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“I protagonisti di cui vuol parlare il Meeting sono tutte quelle persone che prendono sul serio il problema della verità di se stessi, della propria soddisfazione e del proprio compimento, a prescindere dalla riuscita o dal successo in senso mondano. Come disse Giussani, ‘protagonismo è avere il proprio volto che è in tutta la storia e l’eternità unico e irripetibile’”, sottolinea a Panorama.it Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà. “Per questo teniamo particolarmente al ciclo di incontri intitolato ‘Si può vivere così’ dove interverranno quelli che per noi sono protagonisti del nostro tempo, avendo innanzitutto ricercato la verità, e per questo avendo anche prodotto risultati socialmente interessanti, anche in situazioni proibitive: Marguerite Barankitse, premio internazionale Onu per i rifugiati, Rose Busingye, impegnata con le donne malate di Aids in Uganda, Salih Osman, premio Sacharov 2007 per il suo impegno tra e per i rifugiati del Darfur”.
Nutrita la rappresentanza di ministri: ne interverranno otto. Non ci sarà, invece, il presidente del Consiglio. Presenti, fra gli altri, anche il presidente della Commissione europea, Manuel Barroso, il commissario ai Trasporti, Antonio Tajani, e il “ministro degli Esteri” del Vaticano, l’arcivescovo Dominique Mamberti. Il 25 agosto, il ministro degli Esteri italiano Frattini ed il segretario della Lega Araba Moussa si confronteranno sulle prospettive di pace nel mondo insieme con il cardinale Tauran, presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso. Il 26 agosto sarà la giornata del ministro della Giustizia Angelino Alfano ma anche dell’Arcivescovo di Mosca, Paolo Pezzi. Il 27 agosto ci saranno i ministri Giulio Tremonti e Altero Matteoli, oltre al sempre presente Giulio Andreotti.
Di educazione e scuola si parlerà, il 28 agosto, con il ministro Maristella Gelmini, ma sarà anche la giornata dedicata al confronto dell’Intergruppo parlamentare per la Sussidiarietà, cui prenderanno parte tra gli altri il capogruppo al Senato del Pdl, Maurizio Gasparri, Enrico Letta del Pd ed il vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi. La kermesse riminese si concluderà il 30 agosto da un confronto tra i ministri degli Esteri di Andorra e San Marino sul ruolo dei piccoli Stati e dal presidente della Commissione Ue, Barroso, che parlerà di Darfur con il premio “Sacharov 2007″ Salih Osman (consulta il programma completo degli incontri).
“Il tema del protagonismo è stato scelto in continuità con i titoli dei due anni precedenti (verità e ragione), vale a dire, l’uomo che usa la ragione come finestra spalancata nella ricerca della verità ha come esito quello del suo protagonismo. Per sottolineare un altro esito del protagonismo, questa edizione, come le precedenti, non viene meno alla missione per cui è nato il Meeting: essere un contributo all’amicizia tra i popoli”, aggiunge Vittadini. “Il Meeting è un’occasione unica per mostrare come il principio di sussidiarietà, che sostiene l’iniziativa ‘dal basso’ come la sola in grado di rispondere adeguatamente ai bisogni personali e sociali, può risolvere tanti dei problemi che affliggono l’Italia e il mondo intero in questo momento, a partire dalla crisi sociale ed economica. Gli impegni futuri della Fondazione proseguiranno su questa strada con le sue attività di ricerca, formazione e divulgazione di quei contenuti che, certamente, saranno proposti alla discussione anche dell’Intergruppo parlamentare per la sussidiarietà”.
Vittadini chiede infine un impegno preciso ai tanti ospti della manifestazione, “ricercare la verità è la forza della pace e lo sviluppo che non può che nascere da un amore all’uomo. Dopo la caduta del muro di Berlino ci si era illusi che magicamente venisse la pace o che bastasse la predominanza di una grande potenza per assicurare un ordine mondiale”, conclude a Panorama.it. “Tutto questo ormai è fallito. Occorre ricominciare umilmente dall’evidenza che la pace duratura nasce solo quando l’uomo accetta di vivere obbedendo al desiderio di verità, giustizia e bellezza che è nel suo cuore, come continua a ripetere anche questo Papa”.
(Panorama) Televisore acceso, Ipod nelle orecchie, computer collegato, palmare in funzione. “Claudio, quindici anni, sta facendo una ricerca per la scuola su internet. Arriva un messaggio sul telefonino a cui risponde immediatamente. Di lì a qualche minuto invierà a YouTube un video buffo girato in classe, visiterà alcuni blog e si connetterà a una chat dove parlerà con altri ragazzi di musica rap. Prima di andare a dormire, invierà alcune foto scattate con il telefonino su MySpace”.
Claudio è solo uno dei “ragazzi che crescono troppo in fretta” raccontati nell’ultimo libro dalla psicologa Anna Oliviero Ferraris. La sindrome Lolita, aldilà del riferimento letterale, è infatti un fenomeno trasversale. Coinvolge maschi e femmine, centri e periferie senza distinzioni di sorta. Così, storie simili a quella di Claudio, ne esistono a migliaia: piccole femme fatale e giovani latin lover in erba; tredicenni impaurite e ventenni pieni di complessi, e via proseguendo in un piccolo vortice che si trsforma spesso in psicodramma. Con simili premesse, inevitabile che i primi ad entrare in cortocircuito sono proprio i genitori.
La soluzione – suggerisce la Ferraris – nasce dal chiarimento di un equivoco: non è vero infatti che “la libertà delle persone coincide con il fruire di una meteora inesauribile di emozioni”. Il punto è che se è vero che “un’intelligenza senza emozione ci rende simili ad automi”, è altrettanto assodato che “un’emozione senza intelligenza ci lascia troppo esposti ai maghi della suggestione”. Più che i bambini e gli adolescenti, il vero problema riguarda dunque innanzitutto gli adulti, vittime, in queste come in altre circostanze, di una “generazione di transizione”. A loro, la possibilità di sciogliere l’arcano, che con il libro della Ferraris sembrerebbe più a portata di mano.
Arriviamo così al paradossale. Secondo la bibbia del lusso, la rivista americana Forbes, Silvio Berlusconi è l’uomo più ricco d’Italia e il 51esimo nel mondo con un patrimonio pari a 11,8 miliardi di dollari. Ma con circa 110 milioni di euro di saldo negativo, il suo partito, Forza Italia, è il più indebitato d’Italia (se si escludono i 180 milioni dei Ds, partito ormai virtuale, perché confluito nel Pd). Al punto che il Cavaliere, per evitare il default, ha garantito al tesoriere Rocco Crimi fideiussioni personali per 75 milioni di euro. Inoltre, Forza Italia è priva di un quotidiano di partito, mentre la brambilliana Tv delle libertà ha chiuso i battenti da poco più di un mese. Né il partito possiede immobili: tutte le sedi dei 4 mila circoli sono in affitto. Nessuna esclusa.
Gianfranco Fini, invece, ha dichiarato per il 2007 un reddito di 147.814 euro, inferiore, per dire, a quello del leader comunista Fausto Bertinotti (233.195 euro). Eppure la sua creatura, Alleanza nazionale, non ha debiti. Anzi, ha chiuso il bilancio in pareggio e vanta proprietà immobiliari invidiabili: circa il 30 per cento delle 14 mila sezioni, più case e palazzi, talvolta di lusso, sparsi in tutta Italia. Stando al racconto del senatore Franco Pontone, segretario amministrativo di An, “le sedi sono nostre perché fino agli anni Novanta nessuno affittava locali al Movimento sociale ed eravamo costretti ad acquistare per poterci diffondere in modo capillare in tutta Italia”. Il risultato? An ha costituito una immobiliare che proprio a causa della fusione con Forza Italia sta catalogando le proprietà del partito. Sul mercato immobiliare, quello vero, non segnato a bilancio secondo i parametri del catasto, i beni di An valgono almeno mezzo miliardo di euro. Un tesoretto niente male.
Poi c’è il Secolo d’Italia, il quotidiano di partito. Il deputato bolognese Enzo Raisi ne ha rimesso a posto i conti su mandato di Fini. A Panorama dice: “Con la fusione, il giornale ha la grande occasione di diventare il quotidiano di opinione del centrodestra, sulla falsariga dello stile di Foglio e Riformista”. Non solo: “Vogliamo affiancare al giornale una casa editrice per produrre libri e dvd di area”. Ma il Secolo rimarrà in mano ad Alleanza nazionale? “In queste settimane stiamo ragionando su una struttura societaria capace di allargare l’area degli azionisti. Sia chiaro però: a nuovi azionisti devono corrispondere soldi freschi”. Soldi azzurri, s’intende.
Dunque, è vero che sulla carta il Pdl sembra cosa fatta e finita, con numeri da paura: un potenziale elettorale superiore al 40 per cento, un capitale umano di 400 mila iscritti, una forza parlamentare di 273 deputati e 147 senatori. Ma non tutto è risolto. Nella riunione del 9 settembre si metteranno nero su bianco le decisioni prese il 18 agosto, anzitutto il rapporto percentuale tra Forza Italia (70) e An (30) nella dirigenza del nuovo partito. Ma restano aperte questioni vitali come quella del reggente o del comitato di reggenti e del tesseramento. Secondo Fi basta il reggente, secondo Alleanza nazionale ci vuole il comitato. E ancora: se non c’è il tesseramento, non ci sarà mai congresso vero. An, Fini e tutti gli altri sarebbero così condannati alla subalternità, vita natural durante. Magari rimettendoci pure gli immobili.
Una ipotesi che fa sobbalzare la vedova di Giorgio Almirante, padre fondatore della destra italiana. Donna Assunta, dall’alto del suo piglio di proprietaria terriera, così commenta il prossimo matrimonio, del quale non vorrebbe essere “né sensale né madrina”. Dice: “Forza Italia arriva a mani nude, le uniche proprietà sono personali di Berlusconi. An invece porta tante belle proprietà ereditate dal Msi. Proprio bella questa: per una volta faremo noi la figura dei ricchi dinanzi al Cavaliere”.
E invece no, An si sta cautelando. O Berlusconi mette mano al portafogli secondo il criterio del 70-30 (70 euro Fi, 30 An) oppure, in vista della fusione dei bilanci, prevista per atto notarile nel 2011, Fini punta sulla strada già intrapresa dai Ds al momento di confluire nel Pd. Riparare, cioè, il patrimonio del partito in una fondazione. Manca soltanto un dettaglio non secondario: quale fondazione?
Fini già presiede Farefuturo. I più audaci tra i suoi collaboratori vorrebbero piazzare qui i beni postmissini; altri, più romantici, in una fondazione ex novo di vago sapore almirantiano. Si vedrà.
Certo è che la manovra economica ha sottinteso un valore politico. Quando Italo Bocchino, Ignazio La Russa e compagnia chiedono, fin da ora, che il successore di Berlusconi sia Fini, recitano un discorso di chiarezza ai vari aspiranti leader: o comandiamo noi o dopo Berlusconi rifacciamo Alleanza nazionale. I soldi ci sono, insieme a giornali e casa editrice. Libro e tesoretto, partito perfetto.