
In quest'atmosfera di scisma imminente e' arrivata la notizia del voto del Sinodo Generale della Chiesa anglicana di Inghilterra, la scorsa settimana, di avviare l'iter per ammettere all'episcopato le donne, da oltre un decennio gia' ammesse al sacerdozio. Si tratta di un passo che rischia di influire negativamente soprattutto sul dialogo ecumenico tra anglicani e cattolici: se infatti le donne-vescovo sono gia' una realta' consolidata e non controversa in molte Chiese anglicane (a cominciare da quella statunitense, presieduta dal reverendo Katharine Schori), il voto del Sinodo inglese e' simbolicamente significativo perche' la Chiesa d'Inghilterra, guidata dall'arcivescovo di Canterbury, e' la Chiesa-madre di tutto l'anglicanesimo.
Inoltre, la consacrazione di donne vescovo provochera' probabilmente un esodo di decine o centinaia di pastori anglicani verso il cattolicesimo, come gia' avvenne nel '92 con l'ordinazione delle donne-prete. A guidare l'ondata dei transfughi potrebbe essere il vescovo anglicani di Ebbsfleet, il reverendo Andrew Burnham, che ha chiesto dalle colonne del giornale cattolico conservatore britannico Catholic Herald un ''gesto magnanimo'' da parte della gerarchia cattolica inglese nei confronti di chi volesse tornare nel seno di Roma.
Di fronte a questi sommovimenti, molti anglicani ora aspettano con ansia di capire quale sara' l'atteggiamento tenuto dal Vaticano. ''E' impossibile sapere ora cosa fara' Roma'', spiega il reverendo William Franklin, vicedirettore della American Academy di Roma. ''In ambienti cattolici, e anche sull'Osservatore Romano, si tende a confondere le due questioni, quella dell'ordinazione delle donne e quella del ruolo degli omosessuali nella Chiesa. Ma si tratta di due questioni separate''.
Sul piano mondiale, molto dipendera' dal clima che si instaurera' alla Conferenza di Lambeth e in particolare dal consenso che raccogliera' una proposta per tenere unite a livello mondiale le Chiese anglicane nota con il nome di Anglican Covenant. ''Teologicamente - spiega Franklin -, deve molto al percorso di avvicinamento tra Chiesa cattolica e anglicanesimo. Se il Covenant raccogliesse un vasto sostegno da parte di vescovi e Chiese nazionali, il rapporto con il Vaticano ne risulterebbe sicuramente migliorato''.
Le cose, pero', potrebbero anche andare diversamente. Di norma, di fronte alle divisioni interne all'anglicanesimo mondiale, la Santa Sede, pur criticando gli ''errori' teologici, ha sempre adottato un approccio prudente affermando di non voler interferire in questioni interne di un'altra Chiesa. C'e' pero' il precedente della Chiesa episcopaliana statunitense: in occasione delle sue divisioni interne, il card. Ratzinger scrisse una inusuale lettera di solidarieta' ai tradizionalisti.
E negli Stati Uniti e' in vigore una speciale misura canonica che permette il passaggio degli anglicani al cattolicesimo ''in blocco', anche per intere parrocchie. Molti tradizionalisti inglesi, sia cattolici che anglicani, sperano in un'estensione di questa misura anche all'Inghilterra. Ma sarebbe un provvedimento, secondo Franklin, che avrebbe effetti ''devastanti'' per l'intero anglicanesimo. ''Niente verra' deciso prima della Conferenza di Lambeth'', aggiunge.
Ma dopo la sua conclusione, il futuro dell'anglicanesimo dipendera' in misura significativa anche dal Vaticano.
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