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mercoledì 17 ottobre 2007

Shakespeare sadomaso e al Rione Sanità.

Napoli, rassegna trasgressiva con Ostermeier e Martone. «Sogno di una notte di mezza estate» orgiastico e «Falstaff» recitato dai detenuti del carcere minorile.

(Emilia Costantini - Il Corriere della Sera) Teatro Festival Italia: a Napoli è di scena la trasgressione. Ed è solo il prologo della manifestazione, che si svolgerà poi nel giugno prossimo. Shakespeare è l'autore preso di mira, per veicolare immagini di violenza metropolitana: all'Auditorium Rai, un «Sogno di una notte di mezza estate» in versione orgiastica, firmato da Thomas Ostermeir, ex enfant prodige della scena tedesca (ora quarantenne direttore artistico dello Schaubüne di Berlino); al Teatro San Ferdinando, un «Falstaff, laboratorio napoletano», diretto da Mario Martone, recitato dai giovani detenuti del carcere minorile di Nisida.

Da una parte, sesso sfrenato e liberatorio, sia pure con il beneficio dell'ironia; dall'altra, la guerra camorristica tra bande rivali, dove il personaggio cialtrone delle «Allegre comari di Windsor », qui interpretato da Renato Carpentieri, assurge a una sorta di «Sindaco del rione Sanità », un boss d'animo bonario. Ostermeier, si sa, vuole lo scandalo: ne ha fatto un credo, sin dalle sue prime regie che lo hanno reso famoso. Gli spettatori vengono introdotti in sala, attraverso la porta delle toilettes.

Appena seduti, gli «ospiti», di quello che di lì a poco si tramuterà in uno scomposto baccanale, sono subito aggrediti: c'è chi viene strattonato in palcoscenico, per infilare soldi, naturalmente finti, negli slip (ma, attenzione!, nelle parti intime) di improvvisati spogliarellisti; chi viene assalito in platea da attori seminudi, che saltano in piedi sulle poltrone, accasciandosi poi sui malcapitati che le occupano; chi infine, tra i più fortunati, viene semplicemente invitato a bere intrugli non bene identificati. Parte la musica eseguita dal vivo da una band squinternata: un miscuglio assordante di techno, hard rock e arie d'opera barocche.

Inizia un party erotico all'insegna della provocazione più spinta, derisoria e, a suo modo, disperata: i giovani interpreti del «Sogno» shakespeariano mimano rapporti sado-maso, stupri, estatiche masturbazioni e, tra i maschi, c'è anche chi infila il proprio pene nella bocca di una maschera teatrale, lasciandolo penzolare come una lingua o buffo sigaro di carne. «Siamo qui per dispiacervi, non per farvi piacere, ne sarete disgustati!», avverte uno dei protagonisti. Martone invece fa riflettere sulla qualità del suo lavoro svolto con i ragazzi di Nisida. In una città «teatro di guerra» come Napoli, i giovani detenuti mettono in scena il loro malessere, esorcizzando la violenza di cui sono vittime e carnefici. Nella vita come sulla scena, sono bulli di quartiere che, con la pistola infilata nella cintola, vivono di crimine e di coca. E non è un caso la scelta, da parte del regista, di coniugare Nisida con il San Ferdinando, riaperto e restaurato per l'occasione dopo oltre vent'anni: è un modo per rendere omaggio a Eduardo De Filippo che, non solo rimise in piedi con fatica questo teatro nel dopoguerra dalle macerie, ma negli ultimi anni della sua vita fu molto vicino ai ragazzi del riformatorio, battendosi per loro anche come senatore in Parlamento.

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