
Piuttosto sono pronti da ieri i nuovi moduli per richiedere la certificazione anagrafica delle coppie di fatto: sono stati aggiornati seguendo le prescrizioni del tribunale amministratico. E cioè richiamando in calce alle dichiarazioni una serie di articoli di legge che ricordano e rafforzano la differenza tra il certificato e il vero e proprio nucleo familiare.
Alla fine quindi, a parte qualche settimana di sospensione, per i cosiddetti «pacs alla padovana» nulla è cambiato. Neppure Tommaso Grandis e Giorgio Perissinotto, i primi sottoscrittori gay dell’attestazione anagrafica, dovranno ricelebrare il «matrimonio simbolico» che lo scorso 4 febbraio catalizzò l’attenzione dei media nazionali e proiettò Padova come la città precursore dei Dico, che da lì a poco sarebbero stati presentati dal governo. La sentenza del Tar quindi ha accolto solo in minima parte il ricorso dei due avvocati padovani.
«Guardando alle conseguenze pratiche si è fatto un gran polverone per nulla - sottolinea Alessandro Zan, consigliere di Sinistra laica, e “padre” della mozione che ha portato alla creazione dell’attestato - Visto e considerato che le coppie di fatto continueranno a ricevere l’attestato. Mi aspetto quindi che l’amministrazione non sia timida e rivendichi con orgoglio questo risultato».
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