
(Paolo Cervone - Il Corriere della Sera) Ballettomani sull'orlo di una crisi di nervi. Edouard Lock, il coreografo canadese di origine marocchina che ha rivoluzionato la danza contemporanea dall'inizio degli anni 80, ha deciso di svelare il suo animo romantico. E con la sua compagnia La La La Human Steps affronta due dei più celebri balletti classici, «Il lago dei cigni» e «La bella addormentata nel bosco», due monumenti ottocenteschi coreografati al loro tempo da Marius Petipa, con le musiche di Ciaicovski. Il nuovo spettacolo, che si intitola «Amjad», dopo il debutto mondiale in Canada, inizia ora una tournée in tutto il mondo. Arriverà a Roma il 7 novembre al teatro Olimpico per l'apertura del Romaeuropa Festival, in collaborazione con l'Accademia Filarmonica. «Sono sempre stato affascinato dall'idea di lavorare con dei ricordi, e questa volta i ricordi sono legati alla storia della danza — sembra giustificarsi Lock —. Del resto, molti temi di questi due balletti si possono applicare all'oggi».
Così, mentre toglie la polvere dal mondo romantico delle fanciulle in tutù bianco, si lascia alle spalle il perbenismo di una società in decadenza e si avventura nella foresta, nell'inconscio, affronta il versante oscuro dell'animo umano, il lato animalesco, per mettere a nudo tabù e desideri repressi. «Il tema più intrigante per me è il conscio e l'inconscio, il contrasto fra le scene che si svolgono nel palazzo e quelle nel bosco. Nella società romantica c'erano cose che si potevano accettare, altre — agli estremi opposti — assolutamente no. Così, in molte opere, quello che non era accettabile, era simbolizzato in forme animali o trasposto in mondi fantastici. Ecco, io avverto delle risonanze ideologiche tra quella epoca e la nostra, nel corso degli ultimi anni quella rigidità ha ripreso possesso della cultura». «Amjad» si rivela un'opera sovversiva già nella scelta del titolo: «Nel balletto romantico le suggestioni orientali, l'esotismo, rappresentavano tutto quello che era diverso, non accettabile. Amjad è un nome che viene dalla mia terra, dal Maghreb, e che portano sia le donne che gli uomini».

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