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mercoledì 12 dicembre 2007

Sinistra di lotta e di governo: i quattro ministri rossi e il nodo Dal Molin.

I comitati
(Panorama) C’era una volta la sinistra di lotta e di governo. Ovvero quella che nelle piazze si lamentava dei padroni e poi nei palazzi della politica votava insieme agli altri. C’era una volta? No, c’è ancora. Ed è pronta a permeare anche la neonata Cosa Rossa, la federazione che da domenica si chiama La sinistra-L’arcobaleno.

Che i comportamenti siano ancora quelli della sinistra di lotta e di governo lo denunciano gli antagonisti della rete Lilliput che protestano da oltre un anno contro la base militare americana di Vicenza e che ora attaccano anche i compagni: “Ci avevano promesso, e stava nel programma dell’Unione, una riduzione delle spese per gli armamenti. E soprattutto hanno recentemente approvato la Finanziaria nella quale sono stati stanziati i fondi per il finanziamento della nuova struttura militare che raddoppierà di fatto la base militare americana. Si fanno belli con il popolo antagonista dicendo che sono contro la base, ma nei fatti avallano la decisione di ampliare la base”. Per protestare contro la base americana a Vicenza è prevista una tre giorni di confronto (un’assemblea prima e un convegno poi) che culminerà con una manifestazione il 15 dicembre. A cui hanno aderito tutti e quattro i partiti, di lotta e di governo, della Cosa rossa.
Un assaggio della protesta, e della spaccatura tra movimenti e partiti, si è avuta a Roma proprio in questo fine settimana dove si celebrava la nascita della Sinistra unita. Non è mancata la contestazione pacifica (sotto forma di “okkupazione” dell’assemblea della Cosa rossa) dell’associazione No Dal Molin che ha chiesto alla Sinistra-L’arcobaleno di adoperarsi, anche in sede di governo, per scongiurare il raddoppio della base militare della Nato a Vicenza. E i quattro ministri rossi Alfonso Pecoraro Scanio (Ambiente), Fabio Mussi, (Università), Alessandro Bianchi (Trasporti) e Paolo Ferrero (Solidarietà sociale) non se lo sono fatti dire due volte: hanno inviato una lettera a Romano Prodi in cui chiedono di ridiscutere il raddoppio della base militare.
La spiegazione che danno quelli della sinistra a Panorama.it ha un sapore tutto politichese: la Finanziaria, dicono senza voler essere citati, non prevede il raddoppio della base, ma solo uno stanziamento di fondi per le strutture militari. È per questo che, per premere sul resto della coalizione, è stata avviata quell’iniziativa politica nella quale i 4 ministri hanno preso carta e penna scrivendo al premier.

Oliviero Diliberto, Fabio Mussi, Pecoraro Scanio, Franco Giordano all'assemblea de La Sinistra - Arcobaleno | Ansa

I Verdi inoltre pongono una questione ambientale, come sottolinea il vicepresidente del gruppo Verdi-Pdci al Senato, Natale Ripamonti: “Abbiamo chiesto che prima di qualsiasi intervento di raddoppio della base sia fatta la valutazione d’impatto ambientale. Di certo non sarà questa Finanziaria a dare il via libera al raddoppio della base, che è ancora tutta da vedere”.
Fonti del ministero della Difesa aggiungono che, visti gli impegni presi ormai tempo fa, il raddoppio della struttura militare non si discute: gli accordi con gli Usa erano quelli di concedere il raddoppio della base. E così sarà.
Come finirà? Come il copione di un film già visto: a protestare a Vicenza ci saranno tutti. Forse Romano Prodi chiederà (o esigerà?) che non scendano in piazza membri del governo; seguiranno le solite tensioni nell’Unione, ma alla fine gli accordi internazionali con gli Usa verranno rispettati. Magari con l’astensione di alcuni (i soliti) ministri intrappolati nel loro doppio ruolo di lotta e di governo.

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