
C’è poco da scherzarci su, caro Pizzi. Veda cos’è successo per il delitto di molestia sessuale. La norma, partita bene, ora prende in considerazione anche lo sguardo. Se malandrino, in galera. E lasciare un fiore sulla scrivania della collega? Galera. Pertanto il corteggiamento standard - occhio di triglia e rose rosse - va coltivato solo con l’assistenza dell’avvocato, del notaio e di uno specialista in analisi fisiognomica pronto a intervenire se un sorriso o un’occhiata dovessero disattendere la normativa, che impone debbano essere insulso l’uno e vitrea l’altra. Per quel che riguarda il reato di islamofobia, bisogna star accorti a non scivolare nell’iper reato di istigazione allo scontro di civiltà. Mi spiego: se lei dovesse dire: «Non mi piace il kebab», se la cava con una ramanzina e la promessa di applicarsi a fondo per farselo piacere, il kebab. Se invece dovesse dire: «L’hamburger di McDonald’s è mille volte più buono del kebab», finirebbe dritto davanti al giudice per dichiarata, esecrabile islamofobia atta a rinfocolare lo scontro fra due civiltà, due culture del gusto. Con l’omofobia tocca essere ancora più cauti e mai e poi mai sfiorare il tema della discriminazione. Guai, ad esempio, uscirsene con un: «Onestamente, non mi pare proprio che gli omosessuali siano così discriminati». Gli omosessuali SONO discriminati alla grande, punto e basta. Vietatissimo, inoltre, esprimere giudizi sul loro modo di porsi. Supponiamo che lei voglia dir la sua, come del resto ha fatto quella bella guagliona della ministra Mara Carfagna, sul «Gay Pride». E affermi, come ha affermato la ministra, che la sfilata risponde - e d’altronde salta agli occhi - più a logiche esibizioniste che ad altro. Be’, in tal caso si beccherebbe, come si beccò la ministra, dell’omofobo patentato. Perché contrariamente a quanto può apparire, il «Gay Pride» sarebbe una sobria, contenuta testimonianza (culturale, va da sé) della belluina discriminazione che colpisce gli omosessuali. Punto e basta.
Il sessismo è un’altra faccenda ad alto rischio. E questo perché il reato trascende il sesso e pesca nel «gender». Laddove il sesso è un «corredo genetico» mentre il genere è una «costruzione culturale». Distinguo che complica assai le cose e lo abbiamo visto nel corso della precedente legislatura, allorché i rappresentanti del popolo si videro costretti ad «aprire un tavolo» per stabilire se il transgender onorevole Wladimir Luxuria dovesse accedere ai bagni degli uomini o a quelli delle donne. Dal franco e aperto dibattito risultò che colpevoli erano innanzi tutto le istituzioni - Camera e Senato - le quali, con criterio oscurantista, riservavano aree (i gabinetti) in base al «corredo cromosomico», palesando in tal modo una profonda natura sessista. Accusa che tuttavia passò in second’ordine petto a quella di ultrasessismo odioso e fascistoide lanciata all’onorevole Elisabetta Gardini - eterna gloria a lei - che avendo sorpreso Luxuria a incipriarsi e altro a fare nel bagno delle donne, imperiosamente la cacciò. Gesto sessista che più sessista non si può e che ebbe un seguito trionfale: alle rimostranze di lui/lei quella fuoriclasse della Gardini se ne uscì infatti con lo storico, con il memorabile e ormai mitico: «Se vuoi entrar qui, prima te lo tagli!».
Mara = Bella
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