
Dopo il successo registrato lunedì 26 novembre dall’incontro sulla Bioetica – con la sala gremita in ogni ordine, a conferma dell’interesse raccolto dal genere di manifestazione (vedi il ciclo Che cos’è…?) – sarà Evoluzione la parola che si contenderanno, sollecitati da Vittorio Bo, il paleontologo Richard Fortey e il genetista Luigi Luca Cavalli Sforza.
Spesso si riflette e si studiano le migrazioni dei popoli e degli animali. Meno si fa caso al percorso mentale e fisico delle idee. Su queste problematiche si confronteranno i due prestigiosi ospiti.
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Richard Fortey paleontologo, lavora al Natural History Museum di Londra. Ha partecipato a innumerevoli spedizioni paleontologiche (alcune delle quali in Italia) ed è autore di svariati saggi diventati best sellers, tra cui Terra. Una storia intima (Codice, 2005), Età: quattro miliardi di anni (Longanesi, 1999), candidato al Rhône-Poulenc Prize, e Trilobite! (Knopf, 2000), candidato al Samuel Johnson Prize nel 2001. Vincitore nel 2003 del Lewis Thomas Prize per la scrittura scientifica, Fortey è membro della Royal Society.
Luigi Luca Cavalli Sforza è uno dei massimi genetisti italiani, e ormai da molti anni si occupa di antropologia e storia. Universalmente riconosciuto come uno degli studiosi più autorevoli nel campo della genetica di popolazione e delle migrazioni dell'uomo, Cavalli Sforza è professore emerito all'Università di Stanford in California. L'impulso a diventare genetista gli venne da Adriano Buzzati Traverso, con cui mantenne sempre i contatti. Inizialmente lavora all'Istituto Sieroterapico Milanese, poi a Cambridge, in Inghilterra, dove si dedica allo studio della genetica batterica. Rientrato in Italia, insegna alle università di Milano, Parma e Pavia. Dal 1952 comincia a raccogliere dati demografici e si occupa di analisi statistiche delle società umane, utilizzando le dispense ecclesiastiche per i matrimoni tra consanguinei. Nel 1971 abbandona definitivamente l'Italia per trasferirsi all'Università di Stanford. Qui, collaborando con l'archeologo Albert Ammerman alle ricerche sulla diffusione culturale nel neolitico, fa ricorso a dati derivati dai marcatori genetici per far fronte ai pochi dati archeologici disponibili. A partire dagli anni '80, utilizzando i dati provenienti dalla linguistica congiuntamente a quelli della genetica, formula l'ipotesi che i linguaggi si evolvano sotto le stesse spinte che fanno evolvere le popolazioni.
Ingresso libero consentito fino a esaurimento posti disponibili.
Informazioni: tel 081.552 42 14 | 081.551 03 36 | www.teatrostabilenapoli.it
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