
«Penso sia compito degli uomini rassicurare le donne che in questo momento sono davvero prese di mira» dice Donatella Versace poco prima di far sfilare una collezione ispirata da due dipinti di Tamara de Lempicka: il ritratto del suo primo marito, Tadeus de Lempicki, e quello del dottor Boucard, amico di famiglia. «La vera forza non arriva mai alla violenza - prosegue - parte dall’anima e poi arriva al corpo senza concedere spazio a

Sull’uomo forte dal cuore tenero Domenico Dolce e Stefano Gabbana hanno scritto una superba pagina di stile tornando alle origini che per loro sono la Sicilia con quella sapienza sartoriale di cui sono maestri indiscussi. Perciò il rustico montone del pastore delle Madonie diventa una sofisticata pellicciona gigantesca e morbidissima. Sotto i mitici pantaloni infilati negli stivali, un pullover dalle grandi coste ingabbiate nell’organza, la sciarpa avvolta più volte e l’inevitabile coppola in testa. L’uso del marrone e di una sinfonia di grigi profumava di nuovo grazie alla sapiente alchimia con accessori fenomenali come le scarpe e i borsoni in coccodrillo.
Christopher Baily, talentuoso stilista di Burberry si è invece ispirato ai quadri di L.S. Lowry, l’artista di Manchester che dipingeva i matchstick man: uomini magri come stecchini nei paesaggi industriali del nord Inghilterra. Le tinte autunnali e l’uso di piume dipinte a mano per cappotti, trench e pullover, rendeva tutto al tempo stesso sobrio e preziosissimo. Raf Simons che con mano felice disegna Jil Sander si è ispirato alle venature del marmo per stampare modelli tipici degli anni Settanta. Ennio Capasa per Costume National ha lavorato in equilibrio perfetto sui grandi classici del guardaroba maschile colpiti da quel vento di libertà che ha sempre il profumo della giovinezza. Esemplari gli smoking presentati da Malo. Tutti blu come voleva l’impeccabile duca di Windsor, ma solo in maglia e quindi comodi come un cardigan da casa.
(nella foto Chad White sfila per Dolce e Gabbana nella presentazione di ieri)
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(Il Giornale) Ha 20 e viene dalla Lituania. Peter Mironovos, 1,89, biondo, occhi azzurri, è uno degli indossatori più ricercati, già scelto da marchi famosi per le prossime sfilate. È un po’ teso perché sta aspettando la risposta per il defilé di Gucci ma soddisfatto per i successi negli altri casting (Krizia, Les Homme, Byblos). Ha iniziato il mestiere d’indossatore un anno fa, lavoro che gli piace al punto d’aver lasciato gli studi (università di chimica e biologia) e pure lo sport (faceva parte della prima squadra di nuoto in Lituania). «Mi piace viaggiare e questo lavoro me lo permette. Mia madre, ex olimpionica della squadra di pallavolo, è molto arrabbiata con me perché ho lasciato l’università ma le ho detto che ricomincerò a studiare».
Perché l’indossatore?
«Per caso. In una settimana mi fermarono sei agenti di agenzie diverse. Forse era il destino».
Crede ci vogliano caratteristiche particolari?
«Sono per un quarto russo, un quarto ucraino, un quarto lettone, un quarto francese. Parlo correttamente sette lingue».
In alcune sue foto lei appare con un fisico bestiale. Ora è molto più magro e meno muscoloso...
«Certe foto le scattai che ero ancora in piena attività sportiva. Ora che ho smesso il mio corpo è cambiato. L'unico sport che faccio è la corsa. Per la moda mi accorgo che vado meglio con queste misure».
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