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Tra le varie forme di discriminazione citate dagli intervistati le più diffuse sono quelle legate all'origine etnica con ben il 90%, a seguire le discriminazioni legate all'handicap (77%), all'orientamento sessuale (61%), al genere (59%), all'età(55%), allo stato di salute(52%) e per ultime quelle discriminazioni legate al luogo di residenza(47%).
Un quadro tutt'altro che consolante della nazione d'oltralpe. L'inchiesta è stata realizzata a settembre basandosi su tre distinti campioni: 1.017 persone maggiorenni, 602 agenti territoriali e 153 rappresentanti eletti.
Il sondaggio esce proprio nei giorni in cui si tiene a Parigi il Primo Forum europeo per la prevenzione delle discriminazioni. Alla Biblioteca nazionale François Mitterrand saranno presenti la Halde, alta autorità per la lotta alle discriminazioni e per l'eguaglianza e l'agenzia nazionale per la coesione sociale e per le pari opportunità che hanno dato anche il loro patrocinio.
Il Centro Nazionale della Funzione Pubblica Territoriale presenterà durante il Forum esperienze significative di prevenzione alle discriminazioni e promozione dell'uguaglianza messe in atto da alcuni collettivi territoriali sia francesi che europei.
L'incontro ha l'obiettivo di dimostrare come le discriminazioni siano un problema sociale da quale si può e si deve uscire.
( Annachiara Sacchi - Il Corriere della Sera) Separarsi, che fatica. E quanti anni (e denari)spesi in tribunale a trovare accordi, soluzioni, compromessi. Perfino il sostituto procuratore di Milano, Francesco Greco, punta il dito contro la lentezza della giustizia civile. Lo fa davanti ai giovani industriali riuniti a Capri, citando il collega Piercamillo Davigo: «È più facile uccidere la moglie che venire a capo di un divorzio difficile ». Chiamato in causa, il giudice Davigo precisa: «Io parlavo di procedure: i tempi per una separazione spesso superano quelli di una pena infliggibile per omicidio». E il conto si fa in un attimo: trent’anni per assassinio volontario con le attenuanti generiche e il rito abbreviato rischiano di diventare anche cinque. Molti meno di una causa di separazione.
Divorzio all’italiana, questione di nervi. Di chi, nella (ex) coppia è più forte o più tenace. Di chi è più ricco e ha un avvocato migliore. O, semplicemente, è più paziente. Perché i tempi sono lunghi, anzi lunghissimi. In media 582 giorni per mettersi d’accordo su alimenti, ma si arriva fino a 10-15 anni per risolvere una lite. Abbastanza per cambiare vita, lavoro, moglie (un’altra), per vedere diventare maggiorenni i figli per cui tanto si è litigato. Ma con la legge che ti riporta sempre indietro. Al momento della crisi. Secondo le statistiche delle associazioni «separati e divorziati », nell’ultimo anno si sono contati circa 70 mila separazioni e 50 mila divorzi.
Ne sa qualcosa Anna Maria Bernardini De Pace, avvocato matrimonialista (tra i suoi assistiti Eros Ramazzotti ai tempi della crisi con Michelle Hunziker): «Finalmente viene alla luce il problema della conflittualità tra le coppie di oggi». Che litigano allo stesso modo «per 200 euro o per 2 milioni», che scambiano le aule dei palazzi di giustizia per un ring. «Come nella politica, come nella tv», sottolinea la Bernardini De Pace. In tribunale come in un reality. L’avvocato Laura Hoesch (che invece difese Michelle) aggiunge: «La giustizia non riesce più a gestire il problema ». Pochi giudici di famiglia, è questo il dramma. E una marea di consulenti tecnici («alcuni incompetenti») che, inevitabilmente, gonfiano i tempi processuali. Sentenze a rilento. Anna Galizia Danovi, presidente del Centro per la riforma del diritto di famiglia, sbotta: «Noi avvocati dobbiamo evitare di fomentare coniugi uno contro l’altro. Troppe volte mi sono sentita dire: "Voglio la testa di mia moglie", ma mi rifiuto di ragionare in questo modo. Greco ha ragione: la giustizia non riesce a dare risposte adeguate ».
Altro paradosso: spesso le cause si prolungano oltre le sentenze di divorzio (con il marito/moglie che paga gli alimenti all’ex coniuge per decenni). E allora il conflitto si ricrea all’infinito. «Colpa della magistratura — dice Marino Maglietta, presidente dell’associazione Crescere Insieme — che insiste sul modello monogenitoriale. Ma la nuova legge sull’affidamento condiviso parla chiaro». I figli alla madre, le spese al padre. Una volta, forse. Ora non sempre è così. «Negli ultimi 6 anni — continua l’avvocato Bernardini De Pace — i più deboli sono gli uomini. Le donne sono meglio preparate ad affrontare i cambiamenti ». Dimentichiamo allora, il conflitto Giorgio Falck- Rosanna Schiaffino, il duello Mario Chiesa-Laura Sala che diede via a Tangentopoli, la vicenda Silvana Mangano-Dino De Laurentiis. Oggi le donne sanno difendersi. E vincere le battaglie legali. «Anche se la materia — conclude l’avvocato Hoesch — è complessa e in continua evoluzione»."Tutti quelli con i quali ne ho parlato durante i vari meeting si sono dichiarati favorevoli a quasta soluzione. Anche se i più conservatori vorrebbero non parlare di matrimonio. Preferirebbero un altro termine, considerano il matrimonio come unione tra un uomo e una donna".
Thompson, considerato progressista sui diritti delle persone omosessuali ha comunque aggiunto che si impegnerà soprattutto per assicurarsi che i giudici non abbiano più la possibilità di decidere sulle unioni gay.