta, finendo inevitabilmente col fare la figura dei baggiani. bene ha fatto Hans Albert Peter, curatore della mostra 2L'arte delle donne", ad andarsene, scoperchiando un caso che è sotto gli occhi di tutti da sempre, e cioè che l'assessore-curatore Sgarbi realizza mostre per esporre le opere della sua collezione (o di quella della madre che è la stessa cosa). Questo, e il resto, sono inaccettabili.
Sharbi ha fatto molto in questo anno a Milano per le arti figurative, quello che gli piace, gli interessa e gli fa guadagnare soldini. Ma negli altri settori della "Cultura", che non è solo arte o mostre?? Poco, per non dire nulla. Solo polemiche, dichiarazioni provocatorie ed oltraggiose, superficialità e qualunquismo finalizzati solo al far parlare di sè. Sciorina cifre apparentemente da capogiro. 39 mostre? Benissimo: ma che mostre? Mostre buone solo sulla carta, ma per lo più inesistenti e ridicole nei contenuti. Come quelle d'arte contemporanea: splendide nell'idea ma vergognose nel risultato. Mezzo milione di visitatori? E che sono?? Vadano a vedersi che succede nelle piccole Ferrara, Forlì o Brescia, per citare solo le prima, con mezzi infinitamente irrisori rispetto a Milano. Poche mostre, straordinarie per davvero e ripagate da centinaia di migliaia di visitatori, tutti paganti. E senza polemiche, senza dichiarazioni, senza inutili perdite di tempo. O vadano a vedere che succede a Roma, vera capitale artistica d'Italia (Gagosian ha aperto là, non a Milano), dove si realizzano, per esempio, mostre straordinarie come quella di Rothko e Kubrick... Altro che Botero o Vade Retro!
Sgarbi, poi, afferma di occupare un ruolo politico. Molto bene: ma di quale parte? Dalla sua, da quella che gli fa comodo in quel momento, certo, come sempre, ma nello specifico? A giudicare dalle scelte e dai rapporti interni al Consiglio comunale si direbbe tutto tranne che nel Centrodestra. Sfiduciato da lla quasi totalità del Centrodestra e difeso dalla sola Moratti... Ma il Sindaco non si rende conto che il suo drammatico calo di popolarità a Milano è dovuto anche ed in gran parte alle azioni ed alla presenza di Sgarbi in giunta? Si faccia il conto il Sindaco, e con lei chiunque abbia in animo di accollarsi Sgarbi in futuro, non solo di quanti voti lui può portare (pochissimi oggi, visti anche gli ultimi risultati delle sue liste), ma anche di quanti la sua presenza ne fa perdere, inducendo ad un'altra scelta se non all'astensione. Io sono stato un fervido sostenitore della Moratti. Ma se avessi saputo allora che avrebbe scelto Sgarbi come assessore mi sarei per lo meno astenuto. Oggi a maggior ragione, con qualche tentazione nella direzione opposta, non fosse che correrei il rischio di ritrovarmelo fra i piedi. E come me siamo in molti, troppi in questo memento. Che speravamo in un cambio di rotta e in un nuovo assessore più intellettualmente onesto e più centrato sul bene di Milano e della sua cultura. Non è avvenuto, ma accadrà inevitabilmente presto. Ma allora, cara Moratti, sarà tardi anche per lei, tale e tanto sarà il livello di esasperazione al quale l'arroganza e la disonestà intellettuale di Sgarbi ci avranno portati. Comunque auguri. Il mio voto non lo avrà più.