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giovedì 22 maggio 2008

Bullismo. «Ami la danza? Allora sei gay».

Un bambino di una quinta elementare si rifiuta di tornare in classe perché teme le ritorsioni dei bulli.
(Luca Fazzo - Il Giornale) Il Billy Elliot di Città Studi ha 11 anni e sta per finire la quinta elementare. Ma in classe non ci vuole più andare. Continua a studiare, cerca di portare il programma alla sua conclusione naturale, ma di rimettere piede in quella classe «Billy» proprio non se la sente. «Billy» è vittima di un bullismo pesante ed ostinato. E, per incredibile che possa sembrare, a scatenare i maltrattamenti è stata la passione di Billy per la danza. Quando ha scoperto di amare il ballo, il bambino lo ha raccontato in classe, con l’entusiasmo e l’allegria di chi vuole condividere con gli amici una scoperta. Era meglio che non lo avesse mai fatto. Perché gli altri maschi della classe lo hanno marchiato immediatamente: «Sei gay». L’equazione «ballerino dunque omosessuale» gli è piombata addosso. E per «Billy» non c’è stata più pace.

La scuola dove tutto accade è un’elementare di buon nome, ben frequentata. Eppure, nel racconto del bambino e della sua famiglia, quel che colpisce è l’apparente sordità della scuola alle richieste d’aiuto lanciate dal ragazzo. È stata l’indifferenza delle insegnanti e dei vertici scolastici, racconta l’avvocato incaricato dalla famiglia, a rendere inevitabile la decisione di ritirare almeno per un po’ «Billy» da scuola: «A quel punto - dice il legale - mancavano le condizioni minime perché il bambino potesse entrare in classe, sapendo perfettamente quel che l’attendeva».

La prima lettera del legale alla direttrice è dell’11 aprile: «I miei assistiti hanno segnalato mesi orsono alle insegnanti che il minore era oggetto di continua derisione da parte di nove compagni per la decisione di partecipare a un corso di danza. Ad onta delle richieste di intervento a suo tempo inviate al corpo docente, la situazione è rimasta pressoché invariata». La direttrice della scuola risponde programmando una serie di interventi teoricamente destinati a risolvere la situazione che però continua a peggiorare: il 13 maggio l’avvocato scrive nuovamente alla responsabile dell’istituto, «gli interventi da lei effettuati non hanno sortito gli effetti sperati, infatti i bulli - passati nelle more da nove a dieci - continuano imperterriti a deridere il minore e a farsi belle dell’Autorità». Nella lettera, l’avvocato dei genitori di «Billy» minaccia di chiedere i danni alla scuola se le prepotenze ai danni del bambino continuassero a venire tollerate. Ma non cambia niente.

Anzi, a leggere l’ultima lettera del legale alla direttrice, si ha la netta impressione che a ritrovarsi sotto accusa sia stato, paradossalmente, «Billy». «I signori E. mi comunicano che ieri lei ha convocato il minore, anziché i bulli, facendogli presente che non avrebbe effettuato alcun intervento diretto sugli artefici delle molestie. I miei assistiti sottoporranno il caso alle competenti autorità e la riterranno personalmente responsabile» di ogni danno causato a «Billy».

E adesso? Fortunatamente tra due settimane l’anno scolastico sarà finito, l’anno prossimo «Billy» andrà alle medie. Con compagni meno ottusi, spera: anche perché di smettere di ballare non ha, giustamente, alcuna intenzione.

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