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"SE ANCORA PENSIAMO CHE I GAY SIANO MALATI"
Lettera a Repubblica.
Caro Augias, ho 19 anni, giorni fa ho passato una tipica serata tra amici, le solite chiacchiere fino a quando non si arriva all'argomento clou: le nozze "del gay". Anche se permissività e tolleranza sono le parole d'ordine della nostra generazione, ho dovuto constatare che si considera ancora un omosessuale alla stregua di un malato mentale che non ha più diritto di aggregazione, di socializzazione e soprattutto di rispetto delle sue scelte. Sentire frasi come «io tollero i gay? Però devono camminare almeno a 10 metri di distanza da me», fa rabbrividire. La scusa più frequente di chi vuol mascherare sotto una pseudo tolleranza ciò che in realtà è disprezzo sono i bambini. Perché, si dice, turbare la loro innocenza mostrando uomini e donne che scelgono di vivere e amare persone dello stesso sesso? Certo, meglio che i nostri innocenti bambini guardino scene di nudo esplicito e violenza gratuita in tv. Altro tema cruciale è stata l'eventualità, per le coppie omosessuali di crescere figli avuti da precedenti relazioni. «Cosa potrebbe mai insegnare di buono a suo figlio un genitore gay?» , ho sentito dire da un ventenne. Oppure «se mio figlio fosse gay lo chiuderei in una stanza senza cibo». La cosa peggiore che possa accadere giudicare una persona solo guardando con chi va a letto. E' questa la gente che crescerà le nuove generazioni?
Michela Casamassima casamassimamichela@virgilio.it
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Non so quanti lettori di Repubblica sarebbero d'accordo con i giudizi così primitivi dei ragazzi incontrati da Michela Casamassima. Se devo giudicare dai sondaggi disponibili sull'argomento penso che non siano la maggioranza, anche se coprono sicuramente una discreta percentuale dell'opinione. Dunque ci saranno dei bambini che verranno educati al disprezzo per gli omosessuali a costo di dover ricorrere al 'pane e acqua' minacciato dall'incosciente giovanotto di cui parla la lettera. Succede perché siamo un paese con ampie sacche di arretratezza non solo in campo industriale ma direi soprattutto civile, con esempi pessimi che discendono dall'alto, addirittura con uomini di governo penosamente ridicoli davanti all'Europa quando, ignari del mondo, manifestano la loro riprovazione per gli omosessuali. Mi ha scritto Cristina Cusumano (c. cusi@tele2. it): « Ho rivisto, dopo tanto tempo, Francesco e Giuseppe, una delle coppie più stabili che conosca. Vivono insieme a Milano. Hanno entrambi un lavoro di grande gratificazione emozionale. Da poco tempo hanno comprato casa insieme, a sancire un'unione che dal punto di vista formale è impossibile in Italia. Beviamo qualcosa, Giuseppe, all'improvviso, mi dice di aver fatto testamento. Naturalmente a favore di Francesco. Rimaniamo in silenzio per qualche secondo. Penso che serva un raggiro legale «per avere diritti basilari ed ormai acquisiti nella stragrande maggioranza dei paesi». Si tratta di problemi che sarebbe semplice avviare a soluzione, quanto meno sul piano legale, se non facessero da ostacolo preconcetti elevati a dottrina.
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