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sabato 17 maggio 2008

Verona contro l'intolleranza. Il corteo: "Nicola è ognuno di noi".

Momenti di tensione durante la manifestazione in ricordo del giovane ucciso da un gruppo di estremisti di destra. Alcuni giovani si sono staccati dai cordoni e hanno rotto una vetrina. Gli organizzatori sono riusciti a mantenere il carattere pacifico dell'iniziativa.
(La Repubblica) Momenti di tensione a Verona durante il corteo non violento per Nicola Tommasoli, il giovane pestato a morte da un gruppo di estremisti di destra. La manifestazione si è svolta regolarmente ed è stata turbata da un gruppo di giovani travisati e con i caschi che hanno infranto la vetrina di un negozio. E' avvenuto tra Porta Nuova e i portoni di Piazza Bra, quando un nucleo di manifestanti, un blocco compatto, ha rotto la vetrata, sfidando il reparto celere della polizia.

Dal gruppo, estraneo all'organizzazione del corteo, sono partiti anche alcuni petardi. I promotori della manifestazione hanno a lungo supplicato gli esagitati di smetterla e di non rovinare il corteo, ribadendo che esso è all'insegna della non violenza.

Tra i rappresentanti dell'assemblea cittadina, promotrice del corteo "Per sconfiggere l'intolleranza, il razzismo", e le forze di polizia c'è stato un continuo dialogo, per evitare - ha spiegato uno di loro - "che la manifestazione degeneri contro la volontà di tutti". Il corteo è poi proseguito tranquillamente, solo con musica e slogan.

Il corteo si è mosso dalla stazione. Dietro allo striscione di testa "Nicola è ognuno di noi", sfilano verso il centro della città scaligera decine di diverse formazioni politiche, dai centri sociali veronesi a Pdci e Rc, alla Sinistra Democratica di Verona e Sinistra Critica Nazionale, ai circoli Anpi, Arcigay e Arcilesbica, da Emergency ai collettivi universitari.

"L'unico obiettivo è la comunicazione in città, aperta a tutti i linguaggi dell'antifascismo", spiega uno degli esponenti del Centro Sociale 'La Chimica' di Verona.
Tra i manifestanti circola una lista delle principali aggressioni compiute dal 2001 ad oggi in città da gruppi di destra. "Chi amministra questa città parla di casi isolati, di generico bullismo giovanile - scrive il 'Comitati Madri' - ma nelle stanze di chi ha ucciso Nicola Tommasoli sono stati trovati i simboli del fascismo e del nazismo".

Ma gira anche l'appello contro la violenza lanciato dai genitori di Nicola, morto il primo maggio scorso dopo il pestaggio subito in Corte dei Leoni da un gruppo di cinque giovani di destra. "Esortiamo giovani e studenti - è detto nell'appello - a non ascoltare le sirene che predicano i non valori, come prevaricazione e violenza". "Vita vuol dire sacrificio per arrivare alla convivenza civile con l'altro anche se sconosciuto, bisognoso e straniero - è scritto ancora -, solo così il nostro amato Nicola non sarà morto invano".
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