
E' inequivocabilmente maschile, non ammicca cioè, come voleva uno stereotipo mai del tutto tramontato, al gay effeminato. Le storie sono semplici. Nelle strisce di "Frocik" sono rappresentati l'atto di omofobia, il contesto, l'intervento dell'eroe che puntualmente impartisce la punizione a colpi di frusta. Ma già bastavano, perché l'omofobia negli anni Ottanta non era così additata così come (e non lo si fa a sufficienza) avviene oggi, e non era così automatico pensare anche dentro la comunità gay che dovesse essere combattuta. Parlare di Massimo attraverso Frocik è dolce, perché Massimo gli somiglia. Con una semplicità simile, non ha smesso di restituire dignità alle persone omosessuali nell'arco di tutta la sua vita.
Lo ha fatto non dimenticando mai. Il cimitero acattolico di Roma era tra le sue mete. "E' importante ricordare chi ha lottato ed ha sofferto e si e' sacrificato per la giustizia e contro la stupidita' umana. Altrimenti, che diavolo ci stiamo a fare?». E' quanto si chiedeva Massimo in una guida dettagliata al cimitero acattolico pubblicata nel 2002 sul mensile Aut e ripresa dall'International Herald Tribune. I personaggi piu' famosi tra i seppelliti sono i poeti romantici John Keats e Percy Bysshe Shelley. Ma Consoli sosteneva che parecchie personalita' meno note meritavano di essere individuate per il ruolo che hanno giocato nella cultura gay. Karl Wilhelm Schutting, che mori' nel 1830, il medico svedese Axel Munthe, scomparso nel 1946, e poi la scrittrice Luce D'Eramo ed il poeta beat Gregory Corso, che ci hanno lasciati nel 2001. "Non tutti i personaggi sono gay - diceva Massimo -, ma il loro contributo alla cultura, anche se solo attraverso un rapporto di amicizia, merita di essere conosciuto". Conoscendo il suo rapporto con la memoria, la sua tensione a vivere come presenti i tanti che non ci sono più, colpiscono ancor di più, oggi, che Massimo ci è stato strappato dal cancro, le parole pubblicate nel romanzo "Andata e Ritorno". Il libro contiene il resoconto di una parte della malattia e del coma seguente a uno degli interventi subiti. Narra anche del risveglio e del ritorno a casa. Nell'opera c'è tutto il vitalismo di Massimo, la sua capacità di rispondere alla sofferenza, il continuo mescolarsi di passato e presente. La conferma del suo essere uno sfidante: delle convenzioni, delle false morali, del buio della memoria di tanti. Uno sfidante dell'Oblio, che ha "sfidato" la morte o ciò che molto le somiglia. Tante volte ha superato le prove. Adesso, siamo noi, grazie anche al culto della memoria che lui ci ha trasmesso, a sfidare la nostra piccolezza per tenerlo ancora tra i suoi affetti, che vogliamo restino "speciali".
certo che siete goffi e imprecisi!!
RispondiEliminaVOI siete a scoppio ritardato!!
la vaccarello aveva gò scritto un editoriale per l'unità il giorno dopo la morte di massimo consoli
e lo trovate nelle pagine degli interni
che figura da peracottari... complimenti!
ho notato in altre occasioni la vostra imprecisione nonchè il vostro inspiegabile rodimento nei confronti di una giornalista e scrittrice del livello di delia
vi suggerisco maggiore precisione e correttezza se non volete perdere di credibilità e altro.... cosa che sta a detta di molti amici già accedendo
io non vi clikkerò più