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martedì 27 novembre 2007

Al teatro India di Roma: "Ritter Dene Voss".

(Agenzia radicale) Il passato diventa una gabbia che nega il presente ed inibisce il futuro.Questo sembra voler dire Thomas Bernhard (nella foto) con "Ritter Dene Voss", in scena la Teatro India di Roma (fino al 2 dicembre) per la regia di Piero Maccarinelli. Ne sono protagonisti Manuela Mandracchia, Maria Paiato e Massimo Popolizio, rispettivamente interpreti di Ritter, Dene e Voss.

Due attrici, Ritter e Dene, vivono nella casa dei propri genitori ed ingannano il tempo in attesa che arrivi il loro fratello-filosofo Voss (interpretato magistralmente da Massimo Popolizio), leggendo i giornali e facendo pulizie maniacali che evidenziano una patologia profonda.
La stessa vissuta da Voss...una "discarica" piena zeppa di odio. Voss scatena tutto il suo livore contro le sorelle attrici, figlie dell'odiato teatro.
Casa Worringer è un girone dantesco, una gabbia infernale da cui è impossibile fuggire. La sala da pranzo, luogo della rappresentazione, è la stessa delle detestate riunioni familiari di ieri che rivivono attraverso gli inquietanti ritratti degli avi appesi alle pareti.
Voss non ci sta, la sua follia vuol seppellire il passato. È per questo che scaraventa a terra quei ritratti. Ma alla fine, quei ritratti, simbolo di un tempo andato che sopravvive al presente, riprendono il loro posto. Stavolta capovolti, a testa in giù; a testimoniare la solidità di un cordone ombelicale che neppure la follia di Voss riesce a recidere.

Il nostro "eroe" le tenta tutte per cancellare la memoria del tempo che fu. Come atto estremo di ribellismo, durante una cena a base di brodini e zuppe, tira la tovaglia facendo volare quei piatti e bicchieri che Dene venera come reliquie. I personaggi di quest'opera di Thomas Bernhard sono creature fragili (come le stoviglie andate in pezzi) che hanno la consapevolezza dei propri limiti. Tutto è prevedibile e tutto pare essere già scritto da un destino sadico che fa rivivere incresciose situazioni passate.
Ad interpretare "Ritter Dene Voss" vi sono tre Attori (la A maiuscola non è un refuso di stampa) che si calano nei personaggi bernhardiani dando loro un'energia esiziale che approda alla morte: dell'arte, dell'uomo, del pensiero. Tutto sembra ripercorrere i sentieri di sempre, tutto sembra essere uguale a se stesso.
Ma il mondo di Voss non è sovrapponibile a quello di Ritter e Dene.

Manuela Mandracchia e Maria Paiato duettano dando corpo ad una pregevole performance. Se la prova della Mandracchia è buona, quella della Paiato è ottima. A tal punto che per un attimo siamo stati tentati di gridarle a squarciagola: "brava". Ma sarebbe stata un'interferenza che avrebbe rotto l'incanto, per questo ci siamo astenuti dal farlo. Però l'iperbole dello show (non ce ne vogliano le nostre) si chiama Massimo Popolizio. Irrompe in scena come un ciclone che sprigiona energia allo stato puro. Dire che Popolizio è bravo può apparire riduttivo.
Si tratta di un attore che ha - come direbbe un retore - il sacro fuoco dell'arte nelle vene; passa dall'introspezione psicologica alle esplosioni rabbiose sublimate da una tecnica che rasenta l'eccellenza. Scusate se è poco!
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Teatro India di Roma
Ritter Dene Voss
di Thomas Bernhard
Traduzione di Eugenio Bernardi
Regia di Piero Maccarinelli
Con: Manuela Mandracchia, Maria Paiato e Massimo Popolizio
Scene di Carmelo Giammello; Costumi di Gianluca Sbicca; Musiche di Paolo Terni
Fino al 2 dicembre

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