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sabato 7 giugno 2008

Omicidio Oldani, per gli inquirenti morte accidentale ma la famiglia non ci sta.

Uscì la sera con un amico e all’alba venne trovato agonizzante in strada.
(Marco Ruggiero - Il Giorno) C'è chi parlò di delitto gay, chi di strane frequentazioni con ragazzi rumeni e chi di serate particolari e di «cruising», un termine che non si discosta molto da quello di «escort» per gli eterosessuali. Fu come un ciclone che si abbattè su Maurizio Oldani, il commercialista dirigente della Margherita, il quale da vittima si trasformò improvvisamente in aggredito. Ora, stando alla richiesta di archivizione del gip Antonio Corte, si scopre che quella morte fu probabilmente dovuta a una caduta accidentale e che probabilmente non c’è stata aggressione. Altro che pista omosessuale. Ma certo è difficile da credere, pure, che Oldani sia morto solo per una caduta. Ma rivediamolo il tragico film di quella sera del 2 giugno del 2007. Sono circa le 23 quando Maurizio Oldani esce di casa per incontrarsi con un amico a Porta Garibaldi. Devono trascorrere la serata insieme e scelgono un locale di viale Jenner consigliato dall’Arcigay. Qui si siedono a un tavolo e parlano tra loro. Come confermato da molti testimoni non fanno amicizia con nessuno. Solo Oldani, a un certo punto, scambia due chiacchiere con il titolare del locale, il quale è soprpreso di vederlo, perchè era da molto che non si faceva vedere. Intorno alle 2, i due amici escono. L’amico propone a Oldani di accompagnarlo fino a casa, ma corso Garibaldi è chiuso al traffico, per cui Oldani dice all’amico di portarlo fino alla stazione di Porta Garibaldi. E qui scende e prosegue a piedi da solo. Sono circa le 2.30. Oldani viene ripreso dalle telecamere mentre percorre tutto corso Como a piedi. Ma giunto in fondo, invece di attraversare la strada e andare verso corso Garibaldi, dove abita, gira a destra per andare all’Arena, dove ci sono locali e gente che conosce. Alle 4 una telecamera di piazzale Baiamonti lo riprende di nuovo. È solo e non è seguito da nessuno. Dopodichè non ci sono più immagini di lui, ma è certo che fino alle 4.41 non ha ancora imboccato via di Porta Tenaglia, dove verrà poi trovato agonizzante.
LA Certezza la fornisce la testimonianza di un automobilista, che proprio alle 4.41 parcheggia la macchina in Porta Tenaglia e non sente lamenti, nè vede persone a terra. Successivamente, l’autopsia farà risalire il ferimento di Oldani tra le 4.41 e le 5.30. Ebbene alle 4.58, una telecamera posta in piazza Lega Lombarda riprende un uomo che entra in via di Porta Tenaglia. Circa tre minuti dopo, alle 5.01, si nota un’altra persona che lo segue. Gli accertamenti sui filmati, però, non consentono di identificare Oldani in una delle due persone. Ma alle 6.05 il dirigente della Margherita vinee trovato a terra in corso di Porta Tenaglia. Ha la testa spaccata e un trauma sul viso. A notarlo è un passante sceso a portare a spasso il cane. Raccolto da un’ambulanza, Oldani viene trasportato al Fatebenefratelli, dove due giorni dopo, il 5 giugno, muore.
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La verità in un video, parla il legale.
«Macché incidente, trovate i due uomini del filmato» Caso Oldani, la famiglia chiede: riaprite l’inchiesta «I motivi di archiviazione non convincono».

(Marco Ruggiero - Il Giorno) «Ilcaso di Maurizio Oldani va riaperto. Assolutamente. Le motivazioni di archiviazione d’indagine addotte dal gip Antonio Corte, che parla di una probabile caduta accidentale quale causa della morte, non mi convincono affatto. Temo che in tutta questa vicenda ci sia stata un po’ di frettolosità e superficialità. Possibile che non c’era spazio per una proroga d’indagine? Lo si fa per un furto e per un sospetto omicidio si chiude dopo appena sei mesi? Insieme a Massimo, il fratello del dottor Oldani, faremo di tutto perché l’inchiesta ricominci. Anche a costo di tappezzare la città di manifesti nei quali si invita, chi ha eventualmente visto qualcosa, a presentarsi alla polizia e a parlare». L’avvocato Ivana Maffei, legale della famiglia Oldani, il commercialista dirigente della Margherita trovato morto con il cranio sfondato il 3 giugno di un anno fa sul marciapiede di via di Porta Tenaglia, in zona Garibaldi, è molto ferma nelle sue intenzioni. «Sapevo già dell’archiviazione dell’indagine, ma solo in questi giorni ho potuto leggere le motivazioni del gip e proprio faccio fatica a capire. Qui non si spiega per quale motivo Oldani non sarebbe stato ucciso. Semplicemente si sostiene, su indicazioni del medico legale, che "la caduta a terra con violento impatto sulla pavimentazione stradale avrebbe potuto essere accidentale"». E lei non è d’accordo? «Diciamo che potrebbe essere un’ipotesi, ma a mio avviso è totalmente da escludere. Da approfondire, invece, sarebbe l’altra ipotesi, quella dell’aggressione a scopo di rapina, anche se nella sentenza di archiviazione di questo aspetto poco si parla». Può spiegarsi meglio? «Si dice a un certo punto che la possibilità di un’aggressione è stata presa in esame, compreso il fatto che Oldani possa essere stato spinto da dietro da uno scippatore. Ma tutto poi è caduto per due motivi: sul corpo di Oldani non sono state trovate tracce di colluttazione e inoltre non vi è certezza che avesse con sè il marsupio, quindi il ladro non avrebbe potuto rubare nulla». E invece? E invece Oldani il marsupio lo aveva sicuramente con sè, perché non usciva mai senza. E al polso portava anche un orologio, credo di marca "Guess". Un orologio di poco valore, ma che non è mai stato ritrovato». E cos’altro la lascia perplessa? «Un altro punto determinante. Le indagini hanno accertato che il delitto è avvenuto tra le 4.41 e le 5.30, perché un testimone alle 4.41 parcheggia la macchina in via di Porta Tenaglia e non sente lamenti, nè vede corpi a terra. Bene. Ma alle 4.58 una telecamera che si trova in piazza Lega Lombarda riprende un uomo che entra in Porta Tenaglia e tre minuti dopo, alle 5.01, si vede un altro uomo seguirlo». E dunque? «Per gli inquirenti non è possibile dire che uno dei due è Oldani. Le immagini non hanno consentito l’identificazione». Secondo lei? «Mi sarei aspettata quanto meno un esame più approfondito dei filmati, una perizia da parte di uno specialista. Queste due persone vengono viste entrare in via di Porta Tenaglia una dietro l’altra. Ma poi nessuna delle due viene vista uscire, anche se in fondo alla strada, verso via Statuto, vi sono le telecamere delle banche». Magari non funzionavano «È possibile. Però lì siamo a due passi da via Solferino, dai locali notturni, che erano aperti per i festeggiamenti della notte bianca. Per questo motivo mi sembra poco credibile che nessuno abbia visto niente». Secondo lei c’è qualcosa che può aver fuorviato l’indagine? «Sì, l’accanimento dei media sulla pista gay, sul fatto che Maurizio poteva essere stato ucciso solo a seguito di un incontro occasionale. Questo può essere stato un condizionamento. Invece Maurizio era una persona schiva e discreta, che mai si sarebbe fermato con sconosciuti. A mio avviso Oldani potrebbe essere stato ucciso a scopo di rapina e ad avvalorare questa ipotesi rimane la sparizione del marsupio, dell’orologio, nonché delle due persone viste dalla telecamera proprio verso l’ora della morte». Cosa intende fare, adesso? «Sensibilizzare giornali e televisioni, scuotere l’opinione pubblica per cercare anche il più piccolo indizio che possa servire a riaprire l’inchiesta. Non è possibile che un cadavere resti a terra nel centro di Milano per quasi un’ora senza che nessuno veda niente. Qualche testimone deve esserci, ne sono certa. E noi lo cercheremo».

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