
Se non sapessimo che l'industriale del caffè prospera in una terra di confine con i Balcani, verrebbe voglia di gridare: ma dove vive Riccardo Illy? Ma la sua non è ignoranza, è ideologia, cioè falsa coscienza. Se vogliamo «normalizzare» la presenza degli zingari e la loro partecipazione alla società europea, come pure sembra volere Illy, è mai possibile disconoscere che è tuttora minacciato quel popolo in fuga dalla terra bruciata prodotta dalla guerra nei Balcani? Quel conflitto appare tuttaltro che concluso quanto a garanzie delle minoranze e rispetto dei diritti umani in Slovenia, Croazia, Bosnia Erzegovina, Serbia e Kosovo, Montenegro, fino in Macedonia. Tutte crisi rimaste aperte come vulcani attivi dalle quali proviene ininterrotta una moltitudine di pulizie etniche. Possiamo dimenticare che lì gli zingari sono stati le prime vittime, loro che tra le etnie super-armate non hanno mai preso un'arma in mano, e che in massa sono dovuti fuggire dalla Bosnia Erzegovina e in 200.000 dal Kosovo abbandonando beni, lavoro e perfino i loro cimiteri. Perché quelle terre jugoslave erano un pezzo della loro «patria», lì erano stanziali e hanno subìto un vero e proprio pogrom con centinaia di vittime sotto gli occhi «vigili» della Kfor Nato. Vada a prendere un caffè nelle gelide pianure del Danubio dove sono arrivati in fuga e nel terrore da Pristina migliaia e migliaia di profughi rom che vivono, malsopportati da tutti, in baracche di lamiera e cartone.
Che cosa è accaduto poi ai rom che vivevano a est dopo le svolte democratiche dell'89? Illy vada a prendersi un caffè in Boemia Moravia dove solerti amministrazioni locali avevano permesso la costruzione di un muro per dividere dal resto della città i quartieri zingari. Oppure in Slovacchia dalle donne rom che hanno denunciato di essere state sottoposte a sterilizzazione a loro insaputa.
P.S. Veltroni ha accompagnato in questi giorni una scolaresca ad Auschwitz. Avrà ricordato che lì sono stati gasati e bruciati nei forni anche centinaia di migliaia di rom?
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