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giovedì 11 ottobre 2007

Cesa si scaglia contro la Corte Europea.

(Queerway) Un paio di anni fa un cittadino tedesco, Tadao Maruko, che aveva contratto un'unine riconosciuta con il suo compaio è rimasto vedovo e ha presentato domanda per accedere alla reversibilità pensionistica prevista per i superstiti di un matrimonio.
La corte suprema amministrativa di Monaco ha però negato tale reversibilità perchè "lo statuto non tutelava tali prestazioni di reversibilità per i contraenti di unioni civili registrate".

In poche parole secondo la corte bavarese i "termini vedovo, vedova, marito e moglie" non possono essere estesi "alle unioni civili registrate, riservate a coloro che non possono contrarre matrimonio". In pratica la pensione è riservata solo a chi contrae matrimonio e non può essere estesa a chi non si è sposato anche se impossibilitato dalle leggi vigenti.
Tadao Maruko non si è arreso e ha deciso di presentare la propria questione alla corte di giustizia della Comunità europea. La sua causa viene perorata dall'avvocato generale spagnolo Dàmaso Ruiz Jarabo Colomer.

Colomer ha presentato una memoria ricca di citazioni e casi pertinenti, compresa una battuta di Woody Allen, nella quale chiede alla Corte di giustizia di risolvere le questioni pregiudiziali legate alla sentenza di Monaco dichiarando che "rifiutare la pensione perché non è stato contratto matrimonio, riservato alle persone di sesso diverso, quando è stata formalizzata un'unione con effetti sostanzialmente identici fra persone dello stesso sesso, presuppone una discriminazione indiretta fondata sulle tendenze sessuali, contraria alla direttiva 200/78/Ce".

La corte di giustizia Ue è quindi chiamata a stabilire se negare alcuni effetti di un riconoscimento giuridico di coppia sia un atto di discriminazione da parte degli stati memri. La decisione della corte dovrebbe avere effetti su tutti quei paesi che hanno dato riconoscimento pubblico alle convivenze sessuali mentre potrebbe non avere sessun seguito su quei paesi che, come l'Italia, ancora non riconoscono alcun diritto di riconoscimento alle così dette coppie di fatto.
Ovviamente, malgrado la difficile consequenzialità nel nostro paese di tale possibile sentenza favorevole, si è immediatamente alzato un coro di paladini dei diritti delle famiglie sposate che ancora una volta vedono riconosciuto come loro diritto quello di poter negare diritti simili ad altri.
Tra tutti spicca la mirabolante dichiarazione del segretario dell'Udc Lorenzo Cesa che mette in evidenza la sua unica preoccupazione: che vengano riconosciuti diritti alle coppie omosessuali!

"La famiglia fondata sul matrimonio costituisce il cardine della società. E' inammissibile pensare all'equiparazione della pensione di reversibilità a conviventi dello stesso sesso e un'eventuale pronuncia favorevole della Corte di Lussemburgo sarebbe fortemente destabilizzante.
E' molto preoccupante che vengano poste in essere forzature legislative proprio da parte dell'Avvocatura generale della Corte di Giustizia europea che dovrebbe essere garante e imparziale nell'applicazione dei principi condivisi.
L'Ue è incompetente a disciplinare la materia nel diritto di famiglia ed è interesse di tutti evitare fratture e contrasti tra le strutture comunitarie e gli Stati membri dell'Unione".

Traducendo dal DicCiese la dichiarazione di Cesa: se ci obbligate a riconoscere diritti ai froci ce ne andiamo sbattendo la porta!
E dire che proprio Cesa è uno degli europeisti più convinti nell'UDC e che spesso parla di adeguare la legislazione nazionale alle linee comunitarie, ovgviamente solo e solo se queste direttive non vadano ad incidere le proprie convenienze politiche!



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