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venerdì 7 dicembre 2007

Escort: I giornali italiani hanno scoperto il mercato. Un lavoretto da studenti vendersi su Internet.

(Raffaello Masci - La Stampa) C’è chi vende fazzoletti ai semafori. Chi porta la pizza a domicilio la sera. Chi vende droga. Io vendo me stesso». Valerio ha 24 anni, vive a Roma da 5, è calabrese, ha una piccola casa nel quartiere6 universitario di san Lorenzo che - sostiene - si è comprato con la sua «attività». Nelle more tra un esame di psicologia e l’altro, ma anche nei ritagli di tempo quotidiani, fa l’«escort» a domicilio del cliente: si prostituisce in «moduli» da un’ora. Su richiesta, beninteso, anche per più tempo.
Un quarto degli annunci che si trovano nelle rubriche per «cuori solitari» dei maggiori siti di inserzioni (bacheca.it, kijiji.it, vivastreet.alice.it e simili) riguardano studenti universitari che si vendono: alcuni lo fanno un paio d’ore al giorno, altri con frequenze più diluite, altri ancora solo per «interventi di scopo»: pagarsi le vacanze, comprare il motorino nuovo, integrare la borsa di studio o la paghetta dei genitori.

Parole e foto
«Studenti magazine», il mensile legato al sito «studenti.it», ha fatto un’indagine su questo fenomeno, monitorando per una settimana gli annunci apparsi sui più frequentati siti di inserzioni in quattro città: Milano, Bologna, Roma e Napoli. Accanto ad altre proposte - come case in affitto, motorini di seconda mano, piccoli animali e minutaglia varia - ci sono sempre annunci privati: relazioni interpersonali, accompagnatori, cuori in cerca di anime gemelle, eccetera. Bene: su questa categoria si è concentrata l’attenzione del mensile. Ne è emerso che su 100 annunci, quelli riguardanti escort universitari (20-25 anni) a Milano erano 29, a Bologna 21, a Roma 25 e a Napoli 24. Con fluttuazioni, però: alcuni erano, come dire, più professionali e stanziali, altri - invece - restavano alcuni giorni, poi sparivano. Fatto il business, insomma, si tornava ai libri.
«Non possiamo dire che il fenomeno sia di massa - spiega Matteo Scarlino che ha coordinato l’inchiesta - rispetto alla totalità degli studenti, ma è molto diffuso, al punto da essere considerato uno dei tanti “lavoretti” che uno studente può fare per arrotondare il proprio bilancio. Tant’è che, secondo un sondaggio che abbiamo fatto sul sito «studenti.it», il 14% degli studenti conosce amici o compagni di studi che fanno gli escort nel tempo libero». Gli annunci, a migliaia, sono peraltro molto espliciti: non si va su formule edulcorate del tipo «aitante giovane accompagnerebbe facoltosa signora (o signore)», anzi, più diretti si è tanto di guadagnato. E per chi non dovesse capire la musica ci sono foto esplicite a corredo, misure fisiche e descrizioni delle «specialità della casa» perché nulla rimanga nel mistero.

«Cose a tre»
«La cosa funziona così - spiega Valerio -: il cliente ti contatta per mail, si chatta un po’ (non tanto sennò mi rompo le scatole), poi chiede un telefono. E lì si concorda. Il mercato, su Roma, è di 150 euro a prestazione se vai con le donne, un centinaio se vai con i gay. Poi tutto dipende da quello che sei e quanto vali. So di gente che prende anche 500 euro. Per un weekend intero si va dai 1.000 ai 1.500 euro, più le spese».
«Studenti magazine» conferma che le tariffe per i gay sono più basse, sia perché molti escort sono bisessuali, sia perché il mercato e la concorrenza sono di gran lunga maggiori. «Clienti - spiega Valerio alla luce della sua esperienza - sono signore non più giovanissime e con disponibilità economica. Single di andata o di ritorno. E poi gay di tutte le età ma, in genere, con un po’ di grana da spendere. Le prime volte sono tutti timidi poi, se si trovano bene, ritornano». Valerio dice di lavorare un’oretta tutti i giorni «ma la maggioranza degli studenti che conosco lo fa per racimolare un po’ di soldi quando ne ha bisogno». Guadagni? «Io arrivo a 2.000 euro al mese ma ho un amico che coinvolgo per “cose a tre” che si è appena comprato casa con il mutuo: lui lavora molto, ma va oltre i 6-7 mila euro».
Gli studenti-escort sono in genere bene informati sulle opportune precauzioni igienico-sanitarie. «Ma il rischio professionale maggiore - dice Valerio, sconfortato - è un altro: che il cliente o la cliente si innamorino e non vogliano lasciarti più».

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