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venerdì 28 settembre 2007

Parigi, Damon Albarn: L'ex Blur apre la stagione del Teatro Châtelet con la rilettura di un libro cinese del '500.

(Laura Putti - Kataweb) PARIGI - Nella Cina del 1500 nessuno avrebbe mai immaginato che un giorno, in un'opera musicale ispirata a quell'epoca, potesse risuonare un "klaxophone". Ma quello che avrebbe stupito un cinese di cinque secoli fa scaraventato nella Cina di oggi è probabilmente ciò che ha stupito anche Damon Albarn, cantante dei Blur e dei Gorillaz, perduto nelle strade di Pechino: le automobili e i loro clacson usati senza posa. Ecco allora che, nella partitura di "Monkey, journey to the West", tra violini, trombe, zhongran e zheng, la rockstar inglese ha infilato anche uno strumento di sua invenzione; quel "klaxophone" che mercoledì sera al Théâtre du Châtelet, durante la "grande première" di "Monkey", è intervenuto con fragore. Ispirata al "Xi You Ji" ("Viaggio in Occidente") di Wu Cheng'en (1500? - 1582?), uno dei libri più importanti della letteratura cinese, l'opera che ha aperto la stagione lirica dello Châtelet ha sul palco una settantina tra attori, acrobati, circensi ed esperti di arti marziali dell'Opera di Pechino. Damon Albarn ne ha composto le musiche e Jamie Hewlett, l'altra metà del gruppo virtuale dei Gorillaz (progetto di musica e cartoon), si è occupato delle scene, dei costumi e delle animazioni accanto al regista Chen Shi-Zheng (già autore della messinscena del "Padiglione delle peonie", opera capolavoro della tradizione cinese).

A metà tra opera cinese e opera rock, ma senza espressionismi melodrammatici, "Monkey" racconta il viaggio in nove tappe del Re Scimmia, nato dall'esplosione di un uovo sulla Montagna dei Fiori e dei Frutti (a cartone animato su un grande schermo). Accompagnato dal monaco buddista Tripitaka (vero protagonista del romanzo di Wu Cheng'en), da un Cavallo Bianco (avatar del Principe Dragone), dal porcino e lascivo Porcelet, e da Sablet (monaco in disgrazia che Hewlett disegna come un malinconico Amleto), il Re Scimmia percorre i cinque continenti e attraversa i quattro elementi.
Ogni scena è stupefacente per colori, per energia, per virtuosismi atletici. Lo spazio è utilizzato al massimo, cielo compreso: la bellissima dea Guanyin scende volando (e cantando) dal loggione fino sul palco; le sette creature celesti sono appese in alto e non cessano di fare evoluzioni assieme a cinque piccole contorsioniste al centro della scena; la violenta Principessa del Ventaglio di Ferro (nel cui stomaco il Re Scimmia si infila grazie a uno strepitoso video cartoons a raggi X di Hewlett) affronta l'avversario saltando per aria come nei film di Hong Kong e Taiwan. Alla fine del viaggio i quattro personaggi, Re Scimmia in testa, arriveranno in Paradiso al cospetto di un enorme Buddha (che aveva già imposto una mano sul Re Scimmia, imprigionandolo per cinque secoli).

Il Cavallo tornerà a essere il Principe Dragone e gli altri avranno un titolo onorifico. Il Re Scimmia diventerà il "Buddha Vittorioso nei Combattimenti" e riceverà gli applausi di un teatro (già diretto da Stephane Lissner) fino a due anni fa molto classico, ma oggi, grazie alla gestione di Jean-Luc Choplin, aperto a coproduzioni di questo tipo ("Monkey", a Parigi fino al 13 ottobre, è coprodotto con il Festival di Manchester e la Staatsoper di Berlino).
Appena scesi dal palco dopo gli applausi, Albarn e Hewlett (entrambi nati nel ¿68, anno della Scimmia) raccontano il loro viaggio in Cina attraverso scene degne dell'opera: «Non smettevamo di stupirci della immensa differenza che c'è tra la Cina urbana e quella rurale» dice Albarn, frequentatore curioso di musiche lontane, dal Mali a Cuba, un padre studioso e insegnante di cultura islamica. «Nella partitura ho cercato di mettere quello che ho ascoltato, senza però perdere la mia integrità musicale. Ho messo suoni di automobili, di cantieri di costruzioni, di generatori, tutta la cacofonia della Cina urbana. E ho messo il rumore degli insetti, la musicalità della lingua, i ritmi della vita rurale». Un video delle prove ritrae Albarn molto impegnato in due compiti precisi: ottenere il perfetto bercio dagli attori-scimmia e convincere le soavi attrici cinesi a cancellare dal volto il tipico, cortese sorriso. Troppo espressionista.

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