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venerdì 9 novembre 2007

Eva Henger a teatro con un inedito di Carmelo Bene.

Al Brancaccio «In fin di voce» ispirato al martirio di Maria Goretti. L'ex pornostar: mi misuro con un genio, che paura.

(Emilia Costantini - Il Corriere della Sera) A cinque anni dalla morte di Carmelo Bene, spunta un inedito mai messo in scena. Lo recita Eva Henger, l'ex pornostar ormai consacrata al cinema, alla tv e ora anche al teatro. Una serata- evento al Teatro Brancaccio (sotto la neodirezione artistica di Maurizio Costanzo) sabato prossimo, con la regia di Enrico Maria Lamanna. L'idea è stata di Giancarlo Dotto, biografo e assistente del grande attore-autore scomparso. In fin di voce si intitola lo spettacolo, ovvero: «prove di redenzione e lampi di osceno nel nome della Beata Maria Goretti e secondo il non meno Beato Carmelo Bene». Il testo finora mai rappresentato, «Ritratto di Signora», riguarda proprio il martirio della giovane violentata e uccisa nell'agro pontino nel 1902.

Ammette Eva: «Non conoscevo questa storia terribile, ma spesso a Roma avevo sentito la battuta — e la ripete, lei ungherese, in stentato accento romanesco —. "Aho! Ma che te senti Santa Maria Goretti?"». Castigatissima in un'immacolata camicia da notte, in scena Eva deve anche mettersi una pettorina che la fa sembrare in topless e si preoccupa: «Non sembrerò nuda? ». La tranquillizza il regista che, tra candele, specchiere e vecchi bauli colmi di abiti teatrali, non la lascia sola: dal buio, oltre alla voce tonante del maestro, emergono testimonianze di Lydia Mancinelli e Cosimo Cinieri sul «loro» Carmelo; su un megaschermo, le immagini dell'attore nei momenti salienti della sua storia artistica. Non è un caso la scelta della Henger: «Conobbi Carmelo nel '94 — racconta —. Ero appena arrivata in Italia e, tramite il mio agente Riccardo Schicchi (poi marito, ora ex, ndr), fui contattata per incontrarlo: aveva visto una mia foto, scattata in una manifestazione erotico- culturale. Voleva propormi il ruolo di Ofelia nel suo Hommelette for Hamlet ». Un incontro stampato in maniera indelebile nella memoria di Eva: «Conoscevo a stento l'italiano e mi chiedevo "perché mi avrà chiamata?". Soffro d'ansia da prestazione e non mi ritenevo all'altezza del compito. Ci incontrammo in un teatro: quando lo vidi, ebbi paura». E poi? Risponde: «Non se ne fece nulla: non avevo i documenti in regola ».

E la paura non è svanita: «È aumentata — avverte —, debuttare in palcoscenico con l'inedito di un genio, non è cosa da poco... Non ho mai visto recitare Carmelo dal vivo, ma solo il video del suo Amleto e ne sono rimasta folgorata». Non era nuovo, Carmelo, a questo genere di contaminazioni. Spiega Dotto: «Per la sua Salomè, volle Veruschka. Amava forgiare attrici senza passato. Il "femminile" era la sua perenne ossessione: l'aver sempre mancato la donna, diceva, mi ha condannato a frequentarle in modo ossessivo. Tutte le mie mogli, il mio harem, la mia delizia, la mia croce». Una di queste «croci», fu Raffaella Baracchi, ex miss Italia poi prestata al cinema di Tinto Brass, che aveva debuttato in teatro, nuda e con poche battute da dire, nella Cena delle beffe di Carmelo: lui poi la sposò ma, in un attacco d'ira, la picchiò brutalmente mentre era incinta della loro unica figlia. «Una brutta storia — commenta Eva —, la violenza sulle donne è inaccettabile, ma Carmelo, si sa, odiava il prossimo in generale. Io, però, non l'avrei sposato e, se la Baracchi lo ha fatto, vuol dire che avevano qualcosa in comune, no?». Violenza e castità è il binomio in cui si districa l'evanescente presenza scenica di Eva che vuole definitivamente chiudere con il passato: «Amo il teatro». E azzarda un desiderio: «Un personaggio che mi piacerebbe interpretare? La Signora delle camelie...».

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