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lunedì 5 novembre 2007

A Roma un "arcipelago nero" che aggredisce extracomunitari, omosessuali ed ebrei.

(Massimo Solani - L'Unità) Roma - Emergenza immigrazione, città a rischio sicurezza, donne da difendere e identità nazionale da conservare. È soffiando sul fuoco della paura che l’estrema destra ha trovato il brodo primordiale per la propria azione politica. Da Forza Nuova a Fiamma Tricolore, formazioni per lo più sdoganate da Berlusconi che pescando nella pancia più retriva dell’Italia ha cercato inutilmente i voti necessari per battere Prodi alle ultime elezioni politiche. Sigle che spesso significano violenza, quasi sempre razzismo.

Parola d’ordine: «Azione»
«Da oggi in poi i nostri militanti e tutti gli italiani sono moralmente autorizzati ad usare metodi che vadano aldilà di semplici proteste per difendere i propri compatrioti». Dopo l’omicidio di Giovanna Reggiani è stata Forza Nuova a lanciare la “chiamata alle armi”. Scene di razzsimo già viste anche dopo l’omicidio di Vanessa Russo, uccisa nella metropolitana di Roma dopo una lite con due prostitute romene. Perché il dato nuovo nell’azione di queste formazioni (da FN, appunto, alla Fiamma Tricolore passando per una miriade di sigle minori) è proprio la ricerca di nuova collocazione e visibilità propria. Anche menando mani e spranghe. Indisturbati o quasi: come in occasione del raduno organizzato da Forza Nuova un anno fa a Viterbo con la partecipazione di teste rasate provenienti da tutta Europa. Perché esserci e soffiare sul fuoco significa, essenzialmente, attirare a sè nuove leve, per lo più giovani. Emblematica la nascita di “Blocco Studentesco”, una formazione di estrema destra che soprattutto a Roma si è messa a fare politica nelle scuole superiori. Senza disdegnare le botte ai “rossi”. «La ricerca di consenso e l’interesse ad accrescere le proprie fila - scrive il Sisde - ha portato a reclutare fra i più giovani, nonché ad attrarre soggetti e gruppi di marcata impronta estremista, talora portatori di violente istanze xenofobe». Una tendenza che gli 007 hanno segnalato più volte nel nord est d’Italia dove il “Veneto Fronte Skinheads” rappresenta ancora oggi una specie di “stella polare” capace di solide alleanze internazionali con gruppi di mezza europa. Denominatori comuni: l’odio per l’extracomunitario, l’ostentata nostalgia per fascismo e nazismo e la violenza squadrista.

Fascisti in tutta Italia.

Ma se una volta certe formazioni trovavano al nord l’humus più adatto, la tendenza è ormai consolidata in tutto il paese. E la cronaca degli ultimi tempi ne dà un’idea precisa. Il 18 settembre la procura di Varese ha ordinato decine di perquisizioni a carico di altrettanti militanti del “movimento dei lavoratori nazionalsocialista”, formazione che si era addirittura presentata alle elezioni amministrative in alcuni comuni lombardi. E che, fra una celebrazione nostalgica e l’altra al grido di “Viva il Duce” e “Brucia l’ebreo!” (stando alle intercettazioni disposte dai magistrati), organizzava raccolte fondi per il sostegno degli stragisti neri in carcere e lavorava per la creazione di un partito di ispirazione nazista. Fra loro anche un consigliere comunale di An. Dieci giorni più tardi i carabinieri di Rimini hanno eseguito 11 arresti nei confronti di altrettanti militanti di FN che prepavano un attentato incendiario contro un centro sociale. E se sono ancora senza un nome gli autori del raid fascista di giugno a Villa Ada a Roma, a Bologna il 3 agosto sette naziskin sono stati arrestati con l’accusa di aver fatto parte di un gruppo che per anni ha compiuto intimidazioni e aggressioni ai danni di extracomunitari, omosessuali e ebrei. Frutto delle perquisizioni, oltre ad una pistola “Steiner” con 39 cartucce, il solito armamentario: croci celtiche, una copia del Mein Kampf, materiale propagandistico e persino alcune “toppe” di un disciolto gruppo neofascista da consegnare agli adepti con un rito di iniziazione da celebrare nella notte del solsistizio d’estate, sul modello dei raduni dei gerarchi nazisti nel castello di Wewelsberg. Nel frattempo, poi, in tutta Italia spuntano come funghi i centri sociali di estrema destra. A Roma sono già tre, e le chiamano Onc: occupazioni non conformi. Una situazione «molto preoccupante», stando al giudizio del capo della Polizia Antonio Manganelli. «Numerose sono le iniziative in corso - ha spiegato a luglio alla commissione affari costituzionali del Senato - Si comincia così e... ci sono una serie di azioni e reazioni che dobbiamo evitare».

Camerati e ultras.
«In alcune realtà, come quella capitolina, la compenetrazione fra tifo e oltranzismo politico ha evidenziato profili di indubbia insidiosità», scriveva il Sisde a fine estate. Non bastasse l’ormai arcinoto campionario di celtiche, profili del duce issati in curva, saluti romani e cori inneggianti al Duce, basta leggere le carte dell’inchiesta bolognese per avere conferma di quanto da anni gli investigatori ripetono con allarme: gli stadi, ormai, sono il terreno principale di proselitismo delle formazioni di estrema destra. «Lo stadio e la strada è la stessa cosa», ripeteva uno degli arrestati di Bologna mentre intercettato al telefono spiegava ad uno dei capetti della curva quanto importante fosse fare nuovi adepti in curva in un momento di «crisi delle vocazioni».

E nell’organizzazione cresciuta all’ombra delle due torri, ipotizzano gli inquirenti, c’era addirittura un referente addetto a mantenere i rapporti col mondo ultras. «È un anno che sto portando avanti una baracca con quattro persone - spiegava al telefono - per impedire che questa curva qua diventava come il Livorno». Ossia una delle tifoserie più rosse in circolazione. Una delle ultime rimaste peraltro, visto che la geografia dei gruppi ultras è ormai quasi un monocolore nero. Da Roma (Lazio o Roma, fa lo stesso) a Milano (nerissimi lo sono da tempo buona parte dei gruppi organizzati interisti, quelli milanisti invece lo stanno diventando tanto che uno dei gruppi storici e moderatamente di sinistra, la Fossa dei Leoni, è stata costretta a sciogliersi a colpi di pestaggi), da Napoli a Torino (specie sponda Juve). Ma il fenomeno riguarda anche le piazze minori: solo un mese e mezzo fa, infatti, una inchiesta della magistratura ha praticamente decapitato il gruppo dei “Bulldog” della Lucchese. Dieci arresti per percosse, aggressioni e violenze squadriste ai danni di altri due gruppi politicamente orientati a sinistra.

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