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domenica 29 giugno 2008

A Milano scatta il coprifuoco anti-droga in una degradata Gay Street.

L'ha stabilito il Consiglio di Stato e il Comune ha tutta l'intenzione di far rispettare l'ordinanza.
(Il Corriere della Sera) Scatta il coprifuoco nella gay street milanese. Via Sammartini deve spegnere le insegne alle 10 di sera invece che alle 2 di notte. Giù le serrande di After Line e Next Groove, locali di ritrovo storici della comunità omo. L'ha stabilito il Consiglio di Stato e il Comune ha tutta l'intenzione di far rispettare l'ordinanza. Nei «gravi motivi di ordine pubblico» sono elencati schiamazzi, risse, oscenità, uso e spaccio di droga. Le segnalazioni erano partite dal comitato di quartiere, la polizia ha fatto sopralluoghi, denunce e arresti. Ora, la stretta: «La linea non cambia — dice il vicesindaco Riccardo De Corato —. Nessun accanimento o volontà di spegnimento della Milano by night, ma tutela dei residenti da situazioni che minacciano la sicurezza e non rispettano le regole della buona convivenza».

Sei mesi fa, fine dicembre. Palazzo Marino decide il repulisti di via Sammartini, zona grigia alle spalle della Stazione centrale, arteria sporca, popolata da prostitute, balordi e senzatetto. L'ordinanza: chiusura anticipata. L'obiettivo: «Contrastare la criminalità» all'esterno dei bar e «l'abuso di alcol» dentro. L'Arcigay insorge («Questa si chiama discriminazione»), i titolari dei locali raccolgono migliaia di firme, ricorrono al Tar e ottengono la sospensiva: «La gay street non si tocca».

Di lì, è scontro aperto. Sulle carte bollate e le voci dal dizionario. Il report della polizia segnala «luoghi di ritrovo di soggetti dalla chiara tendenza omosessuale», in via Sammartini, posti «dediti al consumo di stupefacenti». Aurelio Mancuso, presidente nazionale dell'Arcigay, ritiene «politicamente inaccettabile la linea della questura» che accosta «l'omosessualità al consumo di droga». Felix Cossolo, fondatore della gay street, ammette «la mancanza di coordinamento tra i gestori» ma non fa sconti al sindaco Letizia Moratti, «indifferente al nostro grido di allarme per il degrado».

La gay street milanese nasce nel 1993. Franco Grillini mette la targa su via Sammartini mentre i neofascisti coprono i muri di scritte omofobe qualche metro più in là. E comunque: aprono negozi, l'Oasi Rosa e l'After Line, si organizzano mostre e feste, passano artisti e filosofi, da Platinette a Gianni Vattimo. Negli anni, però, via Sammartini perde il glamour e diventa la discarica della Stazione, dormitorio per i clandestini, ufficio per i pusher, ricovero per trans e prostitute. Il comitato di quartiere si ribella: «Una situazione inaccettabile. Basta degrado e illegalità».

Ora: il Consiglio di Stato ha accolto l'istanza d'appello di Palazzo Marino e legittimato l'ordinanza, sì al coprifuoco per motivi di ordine pubblico. «Sono due sentenze che fanno giurisprudenza e che il Comune potrà richiamare contro quei locali che non osservano il rispetto della quiete pubblica e a notte fonda producono rumore e schiamazzi in eccesso», osserva De Corato. Tolleranza zero, dunque. «Schiamazzi, liti, risse e uso di sostanze stupefacenti sono stati alla base del provvedimento — conclude il vicesindaco — I suoi benefici sono subito stati apprezzati dalla Questura».

L'altra sera, ancora in via Sammartini. Gli agenti in borghese del servizio radiomobile dei vigili urbani arrestano un marocchino di 22 anni che spaccia cocaina e lo portano in commissariato. Nel suo fascicolo risultano precedenti penali per reati contro il patrimonio, furti e rapine. E lo status: clandestino

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