
Del resto non è solo la pazienza e la serenità d’animo a fargli difetto. Kouchner probabilmente ha anche un grave problema di gestione della propria agenda, se da due mesi a questa parte non ha trovato neanche un’oretta (sua o dei suoi collaboratori) da dedicare a quattro associazioni che gli avevano chiesto un incontro. Tra queste ultime figura anche l’Inter-LGBT, federazione che riunisce molti gruppi della comunità gay, lesbica, bisessuale e transessuale francese. A destare la loro preoccupazione, una circolare del ministro, datata 28 settembre, con la quale Kouchner chiede ai consolati francesi all’estero di non registrare i PaCS in quei paesi che non permettono la convivenza di due persone dello stesso sesso o di sesso diverso fuori dal matrimonio. La legge che dal 1999 regola le unioni civili, infatti, stabilisce che i cittadini o le cittadine francesi possono sottoscrivere un PaCS anche al consolato, nel proprio paese di residenza. Che la coppia sia formata da due francesi o da un partner francese e uno straniero, non fa differenza. Ovviamente, il contratto ha effetto esclusivamente in Francia e non nel paese di residenza, a meno che in quest’ultimo non sia in vigore una legge simile a quella istitutiva dei PaCS francesi.
Ora però la circolare del ministero degli esteri ha posto un limite fortissimo a questa possibilità. L’autorità consolare deve rifiutare il PaCS alle coppie eterosessuali in quei paesi dove sono vietate le unioni fuori dal matrimonio e alle coppie omosessuali laddove l’omofobia è legge di Stato. Ma, “assurdità massima, se la coppia persiste nella sua volontà di firmare un PaCS,” - ha dichiarato il presidente dell’Inter-LGBT, Alain Piriou - “l’autorità è comunque tenuta a procedere alla registrazione. Per poterlo fare, la coppia deve firmare un certificato che attesta l’avvenuto avvertimento da parte del consolato e la impegna a non far valere il PaCS nel paese di residenza”. “Quello che è davvero nauseante” - ha aggiunto Piriou - “è che anche quest’ultima possibilità è negata se uno solo dei partner è francese”.
“Stabilendo una differenza di trattamento in funzione della nazionalità o dell’orientamento sessuale, questa circolare offende il principio dell’uguaglianza e della non-discriminazione”, affermano quindi l’Inter-LGBT, l’ARDHIS (Associazione per il riconoscimento del diritto delle persone LGBT all’immigrazione e al soggiorno), il GISTI (Gruppo d’informazione e sostegno agli immigrati) e la LDH (Lega dei diritti dell’uomo). È vero che si tratta di una pratica già in uso dal 2006 in alcuni consolati francesi, come quelli funzionanti in Algeria e in Marocco. Tuttavia, il fatto che essa sia stata ora inserita in un provvedimento del governo e quindi ufficializzata ed estesa a tutta l’amministrazione francese all’estero, ha spinto le quattro associazioni, ascoltato il fin troppo lungo silenzio del Quai d’Orsay, a chiederne l’annullamento al Consiglio di Stato.
Di qui la domanda: Bernard Kouchner, sinistra o sinistro?
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