
La giuria, formata da quattro persone, ognuna attiva in un campo specifico (Simona Spaventa è critica, Anning Raimondi e Fabio Banfo registi, Massimiliano Di Miceli drammaturgo), valuterà i lavori, che toccheranno tutte le parti che costituiscono uno spettacolo. A partire dalla drammaturgia, per cui è interessante «L'età che non passa» dei Radice Timbrica Teatro di Varese, che hanno aperto ieri il Festival e sono di scena anche oggi. Si ispira all'omonimo libro di Aldo Nove sul tema dell'infanzia: « È un testo sgrammaticato e difficile, ma bellissimo - dice la regista Chiara H. Savoia -. Vogliamo evocare senza dire tutto: la scena sarà un gran cubo bianco, in cui ognuno potrà mettere la propria immaginazione».
Ciò che accomuna gli altri tre lavori: «Anch'io come te» della compagnia Spazi Vuoti di Monza, il 25 e 26 giugno; «Sette giorni al giudizio» dei bolognesi Giulia D'Amico e Lorenzo Ansaloni, il 27 e 28; «Cereka na abeba (La luna e il fiore)» delle compagnie Anello di Moebius e Attivamente, di Como, il 29 e 30; è che tutti sono ispirati da fatti di attualità.
«Sette giorni al giudizio» è l'elaborazione della strage di Marzabotto: «Abbiamo raccolto materiale che potesse far chiarezza sul fatto - dice la D'Amico - anche andando sul luogo per parlare con i superstiti». «Anch'io come te» parla invece delle difficoltà del sesso (protagonisti sono un transessuale e una lesbica) «per approfondire i problemi che s'incontrano nel fare le scelte nella vita», dice la regista Marta Arosio. Infine «La luna e il fiore», delle compagnie Anello di Moebius e Attivamente, che collaborano nella produzione di spettacoli a tematiche sociali, esplora il disagio dei bambini in Etiopia.
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Festival Nuove Espressioni
Teatro Olmetto, fino al 30 giugno
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