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martedì 1 luglio 2008

Michelle Obama incontra i gay: fidatevi di Barack.

L’aspirante first lady tenta di convincere gli omosessuali in gran parte fan di Hillary.
(Roberto Rezzo - L'Unità) Fag Hag per un giorno. Michelle Obama è arrivata a New York alla vigilia delle celebrazioni del Gay Pride per rassicurare gli omosessuali: «Barack sta dalla vostra parte». L'aspirante First Lady non si è vista alla tradizionale parata sulla Fifth Avenue, ma ha partecipato a una serata di gala organizzata dal Democratic National Committee's Gay and Lesbian Leadership Council nella Starlight Room al 18mo piano del Waldorf Astoria Hotel. Preceduta sul podio da Michelle Paterson, moglie del governatore di New York, e seguita da Howard Dean, presidente del Partito democratico. L'audience è composta principalmente da omosessuali bianchi, circa 170 persone, presumibilmente facoltose, che per l'occasione hanno versato un contributo di 1,3 milioni di dollari in tutto.
L'intervento è durato 17 minuti. La signora Obama ha fatto il punto sul curriculum del marito in materia di diritti civili degli omosessuali e sulla sua visione per la comunità Glbt qualora fosse eletto presidente degli Stati Uniti. Ha ricordato che lo scorso 26 giugno era il quinto anniversario della storica sentenza della Corte suprema nel caso «Lawrence vs. Texas», che ha abolito in tutta America le leggi contro la sodomia per vizio di costituzionalità. E per dare un'idea della continuità tra il movimento per i diritti civili dei neri e quello dei gay, ha usato l'espressione «da Selma a Stonewall». I due luoghi simbolo della protesta per l'uguaglianza.
Un passaggio importante nel difficile processo di riunificazione della base. La comunità Glbt è una tradizionale roccaforte del Partito democratico. E uno studio condotto da Hunter College Poll prima della fine delle primarie rivela che i due terzi degli interpellati era schierato con Hillary Clinton. Indagini più recenti ma in scala più ridotta sembrano indicare un netto recupero di Obama in termini di consenso. «Gli omosessuali sono democratici molto leali e impegnati - spiega Patrick Egan, docente di Scienze politiche alla New York University - Sono soliti avere un ruolo nell'organizzazione della campagna e nella raccolta fondi ben superiore al loro peso numerico in termini elettorali. Qualsiasi candidato con un minimo di sale in zucca deve trovare il modo di stringere un solido rapporto con questa popolazione».
Rimane ancora molta strada da fare per superare differenze e diffidenze. Obama in Senato ha votato contro l'Uniting American Families Act, il disegno di legge che avrebbe cambiato i regolamenti sull'immigrazione per consentire ai partner dello stesso sesso di cittadini americani di ottenere la residenza permanente in Usa, alla pari degli eterosessuali stranieri. Nel suo libro di memorie «The Audacity of the Hope» si legge: «Come ufficiale eletto in una società pluralista, ma anche come cristiano, è mio dovere considerare la possibilità che la mia opposizione ai matrimoni fra persone dello stesso sesso sia ingiustificata».
Dopo l'uscita di scena di Clinton, il rischio maggiore è quello dell'astensionismo. «Vivo a San Francisco e in 34 anni non ho mai visto la senatrice Dianne Feinstein al Gay Pride - si legge in un post sul sito del Village Voice - Troppi democratici si comportano come tutti gli altri: ben felici di prendere i nostri soldi e i nostri voti. E poi chi s'è visto s'è visto». E ancora: «In una campagna che ha come slogan il cambiamento, alla fine per calcolo politico trionfa sempre la bigotteria. Tutta questa prudenza e tutti questi distinguono fanno uno strano effetto sulla bocca di un personaggio che si accredita come un campione nella difesa dei diritti civili».
Un editoriale su Gay Wired ammette che «perdere Clinton, nostra alleata storica, è stata una mazzata. Ma è importante guardare le cose con pragmatismo». Se Obama si barcamena per non perdere consensi tra l'elettorato di centro e tra le chiese afro americane, sull'altra sponda tira un'aria poco rassicurante. L'organizzazione dei gay repubblicani, Log Cabin Republican, è così marginale all'interno del partito che nessuno fece una piega quando i suoi esponenti rifiutarono il sostegno a George W. Bush alla convention del 2004. I conservatori sembrano mostrare rispetto per gli omosessuali solo se il padre si chiama Dick Cheney. Il veterano John McCain ha dichiarato di recente che «la presenza degli omosessuali nelle Forze armate rappresenta un pericolo per la sicurezza nazionale». E la conoscenza della comunità omosessuale di Cindy McCain non si spinge oltre quella del suo parrucchiere.

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