
''La dea Ma Sarbapurani (una divinita' locale, ndr) ha voluto che io sposassi Brundaban - ha spiegato Pitamber - innanzitutto perche' io lo amo e anche perche' la dea voleva che io lo servissi come fa una moglie, cosa che io ho fatto''.
Pitamber ha dichiarato anche che, dopo il matrimonio, adottera' un nome piu' femminile e vestira' come una donna. La comunita' del villaggio a cui i due appartengono, ha accettato di buon grado l'unione, considerandola anzi di buon auspicio.
Un fatto questo a dir poco unico. In India, persino nelle grandi citta', le relazioni omosessuali rappresentano ancora un tabu' e sono largamente represse. Solo un anno fa aveva dato scandalo, in un villaggio indiano del West Bengala un tentativo di nozze omosessuali in privato tra due ragazze, una delle quali si era poi rivelata essere un transessuale. Sono dozzine i gay arrestati ogni anno in esecuzione della legge, anche se poi la maggior parte di essi viene rilasciata a breve per mancanza di prove.
In base alla legge indiana tuttora in vigore (che risale al 1861, quando l'India era ancora colonia britannica) chi pratica ''sesso contro natura'' e' punibile con il carcere fino a 10 anni. Gruppi di attivisti umanitari e organizzazioni non governative da anni lottano per l'abrogazione di questa legge.
Ma tutte le petizioni sono state finora rigettate dalle autorita' indiane, che continuano a considerare i comportamenti omosessuali contrari alla morale indiana. I gruppi che cercano di tutelare le ragioni dei gay stanno ora portando una nuova importante argomentazione a supporto della loro tesi: la lotta all'Aids. In India infatti ci sarebbero almeno 40-50 milioni di omosessuali a rischio Aids.
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