
Ma poi, che senso ha – se non provocatorio – chiedere il patrocinio del ministero per le Pari Opportunità? La pari opportunità di sfilare ce l’hanno già, e non occorre proprio nessun patrocinio: si tratta, ancora, di voler essere riconosciuti a tutti i costi come diversi, invece che come uguali. Mara Carfagna ha fatto bene a negare il patrocinio, aggiungendo di essere pronta a combattere le forme di discriminazione e violenza, a dare patrocini a seminari e convegni che si occupino di questi problemi.
Il ministro delle Pari Opportunità, però, ha aggiunto di non voler arrivare al riconoscimento ufficiale delle coppie omosessuali. So di entrare in un terreno minato, quindi sia chiaro che quanto segue è una mia opinione personale su un problema che deve essere discusso, non accantonato.
Il problema delle coppie di fatto va risolto. Ognuno deve essere libero di creare un’unione come meglio crede, e godere della tutela dello Stato, soprattutto di uno Stato liberale con un governo liberale: matrimonio o no. Le coppie omosessuali non sono, e non possono essere, uguali alle altre. Specialmente in un’istituzione come il matrimonio, tradizionalmente fondata sul diritto naturale. Ma questo non significa che non debbano venire tutelate civilmente. Non è giusto, eticamente e socialmente, che chi non vuole – o non può – legalizzare la propria unione di fronte allo Stato venga privato di alcuni diritti fondamentali: come quello di ricevere l’eredità dal convivente; o di poterlo assistere in ospedale in caso di malattia. E si noti bene che questi e altri gravi problemi riguardano molte più coppie eterosessuali che omosessuali.
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