
Secondo un sondaggio di Eurobarometro, invece, nell’età compresa tra i 12 e i 15 anni, il 74 per cento utilizza giornalmente internet per almeno tre ore e praticamente tutti i bambini intervistati hanno risposto di essere stati esposti accidentalmente ad immagini pornografiche. Lo sfruttamento sessuale dei bambini on line ha un valore stimato di oltre 4 miliardi di dollari l’anno e la pedopornografia è un fenomeno prevalentemente europeo, il 61 per cento dei clienti e dei consumatori della pedofilia in rete proviene infatti dal Vecchio continente. Lo scorso luglio il Parlamento europeo ha presentato il nuovo programma comunitario “Safer internet”, per il periodo 2009-2013, di cui relatrice è la parlamentare italiana Roberta Angelilli, con l’obiettivo di promuovere un uso più sicuro di internet e delle altre tecnologie della comunicazione, in particolare a favore dei minori. Sono previsti 55 milioni di euro, 10 milioni in più rispetto all’edizione precedente, che serviranno per la creazione di un database europeo per la raccolta di immagini pedopornografiche, a disposizione delle forze di polizia ed operatori interessati; per la diffusione di software per le investigazioni di polizia, che supportino le operazioni di ritrovamento del minore sfruttato; per l’individuazione dei sistemi di tracciabilità dei movimenti finanziari legati allo scambio di queste immagini; per la diffusione di un marchio comune “children friendly”, attribuibile a siti considerati “sicuri” per i minori e per le famiglie.
In Italia, l’età media stimata dei bambini sfruttati passa dai 10 anni del 2003 ai 7 anni del 2007, con punte di età talora molto più basse. La fascia di età dei bambini maggiormente coinvolti va dai 7 ai 14 anni, ma è in aumento l’offerta pedopornografica con immagini di bimbi anche molto piccoli. I dati della Polizia postale italiana, aggiornati al giugno 2008, annunciano l’arresto di 205 persone e la denuncia di altri 4.007 individui, nel quadro di operazioni per la lotta alla pedopornografia on line. Inoltre la polizia ha fornito ai provider una lista nera di siti che, ad oggi, contiene 163 indirizzi. In Italia sono stati rilevati ed oscurati 177 siti pedopornografici, e altri 11 mila, la cui origine era di altra nazionalità, sono stati segnalati ai rispettivi organi di polizia all’estero. Le regioni più a rischio pedofilia sono quelle del nord con in testa la Lombardia (121 decreti di perquisizione nel 2007). Crescono, inoltre, secondo la Angelilli, i fenomeni di “grooming” e “cyberbullismo“. Secondo l’articolo 23 della convenzione del Consiglio d’Europa per la protezione dei bambini contro lo sfruttamento e gli abusi sessuali, si definisce grooming la manipolazione psicologica per scopi sessuali. In questo processo, ancora scarsamente studiato in Italia, colui che abusa, cura (”grooms”) la vittima, inducendo gradualmente il bambino a superare le resistenze attraverso tecniche di manipolazione psicologica. Il termine cyberbullying (bullismo in rete) è stato coniato dall’educatore canadese Bill Belsey e si distingue dalla cybermolestia, che avviene tra adulti o tra un adulto e un minorenne. In Europa, studi recenti indicano che mediamente il 15 per cento degli adolescenti tra gli 11 e i 15 anni sono stati già vittime di prepotenze on line, attraverso intimidazioni, minacce, maltrattamenti e sopraffazioni tra minori, anche utilizzando messaggi e foto via web, sms, mms o video su social network come You Tube.
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