
Anzi: LUI. il personaggio meno rimpianto del novecento (assieme a Carducci e Plastic Bertrand). Il personaggio meno autoironico del novecento (assieme a Pippo Baudo e Amedeo Minghi). Il personaggio che ha segnato, a colpi di lampada abbronzante, un’epoca e uno stile: il temutissimo edonista reaganiano! Temutissimo e, soprattutto, inaffondabilissimo: sparito dalla circolazione per almeno un decennio, grazie alla stucchevole ondata new age, il nostro idolo non s’è perso d’animo. Si è pazientemente riorganizzato. Si è pazientemente evoluto. E adesso non gli basta essere “figo”: adesso vuole essere “bello”. Destino crudele! Che ci piaccia o che non ci piaccia, l’edonista reaganiano è di nuovo tra noi. Tra noi fumatori statici. Pigri. Perennemente in sovrappeso. Tra noi che, nel marzo 1993, scrivevamo queste dolci parole cariche di speranza e di scaramanzia: “in molti erano pronti a scommetterci: chiusi gli anni ottanta, l’edonista reaganiano sarebbe definitivamente scomparso dalla scena. E, con esso, uno dei suoi miti per antonomasia: il culto del corpo. A quanto pare, tuttavia, le cose non sono andate proprio così: il business delle palestre è ancora sulla breccia. Piuttosto, è l’approccio della gente a essere cambiato: tramontata la rincorsa obbligatoria allo status symbol è progressivamente subentrata la necessità facoltativa di sentirsi in forma“…
Tramontata la rincorsa obbligatoria allo status symbol? Progressivamente subentrata la necessità facoltativa di sentirsi in forma? Rilette oggi, queste dolci parole mi fanno tenerezza. Sì. E mi provocano un drastico supplemento d’intolleranza per l’edonista reaganiano del piano di sopra.
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