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sabato 29 dicembre 2007

Nuovo caso di pedofilia: abusi su un disabile di quattordici anni, agli arresti operaio pakistano.

(Il Brescia) All’inizio aveva attirato il ragazzino disabile, suo vicino di casa, con l’inganno: gli aveva dato spago, si era fermato a chiacchierare con lui a lungo, lo aveva fatto giocare. Ma nel giro di alcuni mesi il doppio gioco di un operaio di nazionalità pakistana è venuto a galla: l’aggancio era finalizzato, il divertimento col tempo era stato sostituito con l’assoggettamento psicologico e con lo stupro. Lui 50 anni, il ragazzino 14. L’uomo, H.N. - operaio in un fabbrica della provincia e moglie e figli rimpatriati - ora è stato reso inoffensivo: gli agenti della sezione di polizia giudiziaria della Procura di Brescia lo hanno arrestato con l’accusa di violenza sessuale aggravata dall’età della vittima, un minorenne per di più con un grave handicap psico-fisico.
L’arresto reso noto ieri risale a qualche giorno prima di Natale: una liberazione per la famiglia del piccolo.

A far scoppiare il caso un educatore sociale che ha saputo captare il disagio dell’adolescente. Alla vista dell’uomo il ragazzino si irrigidiva, piangeva, cercava di scappare. E lui, preoccupato e insospettito, si è sforzato di cogliere alcune parole di sfogo.
L’inchiesta avviata dal pm Marco Dioni non ha tardato a dare riscontri: appostamenti, pedinamenti e foto hanno confermato il peggiore dei quadri sospettati.
Gli abusi avvenivano in casa dell’operaio. E lì si sono concentrate le indagini. Il risultato agghiacciante: lì avvenivano i palpeggiamenti e le violenze sessuali. Tanto che il minore, appena 14enne, aveva maturato una tale sudditanza psicologica nei confronti del pakistano, che gli creava una vera e propria paralisi fisica. Ogni volta avrebbe voluto scappare, ma restava impalato, bloccato. Uno choc che si ripeteva anche dopo gli abusi del pakistano, tanto che il suo aguzzino, una volta sfogato le sue voglie,lo cacciava materialmente da casa spingendolo via. Ciò, naturalmente, - come è emerso da ambienti della Procura - ha favorito la reiterazione degli abusi sessuali e le violenze psicologiche nel tempo.
Una volta chiusa la porta l’operaio pakistano restava solo con il quattordicenne: da anni, infatti, la moglie e i figli sono rientrati a Karachi, sia per la nostalgia della patria, sia per allontanarsi da lui, lasciandogli l’appartamento. Le attenzioni scattavano, puntuali, in camera da letto e in salotto dopo una sorta di corteggiamento. Il ragazzino non veniva picchiato, ma costretto a subire i suoi sfoghi, mascherati all’inizio anche da carezze.

Atteggiamento che non sorprende Giuseppe Magnarapa, neuropsichiatra.
«Rientra perfettamente nella norma», ha precisato lo specialista, «La maggior parte dei pedofili, infatti, non sono violenti. Mimetizzano la loro inclinazione. È per questo che la pedofilia non è sempre sinonimo di violenza sui bambini. Anzi spesso nasce come una spontanea inclinazione verso i bambini. Il fenomeno, però, non va mai sottovalutato. Può precipitare ed esplodere al contrario proprio in eccessi di violenza, in gravi devianze. Che non hanno necessariamente all’origine un disagio sessuale, specie nei soggetti più giovani. È per questo che ritengo giusto che si intervenga, e severamente, pure nei 'semplici’ casi di pedopornografia online. I soggetti interessati, infatti, che nascondono comunque un vojeurismo perverso, una volta segnalati possono essere avviati a terapie precoci. Che quasi sempre ridimensionano le potenzialità di depravazione. A volte basta un medico».

L’educatore nel caso del 14enne disabile ha fatto il suo dovere fino in fondo. L’operaio pakistano da una settimana è rinchiuso in isolamento a Canton Mombello. Per la sua vittima ora comincia il cammino per superare l’incubo.

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