
I quattro erano la banda del cutter che dal Duemila in poi ha terrorizzato mezza Liguria e tre quarti del nord Italia con decine di rapine tutte uguali. Nell’elenco c’è finito anche il colpo di Legino e ieri due di loro - Patrizia Bandiera e Daniela Contreras - sono state processate a Savona.
Davanti al collegio è stato ascoltato Emanuele Cascino che faceva parte del commando ma ha già patteggiato la pena (sta scontando una lunga detenzione in carcere) ed è ora il principale accusatore dei suoi ex complici (collabora con la giustizia).
È stato lui, ieri, a ricostruire il colpo savonese. «Abbiamo rubato una Y10, poi siamo andati dalla banca anche con una Seat Arosa, due sono entrati nella filiale con il cutter, altri due, io e Daniela, siamo rimasti in auto. Poi la fuga. Il colpo ci è valso poco più di 50 mila euro. Erano soldi che all’epoca a me e a Daniela servivano per pagare l’operazione che lei poi ha fatto».
Il rapporto tra i due si è poi incrinato e oggi l’accusatore non risparmia neppure l’ex compagna peruviana. I due si erano conosciuti nel carcere milanese di San Vittore ed era sbocciato un amore quasi a prima vista. E una volta rilasciati, hanno messo insieme a suon di rapine la somma necessaria per l’operazione.
Rapine tutte pressoché identiche. I quattro (qualche volta erano cinque) si presentavano all’interno delle filiali sempre verso mezzogiorno, a volto scoperto e armati di taglierino. Intimavano ai cassieri di versare tutto il denaro della cassa e prima di uscire, per garantirsi la fuga, si facevano consegnare il documento di identità di uno degli impiegati, minacciando ritorsioni in caso di allarme. Andò così anche a Legino ma in uno dei fotogrammi si riconoscevano la madre e il figlio (che all’epoca dei fatti era appunto minorenne). Da qui l’incriminazione e ora il processo
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