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lunedì 26 novembre 2007

Ricerca. Indagine sulla televisione. Tutti la guardano, pochi si fidano.

Il piccolo schermo è la principale fonte di informazione ma nella classifica di credibilità è surclassato da radio, Internet e giornali.

(Luigi Ceccarini e Fabio Bordignon - La Repubblica) La televisione: in cima alla classifica del "pubblico"; in coda a quella della credibilità. E' il principale strumento di informazione per i cittadini: la vedono tutti, tutti i giorni. Ma, in quanto ad attendibilità, è superata da vecchie e nuove fonti: da Internet, ma anche dai giornali e, soprattutto, dalla radio. Vuoi per le polemiche (politiche) che in modo ricorrente la investono. Vuoi per la politica, che arriva a colorare programmi di approfondimento e conduttori. Vuoi per il conflitto di interessi, questione ancora scottante, agli occhi del cittadino-spettatore. Lo confermano i dati del 16° Osservatorio Demos-Coop sul Capitale sociale, che in questa edizione si concentra sul rapporto tra informazione e società.

La televisione (94%), i quotidiani (63%) e la radio (61%) rappresentano mezzi "tradizionali" e, ancora oggi, ampiamente utilizzati per informarsi. In particolare, quasi la totalità della popolazione apprende le notizie dallo schermo televisivo. Ma anche i nuovi media, come la tv digitale (29%) o Internet (39%) sono un'esperienza quotidiana per una parte considerevole di cittadini. Del resto, l'istantaneità dell'informazione è oramai un tratto che segna il modo di comunicare. In questo scenario, sembra resistere il quotidiano: sei persone su dieci affermano di consultarlo almeno qualche volta alla settimana.

L'indagine Demos-Coop fa osservare, inoltre, come la radio (60%), cui va il primato della credibilità, ma anche Internet (36%) e i quotidiani (38%) siano ritenuti più affidabili della televisione (30%). Il classico "l'ha detto la Tv" sembra assumere un diverso significato. Tanto più per i giovani, fra i quali la fiducia verso la radio, Internet e i quotidiani è più elevata rispetto a quanto si osserva fra adulti e anziani.

Ma il Tele-giornale resta, ad oggi, la principale sorgente informativa, e alle testate maggiori va comunque un gradimento piuttosto esteso. A suscitare la fiducia dei telespettatori è innanzitutto il Tg3 regionale, che con il 72% dei consensi conferma l'attenzione per l'informazione locale. Seguono, nell'ordine, Tg1 (69%), Tg3 nazionale (63%), Tg2 (63%) e Tg5 (59%). Il grado di fiducia varia, sensibilmente, in relazione all'orientamento politico. Il Tg3 viene apprezzato soprattutto dagli spettatori di sinistra. Mentre i tutti i notiziari di Mediaset (Tg5, Tg4, Studio aperto) si caratterizzano per un profilo di (centro) destra. Tg1 e Tg2, infine, si collocano più vicini al "centro": leggermente spostato a sinistra, il Tg di Riotta, un po' più verso centro-destra, quello di Mazza. Equidistante dalle due aree ideologiche appare, invece, il profilo dei Tg regionali.

Non sono però solo i Tg a connotarsi politicamente, ma anche i principali programmi di approfondimento (e i rispettivi conduttori): Annozero e Ballarò risultano i più apprezzati dall'elettorato di centro-sinistra, mentre Matrix e Porta a Porta hanno maggiore seguito a centro-destra. Nel complesso, i punteggi più elevati vanno alle trasmissioni di Floris (57%) e Mentana (52%). Anche se molti di questi programmi di approfondimento sono superati dalla satira giornalistica: le Iene (50%) e, in particolare, Striscia la notizia, cui va in assoluto l'apprezzamento più convinto (64%). Greggio e Iacchetti, le veline e il Gabibbo, ma anche Luca Bizzarri, Paolo Kessisoglu e Ilary Blasi, protagonisti dell'"informazione alternativa", sembrano fare concorrenza ai grandi nomi del giornalismo.

Questa la fotografia dell'informazione televisiva, scattata dal sondaggio alla vigilia dell'ennesimo terremoto sulla Tv scatenato dal caso Rai-Mediaset. Una vicenda che riporta l'attenzione su un tema particolarmente sentito dall'opinione pubblica: il conflitto d'interessi, ritenuto problema grave e "urgente" dal 66% dei cittadini. La proprietà del polo televisivo privato da parte del leader dell'opposizione, Silvio Berlusconi, secondo la metà degli intervistati danneggia la libertà di informazione (52%) e condiziona la politica (55%). Un dato che cresce sensibilmente tra gli elettori del centrosinistra, dove è quasi l'80% a condividere questa opinione.

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