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domenica 29 giugno 2008

Bolognapride. Alle ali del corteo gente stupita, disgustata, dubbiosa e divertita.

Stupite, disgustate, dubbiose, divertite... Sono così le facce degli spettatori del Bologna Gay Pride di ieri.
(Carlotta Fabbri - Il Resto del Carlino) Incuriosite, stupite, disgustate, dubbiose, divertite... Sono così le facce degli spettatori del Bologna Gay Pride di ieri. I bambini attratti dal luccichio delle paillettes, dallo svolazzare delle piume di struzzo, dai palloncini, dalle risate e dalle bandiere che svettano sul corteo. E i genitori un po’ indignati, dopo aver visto quei ragazzi mezzi nudi far festa ostentando un amore ‘diverso’ , che li prendono per mano e girano nella stradina adiacente. Ai Giardini Margherita i manifestanti aumentano: c’è la musica a tutto volume, ci sono i carri e i gadgets. Le ‘drag queens’ si esibiscono con i loro ballerini, mandano i baci al pubblico e si mettono in posa per qualche curioso che immortala «quelle persone così strane». Un anziano sorride e replica: «sono simpatici e non danno fastidio, ma io non li capisco. Le donne sono così belle...». Commento sostenuto anche dal gruppetto sulla settantina a Porta Castiglione. Emerge così, davanti a tanti omosessuali, che Bologna è una città apparentemente tollerante. Ma ci sono tanti che la pensano come Pietro Buscaroli, sostenitore ‘eterosolidale’ del corteo che dice: «Sostengo l’amore in ogni sua forma, ma sinceramente non sono a favore dei genitori omosessuali. Credo che tolgano la libertà al bambino di scegliere. L’uomo per natura nasce dall’unione tra i due sessi opposti e ha il diritto di crescere in un ambiente biologicamente corretto». Parla mentre accanto a lui sfila una famiglia moderna: composta da due mamme e una bimba. E I COMMERCIANTI? Alcuni come Fabio Marcello Piras del ‘Caffé Masini 1952’ di via Caprarie sostiene che «le manifestazioni portano sempre tanta gente e vanno sostenute se sono fatte nel rispetto della città». Altri, come il pakistano di via Castiglione, si barricano all’interno del proprio negozio, forse per paura, lasciando fatturare all’esercizio dei connazionali, 200 metri più avanti. Ed è proprio al guadagno che pensa Beppe Lauri del Bar Silvani sull’omonimo viale: «Bisognerebbe che ce ne fosse una alla settimana. Se c’è qualcosa che fa indignare sono le parole del cardinale Caffarra». Appare quindi aperta e favorevole la città al movimento gay, ma in via dei Mille, i negozi e molti bar hanno comunque deciso di abbassare le saracinesche.

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1 commento:

onebloke ha detto...

Che senso ha pubblicare gli articoli dell'omofobo e clericale Resto del Carlino e non quelli della ben più tollerante Repubblica??