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mercoledì 14 novembre 2007

Criticare la Chiesa fa bene, criticare Arcigay cosa fa?

(La famiglia fantasma) Spesso (più spesso di quanto vorrei) questo blog contiene critiche. Molte sono rivolte alla Chiesa. Con ottimi motivi, direi. ho avuto modo di spiegare che questo non significa che io sono anticlericale - ma anche se lo fossi, comunque, andrebbe anche bene…

Esprimendo i mieie dissensi ho conquistato una certa serenità nel criticare la Chiesa. E questo mi ha molto aiutato a capire che a volte, senza volerlo, ho una reverenza “religiosa” nei confronti di alcune realtà sociali come ad esempio l’Arcigay (ma anche il Mario Mieli…).

Pensandoci bene, nel mio vissuto personale, Arcigay (ma anche il Mario Milei…) ha molti punti in comune con la Religione. Ad esempio, tendo a dare per scontato la sua utilità per la mia vita e per la mia categoria. Sono tendenzialmente acritico nei confronti del suo operato. La sento molto “influente” sulla mia vita sociale, ma allo stesso tempo non conosco affatto questa istituzione. Arcigay sicuramente fa leva su questo ascendente che ha sulla credulità della gente: la sua predominanza strategica le permette di non dover rendere conto del proprio operato, e di non essere valutata dalle persone per cui lavora.

Prima di continuare, ci tengo a precisare che da quando ho scritto il blog (e anche quando ho scritto il libro) tante volte avrei voluto criticare Arcigay, ma pochissime volte ho avuto il coraggio e la lealtà di farlo. Le scuse sono state mille: sentivo di poter essere in malafede, o di non conoscere a fondo ciò che criticavo. Temevo di ferire delle persone che si impegnano in buona fede, o mi sentivo come uno che sputa nel piatto in cui mangia. Poi tempo di farmi nemici, o di essere frainteso da un pubblico “pecorone”, oppure chissà cosa altro. Negli ultimi blog mi suggeriscono di riflettere sulla posibilità che voglia buttare il mambino insieme all’acqua sporca.

Ma di cose che potrebbero essere migliorate in Arcigay ce ne sono tante. E magari effettivamente non conosco questa associazione da vicino, quindi non posso essere portavoce di una critica ragionata, realistica, ponderata. Però posso dire chiaramente come appare arcigay alla maggiorparte delle persone. E si sà. l’abito non fa il monaco, ma pur sempre un abito è. Lo si usa tutti i giorni, no? E da esso la gente capisce tante cose. Quindi… forse è il caso che iniziamo a straccarci le vesti.

  • Ad esempio, dall’esterno Arcigay appre immobile, partitica, in un sospettoso bilico tra ispirazione idealistica e clientelismo tipico romano.
  • Poco trasparente negli obiettivi, nei metodi, sembra spesso avere troppi doppi fini, di certo non voluti, ma di certo mal gestiti.
  • E’ circondata di persone che temono di rivolgerle una critica e si è fatta a sua volta così mansueta ai politici che forse non è invisa nemmeno ai più omofobi politici della destra. O gay docili non davano fastidio nemmeno a Mussolini, giusto?
  • Poco capace di fare autocritica, di migliorarsi.
  • Pensa tantissimo al dinè.
  • Per quanto mi racconta la gente, spesso gestisce i rapporti con le persone “comuni” con una certa arroganza (fuori dagli appuntamenti di canonici di accoglienza settimanale).
  • Non è capace di esercitare una leadership efficace nel panorama variegato delle associazioni GLBT, e sembra essere detestata da molte di queste associazioni (più da loro che dai politici, questo fa comunque pensare).
  • Mostra poco coraggio. Pochissimo. E in questo è da esempio (pessimo esempio) a milioni di omosessuali che si vergognano pure di dire alla mamma di essere gay.
  • Non ha una partecipazione attiva nella vita politica se non i rari casi locali. Non è capace di organizzare GayPride nazionali, ma solo provinciali, anche se poi le sedi provinciali dell’Arcigay sono “schiacciate” dalla predominanza della sede Romana.
  • Non si capisce perché continuano ad esserci le tessere obbligatorie per entrare nei circoli… una fenomeno solo Italiano e che, per quante giustificazioni e spiegazioni possono dare, non da onore all’Arcigay. Vuol dire che non sono capaci di trasformare il meglio la realtà che li circonda. Si chiama inettitudine.


E questa, ovviamente non è una critica ai leader. Credo che ogni leader, con una Arcigay organizzata così, si ritrova come tutti gli altri. E’ l’associazione che forse è nata male e continua a fare frutti insipidi. Non voglio mettere in dubbio la passione e la buona fede di tanti del direttivo di Arcigay. Ma se per non sembrare ingrato devo tacere a vita quello che penso di Arcigay che senso ha?

Quello che voglio, piuttosto, è far riflettere tanta gente sull’atteggiamento supino e religioso che nutrono verso una associazione che ha uno “stampo”, un nome, una collocazione strategica istituzionalizzata. Sono convinto, infatti, che se un giorno il clone di hitler diventasse presidente di Arcigay e ci mandasse tutti ai forni, ci sarebbero tanti gay che starebbero ancora lì a dire che in fondo quel clone sta facendo qualcosa di buono… Ci vuole coraggio di critica, non per screditare nessuno, ma per aumentare la trasparenza, per spingere le istituzioni a rendere conto dei loro obiettivi, del loro operato, delle mete raggiunte e di quelle mancate.

Infatti, lo ripeto, così come non sono anticlericale, non sono assolutamente contro arcigay. Però, sinceramente, così come è proprio non mi va giù.

ARCIGAY NON SA FARSI AMARE DALLA GENTE GLBT, è questo il punto. E spero che queste parole li aiutino a capirlo.

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