Dopo i disordini anni scorsi in piazza e il niet di Luzhkov.
(Apcom) Il Cremlino sotto la nuova leadership cerca "un compromesso" sullo svolgimento del Gay Pride a Mosca e sarebbe stata "mandata una lettera alla prefettura con l'ordine di trovare uno spazio per lo svolgimento della manifestazione sul territorio della città". Lo ha detto ad Apcom Nikolai Alekseev, organizzatore della manifestazione per l'orgoglio omosessuale che "comunque sia - permesso o no - si terrà domenica prossima".
Dopo i disordini degli anni scorsi in piazza e il no deciso del sindaco di Mosca, Yurj Luzhkov, gli organizzatori del Gay Pride si sono rivolti al neopresidente Dmitri Medvedev e la richiesta di permesso a quanto pare è stata "presa in considerazione".
Alekseev è tuttavia molto cauto su un cambiamento dello sguardo da parte della dirigenza politica russa rispetto al Gay Pride, dopo l'avvicendamento al Cremlino tra Vladimir Putin e Medvedev. Putin a suo tempo aveva tagliato corto sulla questione: nel corso di una conferenza stampa aveva definito il calo demografico una priorità più urgente - dei diritti dei gay - per la sua presidenza.
Ora con il nuovo presidente - liberale, giurista e convinto sostenitore del diritto - le speranze di Alekseev e soci potrebbero essere maggiori. Tanto più: ieri Amnesty International si è rivolta direttamente a Medvedev, chiedendo di "garantire" quanto "enunciato nella Costituzione russa e negli accordi internazionali ratificati dalla Russia nel campo dei diritti umani", affinché diventino una realtà per tutti gli uomini nella Federazione. Indipendentemente dalla loro etnia, nazionalità, convinzioni politiche e religiose o tendenze sessuali".
Ma il contesto non è secondario. Per una società dove l'omofobia è un dato di fatto. Una componente davvero radicata nella cultura e nella religione. "Penso che soltanto lunedì - dopo il nuovo tentativo da parte degli organizzatori previsto per domenica - potremmo dire se qualcosa è cambiato o meno" afferma.
Quanto al significato della lettera inviata dal Cremlino, l'organizzatore della manifestazione si astiene da giudizi sulla reale propensione del Cremlino a favore. "Sappiamo che hanno mandato una lettera alla prefettura: evidentemente vogliono trovare un compromesso alla questione". E comunque "in ogni caso, che ci sia o meno una risposta della prefettura, noi terremo il Gay Pride".
Dopo i disordini degli anni scorsi in piazza e il no deciso del sindaco di Mosca, Yurj Luzhkov, gli organizzatori del Gay Pride si sono rivolti al neopresidente Dmitri Medvedev. La mossa a sorpresa è tesa ad aggirare il no del primo cittadino di Mosca. "La nostra posizione non è cambiata", aveva detto ad Apcom qualche settimana fa lo stesso Luzhkov. Una reiterata contrarietà dopo le risse con intervento delle forze speciale Omon verificatesi nel 2007, quando intervennero anche politici italiani a sostegno del Gay Pride. In particolare l'europarlamentare Marco Cappato e l'allora deputato Vladimir Luxuria. Quest'anno si è ventilata l'ipotesi della partecipazione di Marco Pannella, ma pare che nessun politico italiano ci sarà.
Gli attivisti gay sono scesi in battaglia con Luzhkov sin dal 2006. Proprio in quell'anno il sindaco durante una conferenza della Chiesa ortodossa russa al Cremlino aveva definito la Gay Parade un "rito satanico". Il Municipio da allora ha sempre respinto qualsiasi richiesta. Nel 2007 il tentativo di parata guidata dallo stesso Alekseev è finito in questura con il fermo dello stesso Cappato e di altri europarlamentari come il tedesco Volker Beck e di altre 27 persone.
Quest'anno gli organizzatori locali si sono dimostrati ancora più combattivi inondando il Municipio con più di 100 richieste per differenti date e strade della Capitale. Tuttora non è chiara la posizione del Cremlino che si ritrova senza dubbio di fronte a una "vexata quaestio". A fronte di un Paese dove l'omofobia è comunque diffusa e radicata nella cultura. Anche al di là della fede ortodossa.
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