
Nella seconda parte (dedicata a "comunità e sessualità") si passa a: "Gli omosessuali celebrano il Gay Pride per provocare", "La lobby dei gay è molto potente", "La sodomia è contro natura", mentre nella terza e ultima parte tratta dichiarazioni come "Avere un figlio omosessuale è una catastrofe!", "Gli omosessuali che vogliono dei bambini sono dei pedofili", fino a quella più stupida di tutte - ma che mi è capitato di sentire in continuazione - "Se non ci fossero che omosessuali sarebbe la fine della nostra civiltà". Per scelta esplicita dell'autore, qui si parla esclusivamente di omosessualità maschile, perché - spiega - "Troppo spesso, i discorsi non assegnano alle lesbiche che la falsa collocazione di negatività obbligatoria dell'omosessualità maschile. Del resto, gay e lesbiche non veicolano necessariamente gli stessi luoghi comuni e, quando questi sono identici, non procedono necessariamente dagli stessi meccanismi". Insomma, un volumetto utile, molto didascalico, che potrebbe essere usato soprattutto da chi lavora in ambito educativo e deve esporre con chiarezza e lucidità i suoi argomenti. L'organizzazione per "luoghi comuni" - questo, del resto, è anche il nome della collana in cui è pubblicato il saggio - consente inoltre a qualunque lettore di mettere a punto le strategie retoriche immediatamente necessarie a controbattere questi stessi luoghi comuni quando li incontrerà (e li riconoscerà) nella vita di tutti i giorni. (Unico difetto del libro - ampiamente compensato dalla sua utilità - è una traduzione un po' approssimativa, ma non si può avere tutto dalla vita).
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