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martedì 2 ottobre 2007

Amori, guerra e sesso... dimenticando i gay.

Domenico Quirico - La Stampa) "Il tempo della guerra è anche il tempo dell'amore: gozzaniano, violento e lubrico, clandestino o esibito, che può moltiplicare il piacere o mortificarlo, spesso impastato di segreto o di costrizione, perennemente in bilico tra dolcezza e oscenità, poesia e doppio senso. Lo racconta e lo cataloga una grande mostra agli "Invalides", «Amori, guerre e sessualità», con manifesti, libri e libretti, caricature, oggetti, musiche, medaglie.

Perchè si fa l'amore in molti modi; guardando in trincea le pin up sulle copertine di Life e di Signal, spiando «merlinettes» e crocerossine, soprattutto scrivendo a casa a mogli fidanzate e amanti, in un diluvio di carta e di passione dove chi sa citare Ovidio sta a fianco di chi, a corto di letteratura, si accontenta delle cartoline predisposte dalla burocrazia militare per i fanti, che devono affidare gli echi del sentimento a sbrigative formule come «il tuo cuore è la mia caserma».

L'amore si fa mettendosi in fila nei bordelli che gli Stati Maggiori hanno subito portato in prima linea per controllare anche la pulsione, o disegnando sulle pareti del bunker o foggiando con la sabbia corpi femminili crepitanti e favolosi. Purtroppo l'amore si fa anche violando, esercitando il diritto della forza. Eppure la guerra totale, triste invenzione del Novecento, l'aveva ufficialmente proibito, cacciato perfino dalle retrovie, predicava l'astinenza.

La sessualità spunta fin dal momento della mobilitazione. Le immagini dell'addio ai soldati servono appunto a dare un'apparenza gioiosa all'avventura sanguinaria che sta per iniziare. La guerra è ancora bella, come i corpi femminili dei manifesti per l'arruolamento, eterei come angeli o raggianti di carnalità polposa.

Soprattutto americani e russi li arruolano quei corpi, li virilizzano con l'uniforme o nelle officine che producono le armi per la vittoria. I gesti maschili nella battaglia, le armi stesse hanno evidenti caratteri fallici, la vittoria in fondo è possedere la nazione nemica. E' con la guerra vera che arrivano la lontananza e la privazione, allora l'amore nelle trincee nei deserti sulle navi sogno, parole scritte, corpi di donna incisi disegnati scolpiti e poi come breviari profani affardellati negli zaini.

Ma la femminilità si trasforma in pericolo con l'ossessione delle malattie veneree che «possono distruggere una armata»; o per le spie che rubano nelle alcove i segreti della vittoria. E poi alluvionale, immancabile, la guerra si porta dietro la sessualità controllata e organizzata dei bordelli per i soldati. Che una immagine ricapitola, quella della casa di piacere a Brest che i tedeschi allestirono in una sinagoga: con i soldati che consultano, tra le croci di Davide, gli orari e le tariffe delle «signorine».

Ma la guerra rende glamour, erotizza, le pin up che non sono solo quelle vitaminiche di Life. Ci sono anche quelle arianeggianti dele riviste delle SS. È ancora l'amore che si paga quando la guerra finisce, con le feroci punizioni di chi ha tradito concedendosi o amando un nemico. O si fa scellerato nello stupro; da conservare come memoria e trofeo.

La foto simbolo dell'amore e la guerra resta quella di Lee Miller nuda nel bagno di Hitler. Indossatrice e ninfa egeria di Man Ray, una vita bruciata alla Fitzgerald, fotografa per Vogue, sbarcò in Normandia nel giugno del 1944. Fotografò l'orrore dei Campi. Il primo maggio del 1945 arrivò a Monaco con i soldati americani e decise di fare il bagno in quella che era stata la casa di Hitler sulla Prinzregentnplatz.

Il suo collega e amante David Sherman la fissò così nella vasca, a terra ci sono gli scarponi e l'uniforme sporca di fango, sul bordo una foto di Hitler che si era appena ucciso. Lei guarda il suo amante, bella e languida, sollevata e stanca, provocante e pudica; il suo corpo ha preso il posto di quello di Hitler nella vasca immacolata. La guerra è davvero finita, ma il trionfo dell'amore porta con sè solo grande malinconia."

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Ndr - E' bizzarro come l'estensore dell'articolo dimentichi le volte in cui furono utilizzati frotte di bei ragazzi ingaggiati dai vari servizi segreti per sedurre ed estorcere informazioni ai nemici. Siamo alle solite, l'omosessualità in certi ambienti sembra non esistere. L'enesima occasione mancata anche da "La Stampa".

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