
Il caso è salito alla ribalta della cronaca dopo l'impiccagione, il 5 dicembre a Kermanshah, nel nord-ovest dell'Iran, di Makwan Muludzadeh, un giovane gay anch'egli di 21 anni che era stato condannato a morte per il reato di 'sodomia' che avrebbe commesso quando aveva 13 anni ai danni di altri due ragazzini.
La sentenza capitale contro Ali Mahintorabi è stata confermata dalla Corte suprema e quindi l'esecuzione dovrebbe essere imminente, a meno che i genitori della vittima non concedano il perdono. La legge islamica, infatti, prevede che in tal caso l'assassino debba solamente scontare pochi anni di carcere e pagare alla famiglia della sua vittima un risarcimento, il 'dieh', o 'prezzo del sangue' per la vita che ha stroncato.
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