
La nomina di Robinson nel 2003 aveva fatto scalpore. Prima aveva lavorato per anni come assistente del vescovo nel New Hampshire, guadagnandosi la stima di tutti. Divorziato da parecchio tempo, Robinson vive da 17 anni con il suo compagno. Ed è riuscito a istaurare un clima di stima e reciproco affetto con i suoi cari, vivendo con naturalezza la relazione omosessuale all’interno di una famiglia allargata di affetti. Una delle sue figlie, Ella, che oggi ha 25 anni, aveva sostenuto la sua elezione a vescovo insieme alla madre. Per Ella, Robinson è «un uomo buono e un buon padre». Ma la Chiesa non ha valutato né la sua esperienza né la sua capacità di spendersi per la comunità. Ha prevalso il «segnale» che la sua investitura ha dato al mondo.
Un segnale che andava cancellato, accettando di sospendere l’ordinazione di vescovi omosessuali. Per spingere gli americani verso questa decisone è giunto a New Orleans lo stesso Arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams. Così gli episcopali hanno annunciato che «eserciteranno moderazione» prima di approvare un altro vescovo omosessuale, che non autorizzeranno funzioni religiose per coppie dello stesso sesso e che chiederanno ai preti di non benedire coppie omosessuali. E c’è tra i conservatori chi giudica blando il provvedimento. Il Primate della Chiesa anglicana della Nigeria e Arcivescovo di Abuja, Peter Akinola, ha respinto la risoluzione. Akinola ha sottolineato che il testo non vieta in maniera esplicita il pulpito ai vescovi omosessuali, ignorando così «ancora una volta» le richieste dei fedeli. «È semplicemente un aggiustamento temporaneo», si legge nel sito web di Akinola. Ma non tutti gli innovatori si fermeranno. La moratoria è destinata a segnare uno scollamento tra le dichiarazioni ufficiali e quanto avviene nelle comunità. È risaputo che molti preti concedono una benedizione informale alle coppie omosessuali. Continueranno a farlo nonostante questo impegno.
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