
Il tema sono gli incontri sessuali notturni, gay e non, nei parchi della capitale nipponica. Potete vederne un estratto in questa gallery e in questa.
Yoshiyuki, armato di camera 35mm, pellicola a infrarossi e flash, ha immortalato coppie clandestine e non, scene di cruising, guardoni, sesso di gruppo e persino tentativi di stupro.Quello che affascina e sconvolge è il carattere intimo, delicato, delle figure colte in un momento di abbandono e privacy – quasi delle macchie luminose nell’oscurità – ma anche la violenza delle pulsioni primarie, quando la civiltà della luce diurna cede il posto alla bestialità della notte.
Per decenni i gay sono stati solo questo: clandestinità e oscurità. Come se gli omosessuali fossero esseri gotici nascosti nei bassifondi della società, pronti a uscire allo scoperto al calar delle tenebre. Le vampiresse del pompino libero.
Ai giorni nostri, dopo anni di visibilità, pride e lotte, siamo diventati le suffragette del pompino istituzionalizzato. Lungi da me indugiare in sciocche nostalgie, ma forse – e dico forse – l’immagine dell’omosessuale integrato e tesserato all’Arcigay, che paga le tasse e si lamenta per uno Stato che non gli riconosce diritti, ha perso la propria metà oscura, quella “anarchica” e “poetica” delle foto di Kohei Yoshiyuki.
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