
IL LIBRO
Nel I capitolo del libro si descrive cosa s’intende per circoncisione e infibulazione, e si parla dei continenti e delle nazioni in cui tali pratiche sono presenti. Particolare rilievo è dato alle conseguenze sulla salute fisica e psichica delle donne o meglio delle bambine, perché queste sono sottoposte a tali torture in giovanissima età e fino alla vecchiaia soffrono per i postumi degli interventi subiti.
Nel II capitolo si trova una breve rassegna storica della Shari’a (legge islamica che regola i comportamenti pubblici e privati, religiosi e civili dei fedeli; è formata dalle prescrizioni del Corano e dalle aggiunte di interpreti ed esegeti dei primi secoli 11 dopo la morte del Profeta), per far capire l’ambientazione dell’ideologia che giustifica la pratica, con particolare enfasi sull’aspetto economico del matrimonio.
Nel III capitolo, dopo una digressione sulle origini della mutilazione genitale femminile in Africa e nelle altre parti del mondo, si fa riferimento alle mutilazioni genitali femminili effettuate anche nel mondo occidentale, specialmente nel XIX secolo, con i nomi dei medici che le eseguivano.
Nel IV capitolo si racconta l’indagine svolta, tramite interviste, su un campione di 110 persone adulte: 70 donne e 40 uomini, di cui è specificato lo stato civile e l’occupazione, per evincere se la maggioranza è a favore o contro la continuazione di questa pratica.
Infine nel V capitolo il lavoro si conclude con le raccomandazioni al governo, alle autorità religiose e alle organizzazioni femminili affinché promuovano campagne d’informazione sulla nocività e l’inutilità della pratica, che non ha alcun fondamento religioso.
Tre racconti di donne somale che hanno subito l’intervento d’infibulazione da bambine, anche più di una volta, sono analizzati nell’appendice in tutta la loro crudezza. “In un’epoca in cui l’informazione, più o meno falsa, più o meno asettica o neutrale regna sovrana – conclude Marzano - spero che questo libro dia il suo apporto per smascherare, prevenire e contrastare il parossismo delle mutilazioni genitali”.
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