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lunedì 24 settembre 2007

Grillo, la Sinistra e trecentomila qualunquisti.

(Marcello Franciosa - www.iniziativa.info) E’ un fatto: la Sinistra italiana ignora la piazza e non sa raccogliere e indirizzare i fermenti e le effervescenze che da questa derivano. Gli ultimi dieci anni insegnano. Vari movimenti non partitici sono nati dalla necessità di dare voce a determinate urgenze del cittadino, dalla precarizzazione del lavoro, alla necessità di essere informati in maniera obiettiva, dalla globalizzazione selvaggia, all’esigenza di una giustizia uguale per tutti.

Che cosa ha fatto la Sinistra e più in generale la politica di fronte a queste domande? Ha demonizzato la piazza ed ha sempre screditato i promotori nella loro persona, chiamandoli populisti, qualunquisti, incoscienti.
I Partiti, che dovrebbero trovare nelle richieste del popolo ispirazione ed orientamento, rinunciano a questa fonte essenziale soltanto per continuare a mantenere se stessi, soggetti in agonia che i cittadini hanno abbandonato da anni. Facciamo qualche passo indietro. Pochi anni fa Nanni Moretti critica la Sinistra parlamentare, sostenendo che continuando in quel modo avrebbe sicuramente assicurato a Berlusconi la vittoria. Nasce, successivamente, un movimento di onesti e normalissimi cittadini che dietro al simbolo del girotondo chiedono che la politica torni ad occuparsi di vita civile e lasci finalmente libera l’informazione di fare il suo mestiere. La Sinistra , invece di ascoltare con attenzione e lucidità le richieste del suo elettorato, accusa Moretti di tacere il nome dei responsabili del cattivo andamento della Sinistra partitica, mancando completamente il cuore della questione, invece di fare autocritica e fermarsi a riflettere. Andiamo più indietro. Nasce il movimento dei No Global che raccoglie anime ed orientamenti ideologici eterogenei, progressisti, cattolici, anarchici, eccetera, uniti dal comune bisogno di rendere il mondo più equo. I nostri politici invece di lasciarsi ispirare da quest’autentica rinascita della coscienza politica, cioè della volontà di partecipare e di dire la propria, si colloca in un atteggiamento di ambiguità. In fondo i No Global sono degli idealisti che vanno trattati con l’atteggiamento paternalistico del genitore che guarda il figlio con ironia, ben sapendo che prima o poi l’erede scenderà a compromessi, sporcandosi le mani.
Ultime elezioni. Dopo cinque anni di Governo Berlusconi, in cui l’Italia ha rischiato di diventare una dittatura latino-americana, l’Unione si aspetta di stravincere. Sorpresa: supera l’acerrimo nemico per pochi voti. Copione già visto: non fa autocritica, non si chiede il motivo di quest’effettiva sconfitta, ma canta vittoria e raduna un esecutivo variopinto, che ricorda i tempi del Pentapartito, distribuendo poltrone ai varie e inconciliabili orientamenti della sua grottesca coalizione. Basta un raffreddore del Senatore Scalfaro per rischiare di tornare alle urne.
Tutto questo è accaduto ed accade oggi perché questa Sinistra è altrove. Ha perso il legame con il suo elettorato e non è riuscita ad ampliarlo laddove più facilmente avrebbe potuto. Ha smarrito, in primo luogo, i legami con il territorio, con le periferie d’Italia dove ci si sente abbandonati dallo Stato, e basta fare un salto al parco “La pinetina” di Tor Bella Monaca o per capire di cosa parliamo. La gente sta male e vive sempre più male, senza cultura vera, senza poli di aggregazione, senza politiche sociali concrete, che vadano al di là delle dichiarazioni d’intenti per affrontare i nuclei dei problemi, fatti di emarginazione, povertà, precariato, crescente impossibilità di istruirsi ed acculturarsi.
Destra e Sinistra sono la stessa cosa, diceva Nanni Moretti nel suo film Ecce Bombo. I cittadini hanno sempre di più questa impressione. Non basta votare per un altro Partito per cambiare le cose perché il germe malsano di questa classe dirigente sembra aver contaminato tutto. La politica si fa per acquisire una posizione di potere per diventare un piccolo signore feudale che distribuisce favori ai suoi feudatari. Si ricorre allora alla piazza, ad altre forme civili di protesta, alle raccolte di firme per affrontare con logica e praticità questioni fondamentali ed urgenti.
Il V-Day non è nato dal nulla, i nostri politici si accorgono di Grillo l’8 settembre, ma il suo sito è tra il più visitati del mondo. Si parla di una manifestazione di qualunquisti e populisti, una giornata a cui non dare eccessivo peso. Cosa dire allora delle centinaia di serate in cui Beppe Grillo ha riempito palasport interi, esauriti settimane prima dell’evento? Qualunquisti che pensano solo a lamentarsi, invece di mettersi a lavorare duramente perché il Paese ne ha bisogno. Peccato che questi spettatori, manifestanti e internauti siano già lavoratori ma precari, oppure persone che in pochi anni hanno visto il loro stipendio dimezzarsi a causa dell’Euro, senza che nessun politico facesse o almeno proponesse qualcosa per impedirlo. Grillo, da comico e quindi talvolta in modo paradossale, parla di grandi questioni sociali, etiche, economiche, un grande pubblico lo segue con attenzione e civiltà. Non è, infatti, accaduto alcun incidente e nemmeno un trascurabile atto di vandalismo al V-Day. Il blog del comico viene contattato ogni giorno da migliaia di utenti. Questo è un grande ritorno della politica. I cittadini si riappropriano in modo libero e trasversale del dibattito, parlando di argomenti fondamentali, come l’eccessivo ed incomprensibile costo della politica o la necessità di avere in Parlamento, che dovrebbe essere l’avanguardia etica e culturale del paese, persone dalla fedina penale irreprensibile, come richiesto, d’altronde, ad ogni privato cittadino che voglia ricoprire un incarico pubblico. Tutto questo però viene demonizzato dalla classe politica attuale perché il suo compito non è più servire i cittadini e soddisfare i loro bisogni ma mantenere in vita se stessa. Per questi motivi concentra il suo dibattito su temi svianti che non vengono risolti, (che fine hanno fatto DICO e PACS?), per evitare di affrontare i veri problemi quotidiani di un’Italia che langue. La classe politica dovrebbe ascoltare il disagio della strada e della piazza, sporcarsi le mani, informarsi in modo diretto, ma preferisce i salotti e i brunch.
Si criticano le forme e, troppo facile, si ignorano i contenuti. Ci si offende per l’uso della parola Alzheimer, e riflettiamo su quante famiglie che hanno in casa questo dramma sono state lasciate sole dalle Istituzioni che oggi si indignano, ma s’ignora la questione fondamentale di un leader, Prodi, che non c’è, non comunica e non convince nessuno.
Il direttore del Tg2 Mauro Mazza interviene in prima persona per assimilare Grillo agli ispiratori ideologici dei delitti terroristi e parla di un fenomeno nato con il V-Day senza accorgersi di compiere un errore giornalistico grave: il fenomeno Grillo, anche se ignorato dai media ufficiali, dura da anni.
Ciampi ha dichiarato: «Non voglio entrare nel merito della questione, dico solo che la politica si deve fare soprattutto nell'alveo delle istituzioni». Ma cosa fare se queste ultime non ascoltano più nessuno?

La protesta in piazza è una risposta democratica e trecentomila firme dovrebbero bastare.

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