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martedì 27 novembre 2007

Niente sesso, siamo gay. Uno studio sul matrimonio gay in Spagna.

Coppie omosessuali, lo studio della legislazione voluta da Zapatero.

(P.C. L'Adige) Sono innegabili le implicazioni attuali della tesi di Caterina Galassi, «La disciplina del matrimonio fra persone dello stesso sesso in Spagna», un lavoro che nasce dalla personale esperienza della neolaureata, la quale, grazie al progetto Erasmus-Socrates, si è trovata a trascorrere un anno di studio presso l'Università di Salamanca, proprio nel periodo dell'intenso dibattito mediatico sul progetto di legge del governo Zapatero, per l'apertura dell'istituto del matrimonio alle coppie omosessuali, culminato con l'approvazione, il 30 giugno 2005, della legge 13/2005 che ha convertito la Spagna nel terzo Paese europeo, dopo Olanda (2001) e Belgio (2003), a permettere il matrimonio fra persone dello stesso sesso. «La mia tesi - ci dice la neodottoressa - vuole enucleare le problematiche di inserimento di questa disciplina all'interno dell'ordinamento spagnolo. Va premesso che la costituzionalità della legge 13/2005, pur potendola affermare alla luce di determinati parametri costituzionali e di interventi della giurisprudenza degli ultimi 15 anni, è un problema ancora aperto, essendo ancora pendente un ricorso di costituzionalità promosso da più di 50 deputati del Partido Popular. A questo riguardo va detto che la lettura (in prospettiva storica, letterale, sistematica e comparata) dei diversi articoli della costituzione spagnola dimostra come non esista un modo "univoco" di interpretare: molto dipenderà dal momento storico, dagli interventi legislativi, giurisprudenziali e dottrinali pregressi e, soprattutto, dal contesto europeo. In attesa della pronuncia del Tribunal Constitucional possiamo quindi affermare che l'introduzione del matrimonio fra persone dello stesso sesso non è contrario ai principi della Carta Fondamentale». In cosa consiste la disciplina della l. 13/2005? «È una disciplina molto semplice, che introduce un' innovazione di portata fondamentale senza dichiarazioni di principio o lunghe e "contorte" enunciazioni: in un unico articolo si sancisce il principio di "irrilevanza del sesso dei nubendi", cosicché il matrimonio fra uomo e donna e quello fra persone dello stesso sesso avranno medesimi requisiti ed effetti. Tale semplicità non è esente da aspre critiche, anche da parte della sottoscritta, poiché spesso semplicità non coincide con chiarezza ed accuratezza; infatti si pongono problemi riguardo all'adozione, l'obiezione di coscienza di giudici e funzionari, il mancato adeguamento delle norme di Diritto Internazionale Privato, tutti casi che la legge non disciplina con la dovuta attenzione». Questa svolta progressista di un paese mediterraneo di tradizione cattolica, ha avuto carattere improvviso? «No, già a partire dal 1998 (Legge catalana 10/1998) le Comunità Autonome avevano iniziato ad approvare leggi a tutela delle coppie di fatto, comprese quelle omosessuali, giungendo a riconoscere anche la possibilità di adozione congiunta di un minore (legge della C. A. Navarra, 6/2000). Inoltre dobbiamo considerare che ormai il trend europeo è quello di riconoscere tutela alle coppie omosessuali, il che a maggior ragione ci permette di affermare la costituzionalità (con i necessari aggiustamenti) della disciplina. Vorrei infine aggiungere due considerazioni: la prima è la dimostrazione, attraverso questa vicenda, di una "mobilità dei modelli" all'interno del contesto europeo, poiché un paese tradizionalmente cattolico ha adottato discipline che ci si aspetterebbe proprie di Paesi come le socialdemocrazie scandinave; infine pongo una domanda: cosa accadrà se si affermasse l'incostituzionalità della legge? Che ne sarà delle migliaia di coppie sposate? Chi se ne assumerà la responsabilità politica?». (Il leader dei gay socialistri spagnoli, Pedro Zerolo, al centro, festeggia con altri colleghi di partito la nuova legge sui transessuali).

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